Il Principe… di chi?

Set 14th, 2015 | Di cc | Categoria: Politica

 

 

 

 

di Edoardo Barra

 

Ma dove vive il Matteo nazionale, ex rottamatore, ex sindaco, ex giovin Capitano? Il dubbio appare fondato se solo si parla con la gente, con le persone normali che giudicano gli uomini dai risultati e l’economia dal proprio portafoglio. Eppure, mentre l’Italia appare nel suo malessere sempre più omogenea di quanto si possa credere, continuiamo a sentire cori di entusiasmo per i risultati raggiunti e per le prospettive create. Cori spesso appena percepibili, sottili, discreti e per questo ancor più subdoli, che non giungono dalla strada, ma da altri pulpiti che sembrano più indirizzare che raccontare.

 

 

            Il condottiero mai eletto, nelle sue continue performance corredate da annuncite acuta mostra un orizzonte del tutto diverso da quello in cui il Pese reale è costretto a vivere, aiutato da gran parte dei mass media che danno spazio, accento e risalto alle sue dichiarazioni anche a costo d’ignorare la realtà. Un’acquiescenza al potere che mette i brividi per arrendevolezza e piaggeria.

            Di certo il gruppo di cui l’espressione evidente è il Matteo nazionale ha un disegno ben delineato ed è quello di resuscitare una sorta di Balena Bianca di democratica-cristiana reminiscenza, ma completamente diversa nella propria costituzione e nel contesto.

            Oggi infatti il panorama è inquietante: a destra c’è la frantumazione, a sinistra il nulla o quasi.

            Tra l’altro sarebbe una Balena modificata geneticamente: se quella originale cercava in tutti i modi un’aggregazione popolare contrastata da una sinistra altrettanto popolare, oggi siamo al culto dell’io, al festival delle chiacchiere, alla sagra dell’apparire, al potere per il potere, peggio, molto peggio, della Prima Repubblica di andreottiano sigillo e intelligenza.

            E il tutto appare deciso lontano dai palazzi della politica, delineato nel chiuso di stanze ben protette tra le quali quelle della sua poco appariscente ma sostanziale Fondazione.

            Il  leader, l’uomo che avrebbe dovuto “rottamare” il vecchio modo di far politica si è invece dimostrato un tanto abile affabulatore al punto che gli è stato consentito tutto ciò che a Berlusconi non gli sarebbe mai stato permesso e avrebbe avuto come reazione, minimo, un paio di sommosse popolari, una serie di scioperi e una salva d’accuse di totalitarismo dagli stessi media che oggi plaudono il prode Matteo.

            L’ultima operazione in campo è il tentativo di limitare i danni che possono derivare da quelle situazioni che - di fatto - fanno traballare la sua adorata poltrona tipo la riforma del Senato, la legge elettorale, e, se non si trovano i soldi necessari, l’aumento delle accise.

            E allora eccolo precipitarsi a Cernobbio, tra capitani di azienda e della finanza, esordire mettendosi al petto la medaglia dell’abolizione dell’art.18, pronto a gettarsi tra le braccia di chi solo un anno fa aveva snobbato (chi ricorda la sua frase “preferisco andare  dove si produce”?).

            Eccolo ostentare sicurezza, su una riforma del Senato discutibile, che - allo stato - di fatto crea un ulteriore potere di nomina togliendo la possibilità alla gente di votare i propri rappresentanti. Ed è un’offesa all’intelligenza la tesi che ciò non si può fare perché altrimenti il Senato potrebbe accampare pretese circa la propria funzione.

            L’abilità è scaricare sugli altri le proprie incapacità di trarre conclusioni condivise su aspetti fondamentali della vita democratica.

            Ma nonostante ciò il prode Matteo si mostra, si manifesta, si esalta in ogni occasione. Lui e la sua coorte godono nel vantarsi di successi fantasma di cui ancora nessuno avverte i riflessi, circostanze, tra l’altro, dovute più a situazioni strutturali che a iniziative intraprese, tralasciando i flop e gli impegni mai mantenuti. Si pensi alle pensioni, alla disoccupazione, ai problemi internazionali primo tra tutti quello dei migranti (senza dimenticare i Marò), alla ripresa,quella vera che tocca il quotidiano mentre altre promesse si affollano sulle sue labbra senza però spiegare dove trarre i fondi necessari a sostenerle.

            L’importante è comunque apparire e gestire un potere che risponde a chissà quali logiche.

            Per questi motivi quello che serve veramente al Paese in questo momento è un aereo presidenziale, comodo, costoso, veloce e con i servizi adeguati ad un vero Premier dallo scettro d’oro e dal popolo che ogni giorno perde un pezzo di speranza.

Edoardo Barra

 

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