Fermate Pinocchio.
Ott 4th, 2014 | Di cc | Categoria: Politica
di Edoardo Barra
Che l’Italia abbia necessità di un cambio di rotta deciso per una rinascita del sistema produttivo è fuori discussione. Che, per questo stesso motivo, sia essenziale modificare alcune strutture e ridimensionare disuguaglianze e contraddizioni, è una esigenza. Ma tutto ciò andrebbe fatto con concretezza e soprattutto con estrema lucidità.
Oggi, invece, ci troviamo al cospetto di una compagine governativa che a fronte di sfavillanti annunci conditi da eccellente retorica, sta creando pericolose tensioni allontanandosi sempre più dalla realtà.
Renzi è abile, abilissimo nel vendere anche quello che non ha e, con molte probabilità, sa di non poter avere. Basta ripercorrere questi mesi per capirlo e nonostante tutto il Premier insiste sulla linea del bla bla bla che sta spingendo il Paese verso una crisi sociale dai contorni pericolosamente indefiniti.
Se analizziamo gli annunci succedutisi nel tempo, se guardiamo con occhi disincantati il contesto attuale, se cerchiamo di inquadrare il futuro che di questo passo ci aspetta, allora la situazione non è solo drammatica ma esplosiva.
Andiamo con ordine.
L’avvento del giovin capitano è stato determinato da fattori che con i normali iter democratici hanno poco a che vedere. Premier senza elezioni di un Parlamento con maggioranza diversa da quella che oggi lo sostiene, imposto da una seduta di partito, applaudito più per lo stile promozionale di se stesso che per fatti concreti, decisionista senza decisioni.
Poi?
Poi è la realtà. I cento giorni senza fine, gli 80 euro che non risolvono alcun problema, un Senato, così come le Province, morto ma non troppo se non per regalare ai poltronisti la possibilità di spartirsi “in house” altre poltrone, prospettive rivelatesi prive di sostanza (vedi le proiezioni del PIL 2014 a +0,8 % che – se tutto va bene si tradurrà in un -0,3 %), cambiamenti da slide che tali sono rimasti.
A questi esempi, e ripetiamo solo esempi di un panorama ben più ampio, si aggiungono le ultime scoppiettanti azioni. Modifica dell’art.18 presentata come necessaria per dare un impulso definitivo alla creazione di posti di lavoro ma che in realtà non sposta di un millimetro il problema che affligge l’imprenditoria che è quello legato all’enorme carico fiscale sul lavoro e alla burocrazia che strozza le attività; appoggio alla linea francese circa lo sforamento del tetto del 3% con conseguente critica dell’atteggiamento della Merkel e dell’austerità imposta dalla Germania fermo restando poi la dichiarazione che il nostro Paese rispetterà ogni dettato (o compitino che dir si voglia!).
Insomma una confusione in cui Renzi sguazza tranquillo saltellando di qua e di là mostrando però, in maniera sempre più ostentata, la sua forza e il suo impeto muscolare. Eh si, perché in questo momento il giovin capitano non ha avversari temibili se non quelli che s’inventa per giustificare i flop.
Forte della presa del potere ormai avvenuta, il leader si sente immune da ogni vero attacco. Infatti, celandosi dietro un risultato elettorale frutto di marketing più che di programmi, si trova al cospetto di un dissenso interno intimorito dall’esser tacciato di vecchiume (ma quanto è stato bravo Renzino sotto questo aspetto!), con un opposizione parlamentare per niente omogenea e, ultimo ma non per importanza, con un Parlamento i cui componenti sono terrorizzati dal rischio di perdere lo scanno prima della naturale scadenza.
Ma c’è il Paese.
Il Premier continua ad affermare che gli italiani sono con lui. Non so se ne sia veramente convinto o se è costretto a dirlo per rispettare un copione, certo è che la gente dopo l’iniziale ubriacatura di simpatia e speranza sta misurando il suo vero spessore e la reazione non è delle migliori.
Questo è l’aspetto più preoccupante della questione. Se non si lasciano da parte annunci, tweet e slogan cominciando a risolvere veramente i problemi, a nulla serviranno le belle etichette tipo Jobs Act o le giovani carte d’identità da esibire come arredo in conferenze stampa, la situazione sfuggirà di mano.
E quando questo succede…
Edoardo Barra