Ilva: oggi la decisioni del gup su rinvii a giudizio e condanne
Lug 20th, 2015 | Di cc | Categoria: AmbienteTARANTO - Il procedimento “Ambiente Svenduto”, l’udienza preliminare per disastro ambientale dell’Ilva e una serie di reati connessi al siderurgico giunge oggi al capolinea. Il gup Wilma Gilli e’ chiamata a pronunciarsi sulle 47 richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla Procura, 44 delle quali riguardano persone fisiche e 3 societa’, e sulle cinque richieste di condanna per coloro che, col rito abbreviato, hanno scelto di patteggiare. Tre anni fa - era il 26 luglio - i carabinieri, in esecuzione dell’ordinanza del gip Patrizia Todisco, effettuavano i primi arresti e sequestravano senza facolta’ d’uso gli impianti dell’area a caldo dell’Ilva con l’accusa di disastro ambientale, impianti che pero’, grazie anche alle varie leggi intervenute, non sono mai stati fermati.
E oggi, con un primo verdetto, il gup Wilma Gilli chiarira’ la sorte di quanti, a piu’ riprese, furono coinvolti in quell’inchiesta deflagrata a luglio 2012. A fine ottobre 2013 la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti: 50 persone fisiche e 3 societa’. Da 53 si e’ poi scesi a 52 perche’, ad aprile 2014, Emilio Riva, patron dell’Ilva, e’ morto ed e’ quindi ovviamente uscito dal procedimento. In seguito 5 dei 52 imputati, tra cui l’ex assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro (ultima giunta Vendola), hanno chiesto di patteggiare e quindi alla fine sono rimasti in 47 che devono sapere se li attende o meno il processo in Corte d’Assise. Il rinvio a giudizio e’ stato chiesto per i proprietari Ilva i fratelli Nicola e Fabio Riva, figli di Emilio, accusati - insieme all’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, e ad altri - di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale. Rinvio a giudizio chiesto anche per l’ex presidente Ilva, Bruno Ferrante, l’ex consulente dei rapporti istituzionali dell’Ilva, Girolamo Archina’, l’ex direttore del siderurgico, Adolfo Buffo, diversi dirigenti aziendali - quelli arrestati ai domiciliari tre anni fa -, ma anche per l’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, il direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, il consigliere regionale della Puglia, Donato Pentassuglia, l’ex consigliere regionale pugliese Nicola Fratoianni, oggi deputato di Sel. Molto diversi i capi di imputazione: Vendola risponde di concussione aggravata, in concorso con Fabio Riva e altri, perche’, secondo l’accusa, su istanza dell’Ilva, avrebbe fatto pressioni su Arpa Puglia perche’ fosse meno intransigente nei controlli ambientali nella stessa Ilva; Assennato e’ accusato di favoreggiamento verso Vendola; Stefano di omissione di atti d’ufficio perche’, sempre secondo la Procura, non avrebbe dato seguito, pur essendo autorita’ sanitaria del Comune di Taranto, alle denunce ambientali contro l’Ilva avanzate alla stessa Procura; Florido, infine, di concussione per una questione di discariche del siderurgico (pressioni sui dirigenti della Provincia perche’ dessero le autorizzazioni all’azienda).
Diversi gli arresti compiuti nelle varie fasi dell’inchiesta “Ambiente Svenduto”, l’ultimo dei quali ha riguardato Fabio Riva, ex vice presidente Riva Fire, che ai primi di giugno si e’ consegnato all’autorita’ giudiziaria ed ora e’ in carcere a Taranto dopo oltre due anni e mezzo trascorsi a Londra (il suo arresto fu chiesto a novembre 2012). Rinvio a giudizio chiesto anche, in base alla legge sulla responsabilita’ delle imprese, per le societa’ Riva Fire (capogruppo) e Riva Forni Elettrici e Ilva (controllate). Quest’ultima, nelle precedenti udienze, ha chiesto di patteggiare su decisione dei commissari straordinari nominati dal Governo, ma la proposta di patteggiamento non e’ stata ritenuta congrua dalla Procura e quindi il gup non si e’ potuto pronunciare. Il patteggiamento, comunque, potra’ eventualmente essere riproposto dall’Ilva in una fase successiva.
L’udienza preliminare, da quando sono state formulate le richieste della Procura, e’ durata un anno. Due le interruzioni importanti. La prima l’anno scorso, ad udienza appena avviata, quando si e’ dovuto attendere che la Corte di Cassazione si pronunciasse se il processo dovesse svolgersi a Taranto oppure in altra citta’ cosi’ come sollecitato dagli avvocati dei Riva e di alcuni imputati perche’, secondo loro, nel capoluogo jonico non ci sarebbero state le condizioni per un dibattimento “sereno” ed “equilibrato”. Ad ottobre scorso, poi, la Cassazione ha sancito che il procedimento doveva tenersi a Taranto. L’altra sospensione, infine, di circa un mese, c’e’ stata a giugno scorso, quando si e’ dovuto attendere che il ministero dello Sviluppo economico desse l’ok alla proposta di patteggiamento dell’Ilva essendo l’azienda, da gennaio, in amministrazione straordinaria e quindi soggetta alla vigilanza del Mise. Ora, pero’, l’udienza preliminare e’ giunta alla fine e in giornata il gup Gilli emettera’ il suo verdetto. Per l’Ilva si chiude quindi un capitolo giudiziario e nella fase successiva sono state ammesse circa 800 parti civili tra familiari dei lavoratori morti, sindacati, associazioni ambientaliste, Comune e Provincia di Taranto, Regione Puglia, e ministeri della Salute e dell’Ambiente. Considerevoli, infine, le richieste di risarcimento danni presentate.