Braccio di ferro azienda-medici su farmaco epatite
Lug 18th, 2014 | Di cc | Categoria: SaluteROMA - Per gli esperti è la ‘madre di tutte le battaglie’, destinata a influire su come verranno trattati i farmaci innovativi costosissimi in arrivo a breve. La discussione sul Sofosbuvir, la terapia che potrebbe eradicare l’epatite C ma anche prosciugare le già non floride casse dello Stato, è sempre più calda da quando l’azienda produttrice, la Gilead, ha interrotto le trattative con l’Aifa per il prezzo.
A intervenire sul tema sono state le Associazioni Scientifiche, che hanno inviato una lettera congiunta alla Gilead, all’Aifa e al Ministero della Salute. “La scelta di Gilead di rimandare a settembre il nuovo incontro con Aifa rischia di avere importanti ricadute cliniche in termini di salute per i pazienti con epatite cronica C - spiegano -. Si chiede dunque con la massima urgenza un programma gratuito di accesso allargato a Sofosbuvir”.
Il trattamento negli Usa costa 58mila dollari a paziente, una cifra enorme che ha già generato profitti superiori alle aspettative per l’azienda, come sottolinea lo stesso direttore generale dell’Aifa Luca Pani in un editoriale che verrà pubblicato domani. Un prezzo che però suscita qualche domanda, su entrambe le sponde dell’Atlantico. L’Aifa quindi, così come il Senato Usa, chiede all’azienda come si giustifichi la differenza tra il prezzo previsto del farmaco e quello corrente, oltre che di conoscere eventuali conflitti di interesse tra azienda e società scientifiche che sono emersi negli Usa.
In termini di accesso ai farmaci innovativi però sono probabilmente i pazienti oncologici i più arrabbiati, alle prese con una legge che prevederebbe l’arrivo in 100 giorni delle molecole innovative, e che invece sono alle prese con la ‘fascia Cnn’, una specie di limbo per cui alcune Asl li comprano, altre no e chi può li paga di tasca propria. ”Ad oggi permangono in fascia Cnn numerosi farmaci oncologici - scrivono Aiom e Collegio dei primari in una lettera inviata al ministro Lorenzin - per molti dei quali la tempistica di negoziazione si protrae ormai da molti mesi. Volendo e dovendo tutelare il diritto alla salute dei nostri pazienti, in caso di persistenza di questo stato di potenziale discriminazione, valuteremo l’ipotesi di ricorrere alla Corte Costituzionale”. Di sicuro queste vicende testimoniano che l”occhio’ di pazienti e società scientifiche è molto più vigile rispetto a una volta. A testimoniarlo anche il caso Avastin-Lcentis, nato proprio sulla spinta delle associazioni dei pazienti e della società oftalmologica italiana.
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