Immigrazione,minori: Save the Children, quasi tutti i minori accompagnati sbarcati in Italia nel 2014 sono siriani. 5 anni l’età media, viaggi per salvarsi la vita durati almeno 1 anno

Giu 20th, 2014 | Di cc | Categoria: Spazio ai Ragazzi

Immigrazione,minori: Save the Children, quasi tutti i minori accompagnati sbarcati in Italia nel 2014 sono siriani. 5 anni l’età
media, viaggi per salvarsi la vita durati almeno 1 anno

Alla vigilia della Giornata Mondiale del Rifugiato, l’Organizzazione
lancia un rapporto che fotografa le storie di migliaia di bambini e
delle loro famiglie fuggite dalla guerra e in cerca di un futuro in
Europa

Quasi tutti i minori accompagnati prima soccorsi e poi sbarcati in
Italia dal 1 gennaio al 31 maggio 2014, 1.542 su 2.124, sono bambini
siriani, con un’età media di 5 anni ma anche molto piccoli, in fuga
dal conflitto iniziato 3 anni fa insieme alle loro famiglie o a una
parte di esse, perché qualcuno non è potuto partire. Un viaggio
terribile iniziato nella maggior parte dei casi 1 o 2 anni fa per
sottrarsi a combattimenti che non risparmiano città e villaggi in
tutta la Siria, che colpiscono la popolazione civile e soprattutto i
bambini, uccisi, torturati o armati, esposti ad amputazioni o malattie
gravi per mancanza di cure, spesso senza cibo sufficiente e senza
acqua. A loro è dedicato “L’Ultima Spiaggia. Dalla Siria all’Europa,
in fuga dalla guerra”, il rapporto presentato da Save the Children,
l’Organizzazione che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e
difendere i loro diritti, alla vigilia della Giornata Mondiale del
Rifugiato per dare loro un nome e un’identità, dare voce alla loro
ultima speranza di futuro rivolta all’Italia e all’Europa, attraverso
le storie raccolte nei mesi scorsi nelle aree di sbarco in Sicilia e
in Calabria, o nelle città raggiunte per proseguire il viaggio come
Roma e Milano.

Gli arrivi dei profughi siriani sono andati ad intensificare gli
ingenti flussi già provenienti dagli altri paesi: secondo i dati
ufficiali e le stime di Save the Children, dal 1 gennaio al 17 giugno
2014 sono arrivati via mare in Italia più di 58.000 migranti, di cui
più di 5.300 donne, più di 9.000 minori, di cui più di 3.160
accompagnati.

La presenza di bambini e adolescenti sulle imbarcazioni in emergenza
soccorse da Mare Nostrum ha rappresentato nel 2014 una costante, finoa raggiungere in alcuni casi quasi la maggioranza dei migranti a
bordo. Basti pensare che il 24 maggio, a bordo di una sola
imbarcazione soccorsa vi erano 488 migranti tra cui 171 minorenni. La
maggior parte, ben 141, erano bambini e bambine siriane che
viaggiavano con uno o entrambi i genitori.

L’arrivo via mare in Italia dei profughi siriani è iniziato nel 2012,
quando il flusso dei migranti in arrivo in Italia ha iniziato ad
assumere il carattere di un esodo umanitario, con una maggioranza
proveniente da paesi in conflitto, sotto dittatura o con situazioni di
grave emergenza. Nel 2013 l’arrivo dei profughi siriani si è
intensificato fino a raggiungere solo tra agosto e ottobre 9.365
persone (805 donne e 1.405 minori), mentre quest’anno la Siria è il
secondo principale Paese di provenienza dei migranti arrivati in
Italia (6.620 su 41.243 tra il 1/1 e il 31/5), preceduta solo
dall’Eritrea, ma è il primo Paese di origine se si considerano
soltanto i minori in nucleo familiare: ben 1.542 (su 2.124) bambine e
bambini arrivati in Italia via mare sono siriani, figli e figlie, che
uno o entrambi i genitori hanno tratto in salvo dalla guerra.

