E ora?
Nov 16th, 2015 | Di cc | Categoria: Politica
di Edoardo Barra
Ancora di fronte al mostro che attacca senza pietà, che ferisce a morte sicurezze e illusioni, che colpisce a tradimento. Le strade di Parigi sono quelle di Roma, Londra, New York e di tutte le città del mondo così come è uguale il terrore delle madri mentre i figli si allontanano in una serata che può essere una delle tante o una come quella che ha lacerato cuori e speranze tra note musicali, esplosioni e colpi di fucile. Non c’è più differenza tra pace e guerra, non ci può più essere dopo che le chiacchiere e le analisi politiche sono state spazzate via dal vento gelido dell’orrore.
Non serve nemmeno condannare gli errori di un occidente troppo perso dietro alla propria illusione di perfezione, no, non serve. Ora bisogna decidere sul serio, se accettare un domani dove la certezza è data solo dal passato o affrontare ciò che ci fa più paura, il confronto duro con un mondo di cui comprendiamo poco e di cui comunque abbiamo timore. Si, perché servirà a poco una reazione violenta senza un ben più ampio progetto corredato da un’unità d’azione. Cose queste ultime che devono comprendere, per forza di cose, quel mondo arabo che si dice distante da questi cannibali travestiti da islamici. L’escalation del terrore è chiara, si è partiti da luoghi simbolo per poi arrivare a colpire gli spazi dove la gente si muove, sogna, si diverte, insomma vive. A questo punto non si può attendere oltre. Si mettano da parte gli interessi politici, da qualunque latitudine provengano. In un quadro del genere contano poco o nulla.
La terza guerra mondiale è in atto. E’ un dato di fatto. Le politiche del “facciamo fare agli altri che noi ci mettiamo di lato” non hanno più senso. E’ il momento di scendere a patti anche con la coscienza se necessario, e nel progetto complessivo non può mancare l’opzione militare. Infatti, pur cercando di comprendere le ragioni di chi ritiene di dover agire con cautela, occorre ripetere al mondo e a noi stessi che siamo al cospetto di un conflitto terribile, ben più complesso di quello a cui fino ad oggi era tragicamente abituato il genere umano. Non vi sono tempi ne fronti di guerra, c’è un unico drammatico palcoscenico dove nessuno può dirsi sicuro. Lo stesso universo islamico ha l’obbligo di prendere una posizione chiara e concreta. Il tergiversare adesso diventa complicità, chi lo fa deve essere trattato alla stregua di un fiancheggiatore. Costi quel che costi questo è un messaggio che deve arrivare senza tentennamenti. Il petrolio, gli interessi di parte, le logiche politiche lasciano il tempo che trovano nei confronti di una situazione come quella che viviamo. L’occidente e gli altri paesi devono mettere in conto anche la possibilità di perdere una parte del proprio benessere se questo è necessario per sconfiggere il mostro.
Le scene di terrore che abbiamo ancora negli occhi, le fredde esecuzioni mostrate al mondo per incutere paura, l’assurda angoscia che adesso può colpire il vedere facce diverse in un luogo pubblico, non possono fermare la vita di ogni giorno. Proprio per questo occorre che non si perda più tempo e ci si muova tutti nella stessa direzione. In un contesto del genere il male peggiore sono le divisioni, le letture diverse di uno stesso spartito. No, occorre essere concreti, uniti e fermi nel decidere una linea nei confronti di un nemico dalle mille possibilità. Una linea che deve essere rigida e senza tentennamenti. L’Europa non può esimersi dall’esaminare con la giusta ottica ogni fenomeno che può condurre all’insicurezza delle nostre strade, questo non deve più essere scambiato con una mancanza di comprensione o di solidarietà.
Anche da noi occorre che il buonismo lasci il posto ad una pragmatica e decisa azione che non vuol dire ghettizzazione o limitazione delle libertà, ma certamente deve significare un maggiore e determinato controllo laddove si possono annidare i germi dell’infezione e, parallelamente, la difesa delle nostre tradizioni e della nostra storia. L’Italia e l’Europa non possono certo rinchiudersi in un anacronistico isolamento, devono rimanere aperte a ogni cultura e religione, anche perché si è ormai obbligati dai fatti a farlo, ma chi ne calca la terra, che ne respira l’aria, chi guarda negli occhi i nostri figli, non può e non deve esimersi dal rispettarne cultura e credo.