Il silenzio che uccide

Lug 13th, 2014 | Di cc | Categoria: Cronaca di Napoli

Quel che conta è il silenzio. Il silenzio pieno di straziante dolore per la morte che ha spezzato i sogni di una giovane vita. Il silenzio per quella famiglia che, di colpo e senza ragione, ha visto distrutta la propria esistenza. Il silenzio che presto coprirà tutto ciò, nello stesso modo in cui si sono perse nella memoria le tragedie avvenute nei recenti anni anche queste dovute a fatti che sarebbero potuti essere evitati.
Ma soprattutto il silenzio per una città che continua a spegnersi senza che si faccia nulla per evitarlo.
Quel che conta è il silenzio: Napoli muore ogni giorno, sotto i calcinacci, sotto gli alberi, sotto i lampioni, nelle buche delle strade, nella violenza di chi non ha aspettative, in un’indifferenza sempre più evidente.
Tragedia, destino, disgrazia, chiamiamole come si vuole, in ogni caso tutto si riduce sempre e comunque a una tremenda e folle negligenza verso una città e i propri figli che supera ogni possibilità di commento.
Le responsabilità per i fatti specifici ci sono e anche ben definibili, ma esiste un ben più grande fardello che grava sulla coscienza di ognuno ed è quel male atavico della nostra gente di riuscire a sopportare qualunque cosa nell’assurda speranza di un domani diverso.
Ma quale futuro può esistere per chi accetta le disgrazie consumando lacrime e sopravvivendo alla sete di giustizia bevendo quello stesso pianto?
Salvatore è figlio nostro, un figlio che l’incuria, la strafottenza, l’arroganza di un potere basato sulla burocrazia e sul sentirsi lontano dai marciapiedi ci ha tolto. Nessuno ce lo ridarà, così come nessuno può considerarsi innocente fino a quando non saremo in grado di liberarci dai mostri generati da un’inconsistente illusione fatta di parole vuote e programmi senza senso.
La città muore. Gridiamolo forte e insieme alle urla riprendiamoci il rispetto che si deve ai figli.
Il senso della vita è quello di dare a chi viene dopo di noi occasioni concrete e non solo chiacchiere, sorrisi  e inutili piste ciclabili. Questo vale per i calcinacci, per i lampioni, per gli alberi, per i palazzi ma anche per le opportunità che una società civile ha l’obbligo di offrire.
Se poi la città ha anche un patrimonio culturale e storico che pochi al mondo possono vantare, se ha intelligenze e capacità imprenditoriali se ha “pepite d’oro nascoste e sporche di fango” così come ha detto De Laurentis proponendo un impegno comune per Napoli, allora non pretendere di cambiare è criminale.
Questa pretesa deve essere la parola d’ordine di tutti noi per i prossimi mesi e, se necessario, per i prossimi anni. Tutti dobbiamo muoverci in questa direzione, non ci possono essere più se e ma, i mezzi ci sono per far sentire la nostra voce.
Non è una proposta né una provocazione è il grido disperato di chi ancora si ostina a credere che Napoli possa rinascere.
Rompiamo il silenzio che in maniera violenta ruba la nostra vita e distrugge quella dei nostri figli, solo così potremmo vivere senza continuare a bere le nostre lacrime.
Edoardo Barra

un commento
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    thank you….

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