Le Troiane, Salò e l’inarrivabile Pasolini
Lug 13th, 2016 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura
Una cornice fantastica, il parco archeologico del Pausylipon, un soggetto come quello delle “Troiane” di Euripide, la regia di Valery Fokin e Nikolay Roshchin due autori che avrebbero dovuto essere garanzia di qualità, purtroppo però tutti questi succosi ingredienti non hanno sortito l’effetto di generare un prodotto vincente infatti la riproposizione di un classico come quello messo in scena dai due autori russi, ha generato nello spettatore spaesamento e confusione.
Le premesse sembravano buone, scenografia dai contorni bui e ambigui, gli spettatori che per raggiungere le gradinate passano tra sacchi di cadaveri e soldati armati, una messa in scena ben architettata, uno spettacolo nello spettacolo che strizza l’occhio alla modernità “V per vendetta”?
Ben presto però la carenza di contenuti prende il sopravvento e lo spettatore si rende conto della vacuità di certi concetti provati a proporre dagli autori.
Uno spettacolo di velleità visionarie e intellettualoidi, con rimandi concettuali al film capolavoro di Pasolini, e che scade neanche troppo lentamente nel ridicolo: le Troiane prede e prigioniere di sadici, grotteschi achei dal sapore e dalle uniformi fasciste.
Lo spettacolo non racchiude in sè alcuna idea di regia, si coglie evidente il mancato lavoro sugli attori e nella recitazione si pensa malamente che basti urlare per fare il teatro greco ma ha dimostrato di non sapere e non comprendere Euripide. Di non poterlo affrontare con rispetto.
Torna ancora alla mente Pasolini e il suo lavoro sul teatro greco e la Medea, ma soprattutto quel grandissimo artista e regista che era Michael Cacoyannis che trasse da “Le troiane” un film con un cast memorabile (Katharine Hepburn, Vanessa Redgrave, Irene Papas). Una pellicola, insieme agli altri suoi lavori Elettra e Ifigenia, che sono fedeli al teatro antico ma allo stesso tempo sono opere del trauma storico e della contemporaneità, della Grecia contemporanea prima, durante e post dittatura dei colonnelli.
Riprendere il teatro greco e farlo proprio, dargli una identità senza togliergli quella universale ed originaria è cosa veramente ardua. Diviene ancor di più difficile impresa se si cerca di imitare i predecessori e scopiazzare idee.
Qualcuno diceva che originalità non vuol dire necessariamente inventare qualcosa di nuovo ma saperlo raccontare in maniera nuova ed appunto originale.
Questa rappresentazione delle “Troiane” ha bisogno di essere rivista e corretta, il tempo c’è, in cartellone al Mercadante tra marzo e aprile 2017, ci auguriamo di assistere ad uno spettacolo quanto mai degno del suo rimando storico.
Salvatore Aulicino Mazzei