Attentato di Milano. Tenere alta la guardia

Ott 14th, 2009 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Mohamed Game, trentacinquenne libico regolare in Italia, lunedì mattina ha tentato di entrare nella caserma Santa Barbara, in piazzale Perrucchetti a Milano, con una valigetta imbottita di tritolo che gli è esplosa mentre un gendarme gli intimava l’«alt». Il militare ventenne è rimasto leggermente ferito, mentre Game ha perso la vista e un braccio. Questi i fatti, ormai noti a tutti.

A distanza di ventiquattr’ore possiamo analizzare un po’ meglio i dettagli dell’accaduto, su cui peraltro, per far piena luce, occorrerà aspettare le indagini. Il gesto pareva immediatamente improvvisato. Un uomo isolato prova ad entrare in una caserma dell’esercito, ma non ci riesce, e non si libera per tempo del tritolo, che esplode ma non del tutto. Poteva essere una strage. Minimizzare è stata la parola d’ordine di tutti. Si è parlato anche di eventuali, e comunque da verificare, problemi psichici per Game, mentre gli investigatori si premuravano di escludere per lui un collegamento con i sospettatati di terrorismo che operano in Italia. Le forze dell’ordine, del resto, non hanno notizia che Game frequentasse moschee e centri islamici. Ma il capo della comunità islamica di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari, anch’egli libico, in giornata ha telefonato ad alcune redazioni per condannare l’attentato e confermare di conoscere Game, sporadicamente visto a pregare nella comunità.

Ma chi è Game? Non è certamente un integralista, almeno dal punto di vista esteriore. Veste all’occidentale, vive con una compagna italiana, non convertita all’islam, che aveva avuto già dei figli da una precedente relazione: questo non fa di lui un musulmano ortodosso. Aveva un’impresa edile, poi fallita. Ultimamente cercava lavoro, si accontentava (stando ai racconti di un amico) di piccole occupazioni per tirare avanti e si era effettivamente riavvicinato alla religione, pur non lasciando trasparire intenzioni sovversive. La stessa compagna italiana si sarebbe detta stupita del gesto di fronte agli inquirenti, e del resto in casa non è stato trovato nulla di rilevante, come documenti estremistici o quant’altro.

Ma è stato davvero il gesto di un isolato? Le parole rassicuranti della giornata di ieri si scontrano con quanto successo stanotte: due arresti, un altro libico e un egiziano vicino di casa di Game. Il primo l’avrebbe aiutato a confezionare la valigetta di tritolo, il secondo l’avrebbe accompagnato a piedi davanti alla caserma. D’altra parte fabbricare (sia pur in modo rudimentale) una valigetta esplosiva non è da tutti. E non c’è bisogno di essere «regolari» (come si diceva una volta dei terroristi professionisti) per farsi nascere nell’animo un sentimento di aggressione che sfocia in atti violenti.

La caserma di Santa Barbara era stata indicata come obiettivo sensibile in seguito a intercettazioni che, nel dicembre 2008, avevano portato a due arresti. E’ sede dell’artiglieria a cavallo, ma anche, ultimamente, di quei militari che pattugliano le strade insieme a polizia e carabinieri, fortemente voluti dal governo in carica. Da qui, in pratica, partono le jeep dell’esercito che pattugliano varie strade di Milano, compreso il vicino quartiere di case popolari di San Siro dove abita anche Game, insieme a tantissimi immigrati. E il «quartiere arabo», come lo chiamano i taxisti, osservatori più acuti delle autorità che non si sono ancora accorte appieno della pericolosità sociale di questa zona, e quando c’è da citare le enclaves di immigrati a Milano preferiscono snocciolare via Padova (molto meno significativa dal punto di vista del rapporto immigrati/residenti) e via Paolo Sarpi (la Chinatown milanese). Sta di fatto che a San Siro ci sono due delle tre scuole elementari dove la nota soglia del 30% di immigrati in una classe è irrealizzabile perché nel complesso si conta il 20% di italiani e l’80% di stranieri. Ed è un quartiere in cui si sono venute a mescolare, negli anni, la criminalità italiana (storicamente presente) e quella extracomunitaria. Case popolari che l’Aler sta ristrutturando, ma che presentano il noto problema dell’abusivismo, dei subaffitti e delle occupazioni. Alla luce del sole. Basta passeggiare per vedere le finestre aperte con dentro tre o quattro letti a castello in una stanza. D’altra parte alla polizia dovrebbe essere noto che nelle case si spaccia, ci si prostituisce e via dicendo.

Ma torniamo alla caserma. Isolato o no che fosse, Game sapeva che tra le 7.30 e le 7.45 del mattino il cancello del passo carraio si apre e c’è movimento. Un ottimo momento, pensava, per entrare indisturbati. Naturalmente non è così, ci sono le guardie ed entrare in caserma è vietato. E tuttavia si tratta di un’informazione che ha avuto bisogno quantomeno di qualche sopralluogo. Se poi accettiamo la versione della compagna di Game, stupita appunto, possiamo immaginare che quella valigetta non fosse a casa sua la sera prima. Difficile nasconderla alla vista della propria donna, soprattutto in un piccolo appartamento abitato da sei persone (compresi i due figli della coppia e i due che la donna aveva già).

Gli arresti sono la conferma che Game non ha agito da solo, in pratica non è isolato. Saranno le indagini a dirci se si tratta di amici da caffè al bar o qualcosa di più pericoloso. Peraltro non ci sono stati solo arresti stanotte, ma anche il sequestro di un centinaio di chili di esplosivo grezzo. Quello che è certo è che escludere aprioristicamente il rischio di persone che potrebbero compiere attentati, solo perché non emerge niente dalle intercettazioni, è azzardato. In qualunque contesto, anche il più sicuro, è possibile trovare persone singole, o gruppetti limitati, che si lasciano emotivamente trasportare dalla suggestione di diventare eroi, pur se per cause sbagliate. Stando a un amico, Game sosteneva che l’Italia dovesse ritirare le sue truppe dall’Afghanistan, ma si tratta di un’opinione diffusa anche presso gli italiani, non certo di un segno di intenzioni stragistiche. Gli inquirenti diranno cos’ha prevalso nella mente di Game e dei suoi complici: se una repentina passione per gli atti di terrore, oppure l’insoddisfazione di non trovare lavoro o altro ancora.

fonte : ragione politica

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