Inquinamento da plastica. Ecco quello che ci aspetta.

Set 9th, 2015 | Di cc | Categoria: Ambiente

In questo istante il 90% delle specie di uccelli marini di tutto il mondo sta subendo gli effetti dell’avvelenamento da plastica in seguito ad ingestione, e il numero è destinato a crescere. Secondo le recenti stime di un gruppo di scienziati, entro il 2050 il fenomeno interesserà il 99% delle specie e il 95% degli individui di ciascuna specie, vale a dire la quasi totalità degli uccelli marini.

 

 

Lo studio, pubblicato sulla rivista PNAS, si è basato sulla revisione di lavori pubblicati tra il 1962 e il 2012 ed ha coinvolto 186 specie. Analizzando i dati, gli studiosi hanno appurato che il numero di uccelli che ingerisce plastica aumenta in modo proporzionale all’aumento della produzione del materiale. Brutta notizia, perché si prevede che tra il 2015 e il 2026 produrremo tanta plastica quanta ne è stata prodotta nel corso di tutta la storia, riferiscono i ricercatori.

 

Dice il dott. Chris Wilcox, prima firma dell’articolo: “Per la prima volta abbiamo una predizione globale su quanto vasto sia l’impatto della plastica sulle specie marine.” Infatti, anche se gli scienziati hanno focalizzato la loro attenzione sugli uccelli marini, essi non sono i soli a pagare le conseguenze dell’inquinamento da plastica. Si calcola che ben 600 specie marine siano oggigiorno direttamente a contatto con essa.

 

Al di là dei pure innumerevoli casi di animali rimasti feriti o uccisi da rifiuti plastici in cui sono rimasti intrappolati, il rischio maggiore riguarda l’ingerimento. In questa circostanza i danni vanno dal soffocamento al blocco intestinale, dal danneggiamento degli organi al rilascio di tossine nell’organismo, con ripercussioni negative sulla salute e sulle capacità riproduttive.

 

Inoltre, una volta rilasciate nel tratto digerente, le tossine della plastica vengono assorbite dai tessuti e trasmesse a tutti gli organismi successivi della catena alimentare, uomo compreso (altri esseri umani, forse, ma non te? guarda questo video). Per di più l’inevitabile deterioramento della plastica provoca la frammentazione del materiale in particelle sempre più piccole, fino a dimensioni tali da essere ingerite anche dagli invertebrati marini e perfino dal plancton.

 

“Stiamo pompando un’enorme quantità di plastica nell’ambiente ed essa sta essenzialmente entrando in ogni specie dell’ecosistema marino,”  dice il dott. Wilcox, che in un precedente articolo stimava che solo nel 2010 sono finite in mare tra i 5 e i 13 milioni di tonnellate di plastica.

 

E non finisce qui. L’alterazione dei tassi di riproduzione e di mortalità conseguenti all’avvelenamento da plastica mette seriamente a rischio i delicati equilibri di tutto l’ecosistema. Nel caso degli uccelli marini, ad esempio, un altro studio ha rivelato che la popolazione si è più che dimezzata negli ultimi sessant’anni e, poiché essi svolgono ruoli essenziali e molteplici, fungendo spesso sia da prede che da predatori e mangiatori di carogne, le conseguenze di tale drastica riduzione di numero sono imprevedibili e incalcolabili.

 

 

Una buona notizia c’è. Se è vero che il numero di uccelli, e in generale di animali, che viene a contatto con la plastica è aumentato con l’aumentare del rifiuto plastico riversato in acqua, è vero anche che esso diminuirebbe al diminuire della quantità di rifiuto.

 

“Anche misure semplici -dice la dott.ssa Britta Denise Hardesty, coautrice dello studio- possono fare la differenza. Gli sforzi fatti in Nord Europa per ridurre lo sversamento di plastica nell’ambiente hanno portato a una significativa riduzione dell’ingerimento di plastica da parte degli uccelli marini in meno di dieci anni. Ciò suggerisce che miglioramenti nella gestione base dei rifiuti possono ridurre la quantità di plastica nell’ambiente in tempi davvero brevi.”

 

Sara Catalanotti

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