“All’origine dei sensi”

Set 26th, 2014 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura

Venerdì 3 ottobre 2014, alle ore 18.30, presso Palazzo Pinto – Arco Catalano di Salerno, avrà luogo la presentazione del nuovo libro di poesie di Piero Mastroberardino,  dal titolo “All’origine dei sensi” (Edizioni Tracce, Pescara). L’evento organizzato dall’associazione Salerno Attiva è patrocinato dal Comune di Salerno.

La raccolta di poesie, che si colloca all’interno della collana “I nuovi ossimori”, diretta da Plinio Perilli, poeta e critico d’arte di rilievo internazionale, sarà accompagnata da una selezione di disegni realizzati dall’autore che saranno in esposizione dal 3 al 12 ottobre 2014. In occasione della presentazione del volume sarà presente con l’autore, la curatrice Jole Pellegrino. Introdurrà l’evento il giornalista de Il Mattino Marcello Napoli.

Quella di Piero Mastroberardino è un tipo di poesia visiva, sensoriale. L’autore ha iniziato prima a disegnare e  dipingere per approdare poi alla poesia, giunta per ultima, dopo una fase densa di dedizione alla narrativa. Nessuna di queste esperienze è conclusa, sono tutte attive, insieme. La poeticità della parola scritta lo ha investito con la sua forza essenziale e lo ha guidato nell’evoluzione delle altre forme espressive, il disegno innanzitutto, dando un deciso impulso verso il prosciugamento di ogni tratto superfluo, suscettibile di condizionare la creatività dell’interprete, l’osservatore. I contorni dei suoi stati d’animo sono rincorsi dalle parole e dai segni, pur se non catturati, l’autore si ferma un attimo prima di toccarli, come per non contaminarli, lasciarli liberi di espressione. La narrazione, racchiusa nei versi e nei tratti, gli uni legati agli altri senza soluzione di continuità, traccia attraverso sensazioni, pulsioni, movimenti, un percorso di sintesi di sofferenze e di piacere. La poesia ha una funzione visiva, mentre il tratto, in contrappunto, si esprime in versi. Questo insieme rappresenta la terra, la sua terra,  raccolta nelle espressioni, forme ed emozioni della sua gente. Una terra che soffre e gode di sé, di profonda bellezza, di inquietudini, del suo modo riservato di vivere il resto, del pudore di accogliere senza suoni o grida, di svelare senza moti di rivolta esteriori, lentamente, il suo amore nascosto, eppure, piano, ad un sol tempo, di prosciugare i sensi, sopprimere il respiro, accomodarsi, con garbo, al centro della scena. Spazio chiuso, difficile e mosso, fatto di vuoti e di pieni, di aspre protuberanze ed insenature, capace di sollevarsi tutto insieme, sorgere al mattino col sole, e accasciarsi lieve alla sera, e dopo essersi nutrito del tepore d’altura sentire i primi brividi che attraversano al crepuscolo, sino a consegnarsi all’abbraccio della notte. Qui la natura, le cose hanno anima, sensorialità, sono materia viva. L’evidenza spesso confuta e nega una visione olistica, che affascina proprio in quanto si spinge oltre le nostre usuali percezioni e scava nell’inconscio:

“E allora l’arte può

lei sola

essere testimone

del ricongiungimento

tra l’uomo e la natura

nello scambio di ruoli

tra le pietre dell’anima

e il soffio della terra.”

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