Infanzia Italia: Gruppo CRC, l’Italia non è un “paese per bambini”.

Giu 17th, 2014 | Di cc | Categoria: Scuola e Giovani

Ancora lontani dagli obiettivi europei nelle politiche per l’infanzia.
Solo il 13,5% dei bambini ha accesso ai servizi per l’infanzia e agli
asili nido, con opportunità ancor più ridotte nel Sud e nelle Isole.
Ancora troppi i minorenni nella fascia di età 0/5 fuori dalla propria
famiglia di origine che vengono accolti nelle comunità rispetto
all’affido familiare.

Diffuso il 7°Rapporto su “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in
Italia” a cura del Gruppo CRC, alla presenza del Ministro per il
lavoro e le politiche sociali Giuliano Poletti e dell’Autorità Garante
per l’infanzia e l’adolescenza, Vincenzo Spadafora. Necessario un
impegno immediato del Governo a investire nell’infanzia.

I problemi dell’adolescenza e dell’infanzia in Italia restano
fortemente segnati da un contesto di difficoltà economica e povertà,
ma la scarsità di servizi sociali ed educativi che supportino i
minorenni, fanno pagare loro un prezzo ancora più alto. Nonostante
numerose evidenze scientifiche, dalle neuroscienze all’economia
dello sviluppo, sottolineino l’importanza delle primissime epoche
della vita per lo sviluppo cognitivo, emotivo, sociale e
dell’equità dell’individuo, con effetti che durano per tutto
il corso della vita, sembra che l’Italia “non sia un Paese per
bambini”.

Al 1° gennaio 2013 i bambini in età compresa tra gli 0 e i 3 anni in
Italia erano 2.171.465 e di questi uno su cinque nasce da almeno un
genitore straniero. Ma per molti di questi bambini mancano le risorse
e di conseguenza mancano i servizi: solo il 13,5% di bambini in questa
fascia di età, nel 2012, ha trovato ad accoglierli servizi per
l’infanzia e asili nido. Al Sud e nelle Isole la situazione è ancora
più difficile: maglia nera per la Calabria con solo il 2,5% di bambini
che hanno accesso ai nidi, seguita dalla Campania che raggiunge quota
2,8%.

La Settima edizione del Rapporto CRC [1] su “I diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza”, fa emergere la difficoltà cronica da parte delle
istituzioni di “mettere a sistema” le politiche per l’infanzia e
l’adolescenza nel nostro Paese, così come continuano a essere tagliati
in modo significativo i fondi dedicati, come è accaduto nell’ultima
Legge di Stabilità.

“Il 2014 rappresenta il terzo anno consecutivo senza un Piano Nazionale
Infanzia”, spiega Arianna Saulini di Save the Children e coordinatrice
del Gruppo CRC, il network composto da 87 associazioni italiane
impegnate nella tutela e promozione dei diritti dell’infanzia nel
nostro paese (vedere nota in calce). “Oggi presentiamo la fotografia
dello stato dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia e purtroppo le
cose non sono migliorate rispetto agli anni scorsi. Abbiamo voluto
porre l’accento in particolare sulla condizione dei bambini nella
fascia di età tra gli 0 e i 3 anni, perché più di tutti pagheranno nel
loro futuro la mancanza di politiche di sostegno all’infanzia, con il
rischio di non poter sviluppare al meglio il proprio potenziale”.

“Ci auguriamo che il Governo metta al più presto in atto delle
politiche per l’infanzia e l’adolescenza che consentano un
miglioramento sostanziale della condizione delle persone di minore età
nel Paese”, conclude Arianna Saulini. “L’Italia deve tornare ad essere
un Paese che investe non solo sui giovani ma anche sui bambini, perché
una politica davvero lungimirante ed efficace è una politica che
investe sulla salute e sullo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale nei
primissimi anni di vita di un bambino. Sono questi gli investimenti
che garantiscono il più alto ritorno economico per gli individui e per
la società”. Investire nell’infanzia significa supportare la
società in maniera trasversale, sia sul piano economico, psicosociale
e delle buone pratiche, attraverso politiche e servizi rivolti a tutte
le famiglie. Occorre dunque potenziare l’offerta e l’accessibilità
a servizi socio-educativi di qualità, al supporto precoce alle
funzioni e alle competenze genitoriali, agli interventi economici a
favore di famiglie povere con bambini e alla formazione e allo
sviluppo professionale degli operatori che ruotano attorno al mondo
dell’infanzia e della famiglia sin dal periodo prenatale.

Servizi educativi. L’Italia ancora lontana dall’obiettivo europeo

La Commissione europea ravvisa nei servizi di cura ed educazione per la
prima infanzia un grande potenziale per combattere l’esclusione
sociale e il disagio socio-economico. Stando agli ultimi dati
disponibili, in Italia solo il 13,5% dei bambini sotto i tre anni ha
avuto accesso a questi servizi (nidi comunali 11,8% e servizi
integrativi 1,6%)[2]. A questa percentuale si stima vada aggiunto un
ulteriore 4% di bambini accolti da servizi privati non sovvenzionati
da fondi pubblici.

Da un lato si segnala una lieve flessione rispetto all’anno precedente
(-0,5%), attribuibile alla diminuzione dei servizi integrativi per
l’infanzia (resta invece immutata la percentuale dei bambini accolti
negli asili nido) e dall’altra si segnala con preoccupazione che in
molti Comuni si assiste a un alto numero di rinunce alla frequenza del
l’infanzia (resta invece immutata la percentuale dei bambini accolti
negli asili nido) e dall’altra si segnala con preoccupazione che in
molti Comuni si assiste a un alto numero di rinunce alla frequenza del
nido sia da parte di famiglie che non sono più in grado di pagare le
rette, che per il venir meno dell’occupazione della madre. A questo si
aggiunge una grave disparità e un forte squilibrio nell’offerta di
servizi nelle diverse Regioni, con percentuali bassissime nel Sud e
nelle Isole.
È dunque necessario che siano definite nuove procedure di finanziamento
dei servizi per la prima infanzia: l’investimento pubblico in tal
senso in Italia è drammaticamente basso sia nel confronto con
l’Europa che in quello con le altre classi di età.