La maggioranza di queste famiglie appartengo alla classe media siriana,
professionisti, imprenditori, commercianti, agricoltori o allevatori,
e sono fuggite dalla Siria 1 o 2 anni fa per intraprendere un lungo e
costoso viaggio, spesso passando per il Libano e l’Egitto, dove molte
hanno vissuto per settimane o mesi nelle periferie del Cairo e di
Alessandria in condizioni precarie, ulteriormente peggiorate a causa
dell’instabilità politica del paese. In alcuni casi si sono imbarcate
per l’Italia direttamente dall’Egitto, in altri sono entrate in Libia
attraverso la frontiera. Secondo le storie raccolte da Save the
Children, in Libia hanno provato a vivere cercando una casa e un
lavoro, esposti a persecuzioni, furti, minacce e violenze, che
coinvolgono anche i minori, e rendono progressivamente insostenibile
la situazione. La maggiore concentrazione di siriani in Libia è nella
città di Bengasi, dove, secondo le loro testimonianze, la situazione
si è deteriorata negli ultimi mesi al punto che i siriani non si
sentono più liberi neanche di camminare per le strade e i bambini non
possono più frequentare le scuole.
moglie, un figlio di 2 anni e mezzo e una bimba di 16 a Lampedusa il
15 ottobre 2013. Si erano imbarcati comunque, disperati, anche dopo
aver saputo del terribile naufragio di pochi giorni prima dove erano
morti molti siriani, tante donne e bambini. Appena trasferiti in
Sicilia hanno dovuto lasciare le loro impronte digitali anche se non
volevano: “Mi hanno detto che le impronte erano solo per l’anticrimine
e sarei potuto comunque entrare dove volevo in Europa.” Non era così,
dopo aver raggiunto l’Austria e aver fatto la domanda di asilo è
risultato che erano già registrati come richiedenti asilo in Italia, e
sono stati rinviati a Roma, dove Save the Children li ha incontrati e
assistiti . “Vorrei poter avere un tetto per me e per i miei bambini.
Vorrei che loro potessero andare a scuola e vivere in un posto
sicuro.”
Ranya, 12 anni, di Damasco, invece vive da poco ad Amburgo con la sua
mamma, una sorella di 18 anni e un fratello di 20: “Io e mia sorella
frequentiamo dei corsi pomeridiani di tedesco, di mattina andiamo in
una scuola normale e cerchiamo di capire il più possibile anche se è
molto difficile.” La mamma è stata intervista da un giornale locale e
ha ricevuto una visita di benvenuto dai vicini di casa “Certo abbiamo
solo un mobilio essenziale, i letti disposti in un’unica stanza.
Ringraziando il cielo, però, le bambine stanno bene, giocano con i
loro coetanei e finalmente si sentono al sicuro.”

“Quella della Siria è una delle più grandi crisi umanitarie del nostro
tempo che sta avendo un effetto devastante su un’intera generazione di
bambini. Sono 4,3 milioni i bambini intrappolati nel Paese e in grave
bisogno di aiuto, ma siamo a 3 mesi dalla risoluzione del Consiglio di
Sicurezza Onu sulla facilitazione dell’accesso degli aiuti umanitari e
non abbiamo visto cambiare di una virgola la situazione sul campo,” ha
dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.

“Oltre che in Siria, Save the Children opera dall’inizio del conflitto
“In Libia eravamo molestati, ci dicevano di andarcene…Abbiamo deciso
di partire, anche morire in mare era meglio dell’inferno che vivevamo
in Libia. Certo, sapevamo che avremmo rischiato la vita affrontando il
viaggio in mare, ma erano successe troppe cose brutte. C’era una
famiglia che voleva obbligarmi con la forza a sposare il loro figlio.
Mentre ero a scuola quel ragazzo mi perseguitava e molestava in
continuazione. Ha persino mandato lettere ai miei genitori minacciando
di rapirmi. I miei genitori si sono spaventati perché eravamo in una
piccola cittadina, e in quel posto tutti si conoscevano ed erano tutti
armati. Potevano facilmente fare quello che dicevano. Avrebbero anche
potuto uccidere i miei familiari se si fossero opposti al matrimonio.
C’erano tante ragazze nella mia stessa situazione, e per questo
volevano tutte scappare dalla Libia,” racconta Nadia, 15 anni, di
Homs, mentre riposa in un centro di accoglienza a Milano prima di
proseguire con i suoi fratellini e i genitori il loro viaggio verso la
Danimarca.

