“Scaricabarile” un grande gioco tutto italiano
Feb 6th, 2016 | Di cc | Categoria: Politica
di Elia Fiorillo
Da passatempo gioioso per bambini lo “scaricabarile” si è trasformato in un grande gioco per volponi della politica, e non solo. La bravura – si fa per dire – è quella di “passare il cerino” al momento giusto, senza mai bruciarsi. Di esempi in questi giorni ce ne sono diversi. A cominciare dal pudico (sic) inscatolamento di celeberrime bellezze artistiche, ree di non avere ricoperte con intima biancheria le loro nudità. A seguire, determinati ed esemplari licenziamenti in tronco di colpevoli di aver spostato l’orologio in avanti per fare “audience”. Ed, ancora, di Governatori-sceriffi, dal pugno di ferro e dal controllo totale di tutto e di tutti, che nulla sanno di strani marchingegni giudiziari a loro favore. Si potrebbe continuare, ma fermiamoci ad analizzare i significativi esempi di scarico delle responsabilità su sottoposti, in una catena di sant’Antonio senza fine. O meglio, con il finale che va a colpire spesso il più debole.
Hassan Rouhani, presidente dell’Iran in visita in Italia, pur essendo uno che lo stomaco per certe cose l’ha di ferro, per altre no. E, allora, come non fargli piacere coprendo nudità marmoree scolpite da grandi artisti? Ma a chi è venuta la brillante idea? Mistero per il momento. Il presidente del Consiglio è incavolato, lo stesso il ministro Franceschini che precisa che lui e Renzi non c’entrano niente. Si aspettano le relazioni sulla questione da Ilva Sapora, capo del Cerimoniale di Palazzo Chigi, e dal soprintendente ai Musei capitolini Claudio Parisi Presicce. Ma già si dà per scontato che la signora Ilva, a “prescindere” come diceva Totò, farà le valige. E’ lei che pagherà per tutti. Ma è possibile che nessuno degli addetti ai lavori avesse visto e indignato gridato allo scandalo? Ernesto Carbone, fido furiere renziano, dichiara a “Un giorno da pecora”: “Ci sono 20 miliardi di investimenti da parte dell’Iran e noi parliamo di un cartone davanti a una statua?…Per venti miliardi avrei fatto anche di più.” Se è così, perché punire Ilva Sapora o altri? A detta di Umberto Croppi, ex assessore alla Cultura di Roma, “…un precedente può aver influenzato il cerimoniale: uno sceicco arrivò a Palazzo Vecchio a ottobre, in visita a Renzi, e venne fatto coprire il nudo di una statua di Jeff Koons.”
Fu provvidenziale quella bestemmia in diretta televisiva la notte di Capodanno che ha fatto scoprire certi altarini relativi all’Auditel. Un orologio messo un po’ di secondi in avanti che cattura milioni di telespettatori e fa fare Bingo di ascolti alla prima rete Rai. Ma il capostruttura che fece l’operazione è stato licenziato in tronco da Antonio Campo Dall’Orto, direttore generale, che afferma: “Ottenere qualche punto di share in più a scapito del rapporto fiduciario con i cittadini, anche solo con uno di essi, non è ammissibile. La Rai è la casa di tutti ed è costruita proprio sul valore fondamentale di questo rapporto fiduciario con i cittadini, rapporto da custodire e difendere ogni giorno”. Belle parole, ma sembra un po’ strano che in una macchina così complessa come la Rai nessuno oltre a Antonio Azzalini, l’autore del trucco delle lancette, ignorasse ogni cosa, non si fosse accorto di niente. Cosa preoccupante perché invece d’anticipare il Capodanno il capo struttura avrebbe potuto leggere in diretta il proclama di uno pseudo colpo di stato o messo in onda oscenità e via proseguendo.
C’è poi la storia surreale dell’ex assistente tuttofare del Governatore della Campania Vincenzo De Luca. “Mi dimetto, troppo lavoro” aveva dichiarato alla stampa Carmelo Mastursi, per tutti Nello, vice segretario del Pd campano. Il capo della segreteria di De Luca, in verità, lasciava l’incarico per un’altra motivazione: era indagato per i presunti favori da farsi al marito del giudice del Tribunale civile di Napoli, Anna Scognamiglio, che con una sentenza aveva lasciato al vertice della Regione il presidente De Luca, incappato nelle maglie della legge Severino. Ci sono sms che proverebbero, secondo l’accusa, l’operazione.
E’ possibile, ovviamente, che le iniziative prese dai “sottoposti” non fossero a conoscenza dei capi. Ma c’è da scommettere che se quelle “pensate” fossero state portatrici di consenso e laude, i meriti sarebbero toccati tutti ai numeri uno: nessun gioco di “scaricabarile” sarebbe iniziato.