Gli architetti del nulla.
Dic 22nd, 2014 | Di cc | Categoria: Politica
di Edoardo Barra
Se ancora qualcuno ha dei dubbi probabilmente è un inguaribile ottimista. Mi riferisco a chi ancora si ostina a riporre cieca fiducia in questo Governo, che attraverso una massiccia capacità comunicativa e utilizzando i moderni mezzi della tecnologia (slide e twitter sopra tutto) ha illuso molti di poter rappresentare la ventata che spazza via la polvere ammassata nel Palazzo.
A distanza di dieci mesi, si è riusciti invece ad accumulare un tale patrimonio di niente o poco più che lascia veramente di sasso. A parte due risultati, di cui dobbiamo rendere onorevolmente atto, gli elementi più evidenti della compagine governativa sono la confusione e la superficialità.
I risultati a cui accennavamo sono stati raggiunti attraverso una costanza da smaliziati volponi: l’annullamento nei fatti della prassi parlamentare (generalmente la si chiamava democrazia) in quanto dialettica politica tra le parti (leggi 33 voti di fiducia) e la cancellazione di tutto ciò che il “povero” Cottarelli aveva tentato di strutturare.
Si è partiti da lontano, attraverso gli editti del faremo e diremo che hanno cercato di convincere il mondo di come tutto ciò che era prima doveva essere considerato frutto dell’inettitudine e della politica precedente.
Lo stesso Primo Ministro è riuscito dove altri avevano fallito: far fuori il Presidente del Consiglio dell’epoca (Letta) e contemporaneamente ricevere un investitura a Premier non dal Parlamento, non dagli elettori, ma da una stanza dove era riunito un gruppo dirigente fatto di uomini e donne con la stessa tessera di partito in tasca. In altre epoche questo avrebbe dato il via a sommosse popolari, ma il mondo va così. Spalleggiato e ancora oggi difeso da Re Giorgio, Renzi ha illuso il Paese di poter imprimere una svolta, politica e generazionale, come se bastasse la carta d’identità a dare la patente di politico intelligente e le chiacchiere a far giustizia.
Ma questo è stato solo l’inizio, il meglio è stato dato con gli 80 euro che nessun risultato hanno avuto sulla politica economica reale, ma tanto bene hanno fatto a certe idee del potere.
Rimane l’irritante ottimismo, il ripetere al Paese che ce la faremo… faccio un passo indietro e ricordo quanto qualcun altro manifestava sentimenti analoghi e fu reso ridicolo agli occhi del continente.
In ogni caso, a conti fatti, i risultati sono sotto gli occhi di tutti:
il semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea, che avrebbe dovuto rappresentare un momento di svolta per la politica europea, si sta concludendo in maniera del tutto anonimo e senza lasciar segni;
l’Europa (leggi Merkel) continua nei suoi rimbrotti e nelle sue politiche d’indirizzo;
la questione dei due Marò ha mostrato tutta la nostra inconsistenza politica nel palcoscenico internazionale;
politiche strutturali abbozzate e rese vane nel pratico (vedi abolizione Province);
la più alta disoccupazione da quanto l’Istat la misura (1977);
un prodotto interno lordo (PIL) ancora con segno negativo (l’Italia condivide con la sola Cipro il rimanere in recessione mentre il resto dell’Europa da segni di ripresa);
la semplificazione burocratica tanto decantata rimasta al palo nonostante rappresenti il terreno più fertile per corruzione e malaffare;
un piano lavoro (scusate se si parla in italiano) che rimane vago e con un ridimensionamento dell’art. 18 che ancora non sappiamo cosa potrà produrre visto che la crisi delle Aziende evidentemente non è legata alla possibilità o meno di licenziare ma a questioni più strutturali e sulle quali continua a pesare un costo del lavoro fatto di balzelli e tasse. Va bene dunque una maggiore flessibilità, va bene anche un panorama di occupazione più dinamico, ma in un quadro economico saldo, dove lo Stato riesca a creare presupposti di sviluppo seri;
pressione fiscale tra le più alte al mondo;
pesanti clausole di salvaguardia a tutela dei conti ipotizzati dal Governo che equivalgono a una spada di Damocle sui poveri contribuenti (in pratica se il Governo ha sbagliato i conti vai con l’aumento dell’Iva, delle accise sulla benzina e regalini simili)!
A questo punto sarebbe facile fare mille esempi di ciò che non va, magari partendo dall’ultima legge di Stabilità, che in queste ora un Parlamento quasi delegittimato sta approvando a forza di voti di fiducia, o individuarne qualcuno che spinge alla rabbia più bieca; invece ne faremo solo uno, semplice e al momento meno drammatico di tanti altri, che però ci aiuta a chiarire quanto sia difficile la programmazione e l’idea di sviluppo nel nostro Paese.
Autostrade Meridionali è una Società che gestisce il tratto che da Napoli porta a Salerno passando per una ventina di Comuni in un territorio di rara bellezza e di potenzialità turistico culturali all’ennesima potenza. Basta pensare ai tesori di Pompei, di Ercolano e alle meraviglie della costiera amalfitana. Ebbene questa autostrada è da oltre due anni in attesa di una gara per l’affidamento della nuova Concessione. Nell’agosto 2012 fu emanato dall’Anas il bando per la gara che avrebbe dovuto concludersi entro dicembre dello stesso anno. Da allora si aspetta. Questo ritardo, oggi di responsabilità del Ministero delle Infrastrutture, impedisce ogni tipo di programmazione futura e se anche potessero essere ipotizzati (e ce lo auguriamo per il futuro) interventi sinergici con il territorio, magari attraverso politiche commerciali atte a favorire il turismo e lo sviluppo locale, tutto ciò non potrà avvenire se prima non viene espletata la gara.
Un esempio purtroppo evidente di come si bruciano risorse, opportunità, tempi e potenzialità sull’altare del complichiamo le cose, del tutto peggio tutto meglio, del mostrare che “si fa” purchè si rimanga fermi, dell’incapacità di creare il futuro.
Edoardo Barra