Expo, il Coisp sempre più infuriato: “Ad ogni commento dopo le devastazioni di Milano cresce la rabbia. In Italia non esiste più una seria politica della sicurezza. Cittadini e colleghi esposti e abbandonati a rischi gravissimi”

Mag 4th, 2015 | Di cc | Categoria: Sindacato

“Già è stata dura sopportare le devastazioni di Milano e tutto ciò che è conseguito ai danni dei colleghi.

Abbiamo visto un Poliziotto avvolto dalle fiamme e uno barbaramente attaccato alle spalle e picchiato a calci

e bastonate che non ci hanno rimesso la vita per pura fortuna oltre che per il pronto intervento dei rinforzi, e

anche tutti gli altri, costretti a subire in silenzio le aggressioni alla loro incolumità e lo scempio ai danni della

città. Ma il peggio doveva ancora venire… Il peggio sono tutte gli orrendi, vigliacchi, ipocriti e squallidi

commenti del giorno dopo. Quelli che ti garantiscono l’ulcera per la rabbia che scatenano. Quelli che

testimoniano quanto schizofrenico sia un pubblico che oggi ti lapida perché sei un torturatore che ferma una

protesta violenta e domani ti crocifigge perché sei un pusillanime che non gli ha salvato la macchina dalle

fiamme. E il senso di nausea ha la meglio… In questo Paese una seria politica della sicurezza non esiste più,

ed è bene che tutti familiarizzino con questo concetto perché, restando così le cose, andrà sempre peggio”.

Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, torna sulle

violenze che hanno caratterizzato l’avvio dell’Expo a Milano.

“Quel che è successo venerdì – insiste Maccari – non è affatto una cosa di cui meravigliarsi o su cui fare

inutili e fasulle analisi postume. Lo abbiamo detto subito e lo ripetiamo, a Milano si è trattato di un disastro

annunciato, perché in Italia una seria politica della sicurezza e dell’ordine pubblico si sta sciogliendo come

neve al sole e ne abbiamo prova ogni giorno nelle strade, negli stadi, nelle piazze. Dall’incrudelirsi della

criminalità comune e organizzata, all’affannosa gestione dei problemi legati all’immigrazione e alla minaccia

terroristica, ai gravissimi esiti delle manifestazioni che compromettono l’ordine pubblico, tutto indica come

il sistema si stia, nei fatti, indebolendo, di pari passo con la sottrazione di risorse e sostegno alle Forze

di Polizia, soprattutto a causa della scellerata impostazione per così dire politico-culturale di tutto questo”.

“Le Forze dell’Ordine sono di fatto la struttura che regge l’equilibrio pacifico del Paese e la stessa

democrazia - insiste Maccari -, ed indebolire questa struttura significa rendere sempre più precario

quell’equilibrio e la libertà di tutti. Continuare a non investire o addirittura a tagliare ciò che spetterebbe

di norma e di diritto a Forze dell’Ordine che oltre tutto ‘invecchiano’ ogni giorno di più a causa del mancato

ricambio di energie; insistere a limitare quando non impedire il normale svolgimento delle nostre attività

soprattutto in tema di ordine pubblico, a causa dell’oramai imperante paura di esercitare quando necessita

la propria autorevolezza per non fomentare l’immagine fasulla della Polizia violenta e torturatrice così tanto

di moda; l’ipocrisia di una politica chiacchierona che si spertica negli elogi e nella solidarietà del giorno

dopo senza garantirci un minimo di appoggio e di credibilità sulla carta e nei fatti; l’inadeguatezza

di un sistema Giustizia che non di rado non da conseguenzialità concreta al nostro operato; un sistema

normativo che continua a fare passi indietro di fronte alle manifestazioni di violenza o insofferenza alle

regole; e ovviamente l’atteggiamento opportunistico e pusillanime dei nostri Vertici che non sanno

più assumersi le, a volte ingrate, responsabilità che pure dovrebbero gravare sulle loro poltrone, non fanno

che metter sempre più a repentaglio la sicurezza di tutti. Innanzi tutto di noi Operatori delle Forze

dell’Ordine, abbandonati alla cieca irresponsabilità persino dei più sciocchi e annoiati bambocci con il volto

coperto il portafogli pieno ed il tablet in tasca, senza che si trovi il coraggio di impedirgli di giocare

alla guerriglia con le cose degli altri, con la sicurezza degli altri, con la nostra vita”.

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