Lo chiamavano Jeeg Robot ovvero : Accattone della modernità

Mar 2nd, 2016 | Di cc | Categoria: Cronaca Regionale

Era dai i tempi di “L’ultimo bacio” di Gabriele Muccino che il cinema italiano non provava a cambiare genere. Gli amanti della “settima arte” sono stati abituati bene dal “bel paese”, il neorealismo su tutti è divenuto ben presto parte integrante della storia del cinema e generi una volta denigrati come commedia all’italiana, poliziotteschi e horror-thriller hanno segnato i tempi.

Da circa una settimana è nelle sale cinematografiche italiane un “piccolo gioiellino” nostrano, un film che non è uguale a nessun altro, un film che racconta una umanità disadattata e lo fa  attraverso l’escamotage dei super poteri che il protagonista interpretato magistralmente da Claudio Santamaria, acquisisce fortuitamente cadendo nel Tevere immerso in rifiuti tossici. Il contrasto tra l’immaginario dei fumetti e la bassezza del dialetto e dell’atteggiamento romanesco nei confronti di tutto ciò che è strano e diverso, grazie ad una magistrale sceneggiatura, permette di inventare una storia plausibile nella sua assurdità. 

Seppur lontanamente la pellicola richiama alla memoria, almeno nella narrazione sociale dei protagonisti, il capolavoro di Pier Paolo Pasolini, “Accattone”, anche se il neorealismo fantastico dei super eroi all’italiana, risulta di difficile accettazione. Santamaria interpreta un eroe non eroe che ottiene dei super poteri ma non sa cosa farsene. Potrebbe salvare il mondo o combattere il crimine in perfetto stile supereroe del fumetto americano invece è più un “vinto” dalla vita, un reietto della società. Franco Citti diretto da Pasolini, interpretò un sottoproletario della Roma anni sessanta dedito all’accattonaggio sempre in procinto di redimersi ma mai pronto a farlo. Il parallelismo è servito.

 La periferia romana descritta più grigia che mai fa da sfondo ad una storia che tende a stupire e lo fa non utilizzando effetti speciali ma solamente attraverso la bravura dei protagonisti Luca Marinelli, questo il nome del protagonista,  ben lontano dall’essere un bravo ragazzo con i sensi di responsabilità alla Peter Parker nel celebre fumetto dell’Uomo Ragno, rappresenta il connubio perfetto tra un criminale ed un eroe che di super non ha proprio nulla e anzi, quando gli arrivano i super poteri, non sa come gestirli.

Nella narrazione c’è spazio anche per l’amore e per i “cattivi”, una storia di puro intrattenimento ed azione, un film alla moda ed inusuale, una operazione coraggiosa nata al momento giusto.

Salvatore Aulicino Mazzei

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