Anche Hamid, 22 anni, vuole andare a nord, in Inghilterra, per potersi
far raggiungere al più presto dai fratellini di 8, 10 e 14 anni, e da
sua sorella di 17 che vivono ancora in pericolo a Daraa : “Di notte
ci sono i bombardamenti e la mattina i bambini vanno a vedere cosa è
successo e chi è morto, dove sono cadute le bombe. Poi tornano a casa
e lo raccontano ai genitori <<papà è morto questo,
quello…>> e chiedono <<quando capiterà anche a
noi?>>. Non hanno altri giochi, solo pallottole e bombe
esplose.”

I paesi europei del nord e centro Europa, in particolare, Svezia,
Norvegia, Germania e Svizzera, sono la meta finale di queste famiglie,
che non vogliono restare in Italia, ma proseguire il loro viaggio per
raggiungere familiari o amici che hanno trovato condizioni di
accoglienza e integrazione dignitose in quei paesi. Tendono ad
abbandonare il prima possibile i centri di prima accoglienza in cui
vengono trasferiti dopo lo sbarco sulle nostre coste, possibilmente
senza farsi identificare dalle autorità italiane, per il timore, una
volta raggiunto il paese europeo obiettivo finale del loro viaggio, di
essere rimandati indietro in Italia, primo paese di ingresso nell’UE,
come prevede il Regolamento Dublino.Hassan, 28 anni, è sbarcato con la
in Libano, Giordania, Iraq ed Egitto, dove si trova la gran parte di
1,2 milioni di bambini profughi che vivono in condizioni difficili nei
campi profughi o nelle host community, nelle periferie delle città. A
partire dallo scorso anno abbiamo incontrato e supportato centinaia di
bambini siriani arrivati via mare in Italia. Loro sono il grido di
speranza più forte per il futuro, perché anche se di notte sognanoancora le bombe e hanno negli occhi violenze atroci che non riescono a
raccontare, dopo tante sofferenze ora sono qui, sanno dai loro
genitori che possono raggiungere paesi dove potranno vivere sicuri.
L’Italia e l’Europa hanno la responsabilità imprescindibile di
accogliere loro e le loro famiglie con condizioni dignitose, perché
possano ricostruire la loro vita, un impegno che deve essere in cima
all’agenda del prossimo semestre europeo guidato dal nostro Paese. Ed
è una responsabilità che si estende anche alle famiglie di profughi
siriani che sono ancora in Libia, in Egitto o negli altri paesi, e che
vorrebbero raggiungere legalmente l’Europa, senza mettersi in mano ai
trafficanti o esporre i propri figli a mesi o anni di persecuzioni.
Chiediamo ai paesi europei di riconoscere la propria responsabilità di
accogliere e proteggere e, a tal fine,di predisporre o di ampliare
consistentemente, programmi di resettlement (reinsediamento) e altre
forme di ammissione umanitaria per il maggior numero di profughi
siriani possibile direttamente dai paesi in cui si trovano,” conclude
Neri.

Per far fronte nell’immediato all’enorme emergenza umanitaria legata
alla crisi in Siria ed evitare che i profughi siriani, in particolare
i bambini e le loro famiglie, si espongano a ulteriori gravi rischi
nel tentativo di raggiungere clandestinamente i paesi europei, Save
the Children chiede in particolare a tutti gli Stati Membri
dell’Unione Europea:
• di acconsentire all’ingresso dei profughi siriani nei loro territori,
evitando procedure di rinvio in violazione del principio di non
–refoulement;
• di rispettare il loro impegno per la realizzazione di programmi di
re-insediamento o altre forme di ammissione umanitaria per almeno
30.000 siriani (e Palestinesi dalla Siria) entro il 2014, con una
priorità per i bambini siano essi accompagnati o non accompagnati;
• di facilitare le procedure di riunificazione familiare riguardanti i
profughi siriani e persone già residenti sul territorio europeo;

