Innumerevoli rarità negli showroom griffati DSV Carpets
Apr 11th, 2015 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura
Un oushak a medaglioni dell’Anatolia Occidentale, un oudenaarde fiammingo del ‘500 con pavoni e cervi, trenta metri quadri di ordito in seta e lana appartenuto ad una nobile famiglia madrilena, sono solo alcune delle innumerevoli rarità che Salvatore Di Sarno mostra nei suoi showroom griffati DSV Carpets, come quello di Cortina, al 23 di via Largo delle Poste, quello di Vercelli, al 37 di Piazza Cavour, o in giro per il mondo, nei Saloni, nelle Mostre internazionali e in quelle permanenti (www.dsvcarpets.com). Ma la storia di DSV Carpets è una storia tutta napoletana che ha inizio nel 1958 quando questa trama dai colori vivaci, dalle geometrie spesso ingombranti, dalla fattura pregevole, diventa un importante e imprescindibile pezzo d’arredo, oltre ad un investimento e ad una pagina di storia da vivere quotidianamente che Di Sarno padre propone con orgoglio a competenti e appassionati clienti. È il boom. «Un tappeto è soprattutto calore, affranca anche il mobile più malandato, dà subito una dimensione di convivialità, crea vissuto. E più ce ne sono, più la casa si arricchisce». Lo sa bene, Salvatore Di Sarno, che ha iniziato a muovere i primi passi nell’attività di famiglia nell’autunno dell’87. Insieme alle cinque sorelle e alla tenacia e alla competenza del padre, ha creato un marchio di prestigio mondiale. «Abbiamo sempre trattato arazzi e tappeti pregiati, da qualche anno abbiamo aggiunto i tappeti di design, per sopperire alle numerose richieste di tanti affezionati clienti che volevano strizzare l’occhio al contemporaneo. La nostra forza è l’impegno che abbiamo sempre messo nel nostro lavoro. E per tener fede a questo impegno, abbiamo deciso di chiudere lo showroom casertano». L’importante vetrina nella prestigiosa sede di Palazzo Prisma, in via Ruggiero, gestita dall’anziana madre, chiude per consentire alla famiglia di concentrare le energie sugli itineranti appuntamenti di settore a cui, da oltre quarant’anni, non manca. «Partecipo sempre agli appuntamenti internazionali, come la mostra di Londra, il Gotha di Parma, la Permanente di Milano. Viaggiare è un’esperienza che mi ha aiutato molto, umanamente e professionalmente, soprattutto mi ha fatto capire, negli anni, come un tappeto, racconti l’uomo e la sua storia. Ammetto, però, che i tappeti più belli li ho visti nei musei di Londra, per quanto riguarda gli arazzi, ad incantarmi sono stati quelli dei Musei del Vaticano». Fascino del viaggiatore e tanta passione rendono questo mercante di tappeti - orgogliosamente napoletano - un esempio di eccellenza da esportazione.
Rosaria Morra