E dopo la rissa… il nulla
Giu 26th, 2016 | Di cc | Categoria: Politicadi Edoardo Barra
Finita l’ubriacatura di cifre, dati e commenti, quel che rimane dopo le ultime elezioni amministrative è un profondo senso di vuoto. Si, un vuoto d’interesse e voglia di confrontarsi difficile da colmare. La gente è stanca, disillusa, persino avvilita e sono proprio i dati elettorali che lo dimostrano in maniera impietosa. Tre gli elementi da sottolineare, l’inverosimile percentuale di astenuti che rende ogni vittoria numericamente del tutto marginale rispetto al complesso degli aventi diritto; la mancanza di credibilità nelle proposte politiche; il tramonto della forza propulsiva di Renzi.
Solo per rendere tutto più chiaro, considerando anche che è il capoluogo che ci interessa direttamente, basta citare come esempio Napoli. Nella città meno esposta alla luce dei riflettori rispetto Roma, Milano e Torino, si è consumato il definitivo scempio della partecipazione diretta. A fronte delle percentuali televisive che danno De Magistris eletto con oltre il 60% dei consensi dei votanti, verifichiamo con i numeri crudi la forza che realmente rappresenta il neo eletto nel capoluogo campano.
E i numeri sono impietosi. Infatti il sindaco napoletano, ha ricevuto nel ballottaggio 185.907 preferenze rispetto ad un elettorato di 788.291 aventi diritto. In pratica meno del 24%. Di fatto possiamo dire che Luigi De Magistris non è l’espressione del 76% dei napoletani. Una considerazione che regala più di una perplessità per chi dice che Napoli ha scelto il suo Sindaco. Vero è che se guardiamo dal lato dell’altro contendente il risultato è ancora più impietoso considerando come Lettieri ha racimolato poco meno del 12% tra gli aventi diritto.
Questa è Napoli, ma a livello Nazionale la situazione non migliora con quasi il 50% di elettori che hanno deciso di astenersi. Dunque un “non voto” che sta assumendo proporzioni assolute e che solo la volontà di dare un volto alla ribellione (leggi M5S) non ha reso una completa sciagura.
Il resto è determinabile in una sola parola: delusione. Delusione per il vuoto delle proposte politiche dei vari schieramenti “storici”, delusione per un Centro Destra che, persa la guida ferma di Berlusconi, è sempre più dilaniato dall’incapacità di una sintesi tra le varie anime, delusione per quanti si sono resi conto che il renzismo e le sue creature altro non sono che fumose prospettive senza concretezza, spesso pericolose e dannose.
Il periodo dell’innamoramento per Renzi è terminato. Come in ogni matrimonio dopo i sorrisi, gli ammiccamenti, le promesse, ci si inizia a misurare con le bollette e i figli da mantenere. Se non vi sono risposte adeguate, se uno dei coniugi non vede nell’altro la soluzione alle sue incertezze, allora non vi è unione che regga.
Poi c’è il movimento di Grillo che mai come questa volta è riuscito a trovare quel mix tra il volto giusto e l’aggressività senza esagerazione. Virginia Raggi e Chiara Appendino, sindaci senza coalizioni dunque con le mani più libere rispetto alle solite dinamiche, sono la punta di un iceberg ben più vasto. Il M5S sta crescendo e ora ha la possibilità di dimostrare la propria effettiva valenza politica. Non è di sinistra, non è di destra, ma è portatore di un malcontento ormai evidente nel Paese e che per fortuna ha trovato questa valvola di sfogo.
E’ il fallimento del progetto renziano che prevedeva l’assoluto dominio sul destino della nazione, forte di un appoggio popolare che gli ha consentito di andare spesso oltre i limiti della democrazia. Quell’appoggio è saltato. Lo ha capito bene la sinistra del PD che ora cerca una sorta di rivincita, lo ha capito meno il Ministro Boschi che ha snobbato alla prima occasione il neo Sindaco di Roma. Quindi occorrerà vedere come si organizzeranno le varie forze politiche a partire da un Centro Destra che ha urgente necessità di sintesi, un Pd ormai senza identità e un M5S che ha l’occasione per dimostrare le proprie qualità.