” La Nave dolce”
Ago 13th, 2015 | Di cc | Categoria: Politica
“Respingere i migranti è guerra, significa uccidere. Tensioni e conflitti si risolvono con il dialogo ma prima con il rispetto delle identità”. Queste le parole di papa Francesco incontrando i ragazzi del Movimento eucaristico giovanile.
Secondo l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni, dal primo gennaio 2015 sono oltre 2.400 i migranti annegati o dispersi nel Mar Mediterraneo e ne sono sbarcati nel nostro Paese circa 77.781.
Dati drammatici arrivano anche dalla Grecia dove nel mese di luglio si è registrato il record di arrivi di migranti: 49.550 registrati perché nonostante i flussi verso l’Italia, da alcuni mesi la rotta greca è la più battuta. Infatti, c’è emergenza nel Dodecaneso per scontri tra polizia e profughi sull’isola di Kos dove da settimane si avverte un clima di tensione: i migranti trascorrono i giorni ammassati davanti al municipio in attesa di un visto per l’Europa continentale. Sole torrido, grida di bambini, donne che si sentono male con i piccoli figli tra le braccia, diversità di lingua ed ecco che scatta la rissa con i poliziotti. Continui sbarchi di siriani e afgani in fuga dalla miseria e dalla guerra per approdare in una terra che essa stessa lotta per la sopravvivenza e dove sono aperte le cicatrici della crisi economica.
Ancora tragedie nel Canale di Sicilia dove il film dell’orrore è vivo negli occhi dei sopravvissuti al naufragio, alle violenze subite dagli scafisti. Violenze diverse a seconda dell’etnie e delle somme pagate per il viaggio. Africani chiusi nella stiva, famiglie siriane sistemate nel ponte più alto dopo aver pagato il sovrapprezzo per i giubbotti. Chi si lamentava o provava ad alzarsi veniva colpito senza pietà con bastoni e coltelli, lame puntate alla gola. Questi i loro racconti….
Torna alla mente la “Nave dolce”, film del regista Daniele Vicari che ne ritrova la memoria nei servizi televisivi di più di vent’anni fa. Era 8 agosto del 1991 quando la nave Vlora attracca nel porto di Bari e porta diecimila tonnellate di zucchero cubano nella stiva e ventimila esseri umani sul ponte. Uomini, donne e bambini presero d’assalto la vecchia nave il giorno prima. Di quel primo sbarco massiccio di extracomunitari nel nostro immaginario è rimasta solo la fotografia famosa scattata da Luca Turi, poi il resto si è perso nel tempo e nell’indifferenza, oltre che nell’odio per i migranti e nel consenso che ci è stato costruito sopra. E poi la decisione folle presa dal governo: rinchiudere dentro uno stadio gli albanesi, compresi i bambini e le donne incinte, lasciarli abbandonati al caldo e al sudiciume per giorni, in attesa di organizzare il loro “respingimento”. È dolce, la Vlora di Vicari. Lo è per le diecimila tonnellate di zucchero, ma anche per i sorrisi di ventimila esseri umani, per le loro mani alzate con l’indice e il medio a significare vittoria, per la fiducia con cui insistono a guardarci, nonostante tutto. Ma si tratta di una dolcezza che si capovolge, d’una dolcezza sarcastica e dolorosa. Tanto sarcastica e dolorosa quanto un sogno destinato a diventare un incubo.
Anna Beneduce