L’estate sta finendo…

Set 1st, 2014 | Di cc | Categoria: Politica

            Se volessimo cercare i termini per definire la stagione che sta per salutarci, sotto l’aspetto climatico, “altalenante” è sicuramente la parola più adatta. Ma quanti altri ne possono essere trovati per caratterizzare questa stagione?

Proviamo a individuarne alcuni.

Drammatica: è l’unica parola che ci viene in mente pensando alla tragedia relativa agli sbarchi di clandestini e alle sciagure che li accompagnano. Una situazione in cui è apparsa evidente la più completa inadeguatezza della politica, nostra ed europea, nell’affrontare un contesto che ha risvolti umanitari e non solo. Non sottovalutiamo, infatti, come, in un momento in cui lo scontro di religione, di cultura e di disperazione sta assumendo spesso aspetti cruenti, un ingresso non controllato di persone proveniente dai luoghi caldi crea presupposti allarmanti. Su un tale tema l’Italia deve, con forza e senza mezze misure, pretendere dalla comunità internazionale una corresponsabilità di azione tuttora inesistente. Poi delle nomine che fanno curriculum…

Paradossale: come definire se non così l’atteggiamento del mondo occidentale rispetto alle crisi succedutesi nei paesi a caratterizzazione islamica? L’appoggio (diretto o indiretto) teso a favorire le varie “primavere” e la caduta di regimi non certo democratici ma con una precisa valenza storico-culturale legata al territorio e il continuo “distrarsi” di fronte ad atteggiamenti violenti e discriminatori, hanno creato situazioni esplosive cui, ora, occorre mettere urgente riparo. Quello che è apparso chiaro in questa estate è la necessità, per frenare l’escalation di violenza e barbarie, di un’azione congiunta da parte di tutti i paesi disposti a collaborare unita a una profonda capacità di leggere la storia e i momenti contingenti. In alternativa ci avvieremo verso uno scontro sempre più marcato che favorirà esclusivamente gli estremismi di ogni lato. 

Ridicola: non troviamo altri termini nei confronti di un esibizionismo sfrenato che cerca giustificazioni attraverso alibi benefici. Se bastassero secchi di acqua gelata versati sulla propria testa davanti a una telecamera o a una macchina fotografica a risolvere i problemi, credo che vivremmo nel paese più felice del mondo.

Grottesca: nell’anno in cui i Righeira cantavano “l’estate sta finendo” Microsoft lanciava la prima versione di Windows. Nella stagione che sta passando il nostro Premier ha consolidato la prima versione di slogan propagandistici via web, twitterini dal sapore infantile e un po’ snob. Dai cento giorni delle slide, si è passati ai mille e adesso siamo nel pieno degli annunci trionfalistici farciti di  “faremo e diremo” ma “passodopopasso”!

Fantasiosa: alle pressanti richieste del Paese, quello vero che respira la strada, si risponde con proposte decantate come manna dal cielo ma assolutamente limitate nella portata: investimenti già previsti e parzialmente sbloccati, riforme ridotte che non sconvolgono il sistema, conti poco realistici e tante, ma tante chiacchiere. Tutto ciò mentre la disoccupazione è alle stelle, l’usura è un fenomeno sociale sempre più preoccupante e le banche continuano a tener chiusi i cordoni della borsa a meno che non si tratti d’attraenti speculazioni finanziarie. In realtà il problema è rappresentato dall’incapacità d’affrontare il vero nocciolo della questione: sostenere le imprese per creare occupazione (e quindi ricchezza), ridurre la pressione fiscale e abbattere (ma sul serio) la burocrazia che strangola ogni iniziativa. Altro che 80 euro e decreti  pseudo sblocca Italia! 

Sorridente: il volto del nostro Primo Ministro che senza soste continua a predire un futuro che non c’è immaginando un Paese dei balocchi tutto suo, dove i salotti lo accolgono con rispetto, i problemi si risolvono con le parole e la gente lo inonda di ringraziamenti per aver risollevato le sorti del Paese. Di sicuro ci sarà chi lo accoglie nella maniera da lui desiderata (vedi nomine fatte), ma si ha l’impressione che i suoi cortigiani si guardino bene dall’avvertirlo che quel sorriso diventa ogni giorno più irritante per chi fa della sopravvivenza quotidiana la propria battaglia di vita.

Edoardo Barra

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