Il Presidente di chi?
Feb 2nd, 2015 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
di Edoardo Barra
L’Italia è un paese fantastico. Fantasticamente in confusione così come dimostra l’elezione di Sergio Mattarella a Capo dello Stato.
Il neo Presidente è, infatti, senza dubbio un personaggio dalla caratura di un certo peso, ma comunque figlio legittimo della tanto denigrata prima Repubblica, quella degli Andreotti e De Mita, degli stessi Amato e D’Alema, tutti Presidenti del Consiglio nel cui governo il neo eletto fu ministro in quanto esponente prima della Democrazia Cristiana (partito in cui è nato e cresciuto) e quindi delle varie trasformazioni in cui si è rigenerato - oggi lo possiamo dire - lo scudocrociato. E poi, strano destino, componente di quella Corte Costituzionale che ha bocciato il Porcellum e quindi reso praticamente “abusivo” il Parlamento: lo stesso che lo ha portato allo scanno più alto della Repubblica!
E sotto l’egida di chi è stato eletto? Ebbene si, proprio del giovin capitano, del Matteo nazionale, di quel ragazotto venuto alla ribalta come rottamatore e impostosi come il “cancellatore” dei volti noti nonchè come definitivo notaio del cambiamento.
Gran bel paese l’Italia in cui, dopo venti e passa anni, occorre prendere atto che il vecchio leone Cirino Pomicino ha una lucida logica quando afferma che l’elezione di Mattarella, di fatto, è il suggello della superiorità della prima Repubblica, con tutti i suoi guasti, rispetto al nulla politico di oggi.
Perché di questo si tratta.
Del nulla politico che ha permesso a Renzi di ergersi a guida indiscussa di un Paese alla deriva, che gli ha consentito, grazie anche al tracollo berlusconiano, alla definitiva dipartita della sinistra e alla mancanza di leader alternativi, di essere l’unico vero giocatore di una partita che ha come posta il futuro dell’Italia.
Una guida fatta di annunci e twitterate, di belle parole e bugiarde certezze, ma anche con un cinico senso del calcolo e con tante ombre che la sorreggono (vedi le Leopolde, la Fondazione Open, i suoi finanziatori). Un uomo dalla esplicita formazione democristiana ma capace di mettere in riga la sinistra minacciaiola (di fuoriuscite dal partito) ma inconsistente, d’approfittare dello sbandamento di un Centro Destra riuscito a dilapidare un patrimonio di consensi di rara memoria e dello zero significativo delle altre formazioni politiche, Movimento 5 Stelle compreso.
A questo punto anche la confusione di cui parlavamo appare un “ordinato disordine” che permette di dire una cosa e farne altre, di parlare del Paese e consolidare il proprio potere.
Ed ecco allora i riflettori puntati sull’abolizione del Senato e delle Province che abolizioni non sono, su una legge elettorale peggiore del Porcellum, su un’elezione del Presidente della Repubblica apparsa come lo show dell’uomo solo al comando. Tutto ciò ignorando che il Paese continua a patire sofferenze, che le aziende continuano a essere in difficoltà, che le tasse massacrano i redditi, che la disoccupazione continua a crescere nonostante i dati Istat segnalano una ripresa a dicembre dimenticando che questo è il periodo delle occupazioni temporanee, spesso sotto pagate.
Adesso il nuovo inquilino del Quirinale dovrà dimostrare di essere all’altezza del compito, cosa non facile se si pensa al predecessore che ha determinato e in qualche modo deciso il futuro politico di vari Governi. Sarebbe auspicabile una figura presidenziale che nelle sue azioni e nel suo rappresentare il Paese riesca a liberarsi dello stesso ordinato disordine che lo ha condotto al nuovo incarico cercando di ricucire lo strappo tra il Paese reale e quello dei palazzi che contano. Un Presidente che possa diventare veramente il Presidente di tutti e non solo di chi oggi è al potere.
Non sarà facile, anche perché Sergio Mattarella non sembra rappresentare, almeno per quello che è il suo passato, un personaggio in grado di catalizzare lo scenario politico al punto di determinarne le scelte.
In ogni caso il Presidente della Repubblica è un incarico che, nel suo ambito naturale, non è parte determinante della costruzione del futuro soprattutto alla luce di una probabile legge elettorale che darà al Premier un potere molto più forte di quello attuale, ma certamente può rappresentare la voce della gente come seppe fare Pertini più di ogni altro.
Poi ci sono le riforme e i rapporti tra le forze politiche in un Parlamento che appare ogni giorno più debilitato. Già, le riforme, ma se le riforme si chiamano Jobs Act e legge elettorale…
Edoardo Barra