Le comunità di accoglienza per minori. Ancora inserimento in comunità
rispetto all’affido.

Secondo i dati più aggiornati a disposizione al momento della redazione
del Rapporto, sono stati accolti in comunità 14.991 minorenni a fronte
dei 29.388 bambini e ragazzi temporaneamente fuori dalla propria
famiglia di origine[3]. Il numero di minorenni accolti in comunità è
stato superiore di 594 unità rispetto a quelli dati in affidamento
familiare[4]. Quasi la metà di questi ultimi (6.986) sono in affido a
parenti.

L’incidenza percentuale degli inserimenti in comunità residenziale di
bambini in età pre-scolare (0-5 anni), sempre secondo questi dati, è
stata del 14% sul totale. Si registra dunque un uso preoccupante e
ancora troppo consistente dell’inserimento in comunità di bambini
piccolissimi, sin dal loro primo collocamento. È necessario
un’inversione di tendenza in questo senso, così come è fondamentale
segnalare la mancanza di dati e informazioni utili per restituire
unicità e continuità alla storia di ogni minorenne, per accompagnarlo
nella crescita. Sistema di raccolta informazioni su infanzia e adolescenza ancora
troppo carente in Italia

Sia la BDA (Banca Dati Nazionale dei minori adottabili e delle coppie
disponibili all’adozione) che la Banca dati sull’abuso sessuale di
minorenni, già sollecitate dal Gruppo CRC nei precedenti Rapporti CRC,
non sono ancora andate a regime.
Sono aumentati dell’11,4% i bambini dichiarati adottabili in Italia:
erano 1.251 nel 2011, sono stati 1.410 nel 2012 e sono aumentate del
4,5% le coppie che hanno presentato domanda di adozione nazionale –
10.244 nel 2012 (9.795 nel 2011). Nonostante questo è in pratica
rimasto invariato, con un calo solo dell’1%, sia il numero degli
affidamenti preadottivi – 957 nel 2012 (965 nel 2011) – sia delle
adozioni legittimanti – 1.006 nel 2012 (1.016 nel 2011). In
proporzione, quindi, sembrano aumentati i casi di bambini che pur
essendo adottabili non vengono adottati.

Da una recente pubblicazione[5] si evince che i bambini adottabili che
si trovano ancora nel sistema di accoglienza temporanea sono stimati
in 1.900 di cui il 59% accolti in comunità e il 41% in affidamento
familiare. La maggior parte di loro, il 51%, pur essendo adottabile, è
collocata in accoglienza fuori famiglia da oltre due anni (di cui il
24% da 48 mesi e oltre). Tutto ciò, nonostante il considerevole numero
di coppie disponibili ad adottare, al 31/12/2012 calcolate in
31.343[6]. Da anni il Gruppo CRC segnala l’urgenza di un monitoraggio
di questo fenomeno per capire chi sono questi bambini ed esplorare
possibili strategie d’intervento, ma la mancanza di effettiva
operatività della BDA non aiuta, soprattutto perché non consente la
messa in rete di tutti i Tribunali per i Minorenni e quindi
l’ottimizzazione degli abbinamenti per le adozioni, soprattutto per i
bambini con bisogni speciali e/o particolari.

Politiche per l’infanzia e l’adolescenza. Difficoltà cronica nel
“mettere a sistema”.
La difficoltà principale che emerge dal Rapporto, è quella di “mettere
a sistema” le politiche per l’infanzia e l’adolescenza nel nostro
Paese. Si è infatti assistito a un decentramento delle politiche
sociali verso le Regioni, senza la definizione dei Livelli Essenziali
di Prestazioni concernenti i Diritti Civili e Sociali (LEP) e
soprattutto con la progressiva e costante diminuzione delle risorse
destinate alle politiche sociali nel corso degli anni.

La mancanza e la discontinuità con cui è stato adottato il Piano
nazionale Infanzia (strumento che per legge dovrebbe essere
predisposto con cadenza biennale) è solo un esempio di tale
“disattenzione”. Un Piano che dovrebbe rappresentare la cornice di
riferimento per le politiche per l’infanzia, e che probabilmente
necessita anche di un ripensamento prevedendo un raccordo con il
livello regionale dal momento in cui le politiche sociali sono
divenute di competenza regionale.

Il Terzo Piano Nazionale Infanzia è stato approvato il 21 gennaio 2011,
e al momento non sono stati avviati i lavori per la stesura del nuovo.

“A oggi non esiste un monitoraggio compiuto a livello istituzionale
delle risorse dedicate all’infanzia e all’adolescenza e proprio
dall’analisi realizzata dal Gruppo CRC risulta evidente che manca una
strategia complessiva sul piano nazionale e una visione di lungo
periodo”, conclude Arianna Saulini. “In occasione del lancio del 6°
Rapporto CRC l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza si è
assunta l’impegno di predisporre un rapporto articolato sullo stato
complessivo delle risorse per l’infanzia e l’adolescenza nel nostro
Paese. Questo impegno si è trasformato in una richiesta al Ministro
dell’Economia e delle Finanze per impostare un lavoro congiunto che
consenta di monitorare le spese del bilancio dello Stato dedicate ai
bambini e agli adolescenti. Ci auguriamo che questo possa aver inizio
in tempi brevi”.

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