Oltre ai minori siriani giunti prevalentemente con le loro famiglie,
fino al 31 maggio 2014 sono giunti in Italia via mare anche 364 minori
siriani non accompagnati, che hanno quindi affrontato da soli il loroviaggio. Come loro, per fuggire da conflitti, dittature, violenze,
fame o povertà estrema, situazioni senza alcuna possibilità certa di
futuro per se o per le proprie famiglie, sono giunti anche altri 4.234
minori non accompagnati. Hanno in maggioranza un’età compresa tra i 14
e i 17 anni (ma si è segnalato un numero significativo di casi con
un’età inferiore 12-13 anni), sono in maggioranza maschi anche se si
sono registrati di tanto in tanto piccoli gruppi di ragazze, spesso
dello stesso paese d’origine, e sono principalmente originari
dell’Eritrea (1.709), Somalia (679), Egitto (516), e di paesi
dell’Africa sub sahariana.
Il dato continua tuttavia ad aumentare, infatti, secondo le stime di
Save the Children aggiornate al 17 giugno 2014, sono quasi 6.000 i
minori non accompagnati giunti in Italia dall’inizio dell’anno.

“I minori soli non accompagnati sono tra i più vulnerabili, dovrebbero
essere accolti e protetti adeguatamente, ed avere la possibilità di
iniziare al più presto il loro percorso di integrazione. Questo non
avviene come dovrebbe a causa dell’assenza cronica di un sistema
strutturato e organico che possa garantire prima di tutto standard di
accoglienza certi, la necessaria copertura finanziaria e una gestione
integrata delle disponibilità dei posti nelle comunità per minori sul
territorio italiano. Save the Children ha documentato e denunciato con
forza e continuità questa situazione inaccettabile fino a presentare
lo scorso ottobre 2013, insieme ai principali partiti politici, un
disegno di legge ora in discussione in Parlamento presso la I
Commissione, volto a disciplinare finalmente in modo organico, sul
territorio nazionale, la protezione e l’accoglienza dei minori
stranieri non accompagnati. E’ fondamentale che si giunga al più
presto ad una svolta per evitare che altri minori soli possano
abbandonare i centri di prima accoglienza, diventando “invisibili” ed
esponendosi al rischio di sfruttamento o violenze, come già avvenuto
per più di 3.000 di loro nei primi mesi di quest’anno.” ha dichiarato
Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the
Children.

“Ma a questo fine, occorre anche che nell’immediatezza”, aggiunge
Raffaela Milano, “le istituzioni a tutti i livelli assumano subito la
responsabilità della prima accoglienza assicurando condizioni
dignitose di ospitalità e superando la condizione di caos e di degrado
che si registra ad oggi, nonostante gli sforzi delle comunità
territoriali e di molte istituzioni locali. A tal fine, occorre
identificare immediatamente un sistema di strutture di prima
accoglienza temporanea, in prossimità dei luoghi di sbarco, con
standard comuni essenziali di qualità, e di favorire il trasferimento
dei minori, in tempi certi, da tali strutture alle comunità di
accoglienza distribuite sull’intero territorio nazionale – ivi
compresa la rete SPRAR – nonché di promuovere la diffusione
dell’affidamento familiare. Occorre inoltre rendere subito disponibili
le risorse del Fondo nazionale per i minori stranieri non
accompagnati, per superare l’attuale assoluta incertezza sulla
disponibilità di risorse e garantire modalità e tempi certi di
pagamento dei servizi”.

Al fine di sensibilizzare il pubblico sulla condizione dei minori
migranti e sulla difficoltà dei loro viaggi, Save the Children lancia
oggi anche un’iniziativa sui social media, attraverso “il viaggio di
Bereket”, un “profilo” di un ragazzo eritreo di 15 anni in viaggio
verso la Germania per costruirsi una vita e un futuro. Da solo, senza
soldi e documenti, spostandosi con mezzi di fortuna, Bereket
racconterà al mondo la sua storia e il suo viaggio day by day, con lo
stesso strumento e modalità con cui ogni ragazzo
“occidentale” descrive ogni momento della sua vita:
Facebook. (www.facebook.com/ilviaggiodibereket). La storia raccontata
nel progetto prende spunto dalle reali testimonianze di minori
migranti eritrei raccolte dall’Organizzazione, con l’obiettivo di
sensibilizzare il pubblico sui rischi enormi cui vanno incontro
migliaia di minori soli non accompagnati che intraprendono viaggi che
durano anche diversi anni, spinti dalla disperazione e dalla speranza
di realizzare il proprio progetto di vita.

un commento
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    tnx for info!…

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