Napoli, Milano e Roma parte la corsa alle amministrative
Nov 24th, 2015 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
L’ultima novità in fatto di candidature viene da Napoli. L’ex sindaco e governatore della Campania, Antonio Bassolino, ha sciolto le riserve: si (ri)candida. Solo uno sprovveduto lo avrebbe messo in dubbio dopo il lungo percorso mediatico fatto di <<se>>, <<forse>>, e <<vedremo>> di Totonno ‘o cacaglio detto anche o’ Re, ovvero di Bassolino.
di Elia Fiorillo
Le elezioni amministrative di primavera si avvicinano e le grandi manovre per trovare i candidati vincenti s’intensificano. Il motto pronunciato da tutti i partiti è: <<Vincere, vincere>>. Sul <<vinceremo>> finale, di mussoliniana memoria, anche i più destrossi e sicuri di sé non si pronunciano. Troppo complicato, troppe incognite, anche sui feudi dai colori partitici di lunga storia.
L’ultima novità in fatto di candidature viene da Napoli. L’ex sindaco e governatore della Campania, Antonio Bassolino, ha sciolto le riserve: si (ri)candida. Solo uno sprovveduto lo avrebbe messo in dubbio dopo il lungo percorso mediatico fatto di <<se>>, <<forse>>, e <<vedremo>> di Totonno ‘o cacaglio detto anche o’ Re, ovvero di Bassolino. Aveva minacciato che se il suo partito non avesse indetto le primarie lui avrebbe presentato una lista civica. La storia si ripete. Anche il discusso presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, aveva recitato lo stesso copione. Obtorto collo il rottamatore Renzi per l’ex sindaco di Salerno, incappato nelle maglie della legge Severino, aveva chiuso tutti e due gli occhi trasformandosi in un <<carrozziere-restauratore>> sostenendo la candidatura dell’ex sceriffo salernitano. Un errore che il segretario del Pd non si perdona e che non ha nessuna intenzione di ripetere. Il suo problema, prima del colpo d’ingegno dell’esclusione dalle primarie degli ex sindaci, era chi contrappore all’ex ministro del lavoro, la cariatide Antonio. Cosa non semplice, perché facce nuove in grado di competere con la vecchia guardia non se ne vedono e, soprattutto, si è fatto poco per incentivare il rinnovamento, che non può limitarsi semplicisticamente alla problematica generazionale. Le primarie hanno avuto anche la funzione di foglia di fico per nascondere candidati vincenti non graditi all’immagine di cambiamento del partito. E la giustificazione data dal gruppo dirigente a tali vittorie si può racchiudere nella vecchia battuta rivista: <<E’ la democrazia, bellezza!>>. Ma quello che è troppo, è troppo. Difronte a ridiscese in campo come quella di Bassolino - e forse del marziano Marino - il gruppo dirigente del Pd, al di là di primarie foglia di fico, si è inventata la clausola di salvaguardia: chi è stato ex sindaco non potrà candidarsi. Che farà o’ Re, a parte l’arrabbiatura, difronte a questa norma ad personam delle primarie democrat?
A Milano per sostituire Giuliano Pisapia, primo sindaco di centro-sinistra dopo 18 anni, viene fuori il nome di Alessandro Sallustri, direttore responsabile de Il Giornale. Matteo Salvini dà l’O.K. della Lega per il compagno del falco forzista Daniela Santanché. I mal di pancia in Forza Italia cominciano subito però. C’è chi attribuisce alla coppia Santanché-Sallustri una parte cospicua di responsabilità nella vittoria di Pisapia nel 2011 per la campagna velenosa fatta a <<favore-contro>> Letizia Moratti. Anche Alfano storce il naso sull’estremista di centro Sallustri che a parer di molti farebbe scappare via i tanti moderati che avevano appoggiato l’ex sindaco Moratti. Un bel problema per Berlusconi che proprio nella sua Milano vuole a tutti i costi vincere. L’ultima parola il Berlusca la riserva ai sondaggi. Va bene il compagno - della Santanché – Sallustri, ma solo se i sondaggi lo danno vincente. Sull’altro fronte, quello dei pidiessini, tutto pare risolto, primarie o non, con la candidatura di Giuseppe Sala ex commissario dell’Expo.
Altra città delicata è la capitale <<non morale>> d’Italia. Dopo l’uscita di scena del democrat-ufo Ignazio Marino, anche con il decreto renziano d’incandidabilità alle primarie, la caccia al successore si fa serrata. Il Pd punterebbe sul prefetto Franco Gabrielli o sul ministro degli Esteri Gentiloni. Ma quello che potrebbe avere più chances è Francesco Paolo Tronca, prefetto di Milano nel delicato periodo dell’Expo e proprio per questo nominato Commissario prefettizio di Roma per la gestione del Giubileo. Se nei mesi della sua gestione commissariale tutto andasse per il meglio, anche mediaticamente, non è escluso che Renzi punterebbe su di lui.
C’è poi l’incognita grillina. Rete o non rete i veri guastafeste potrebbero essere loro. I voti ci sarebbero. Servirebbero i volti giusti per vincere le amministrative. Il suggerimento Berlusconi l’ha dato a Grillo e Casaleggio: con personaggi come Di Battista e Di Maio lui i sindaci di Roma e Napoli se li porterebbe a casa. Meditate, Grillo e Casaleggio,…meditate.