Napoli, il teatro Trianon di nuovo all’asta il 17 giugno
Giu 9th, 2014 | Di cc | Categoria: Cronaca di Napoli
Il Trianon, lo storico teatro pubblico di piazza Vincenzo Calenda a Napoli, è di nuovo all’asta.
Era il luglio del 2013 quando il tribunale di Napoli decideva di mettere all’asta il Trianon, con prezzo base di 4 milioni e 500 mila euro. L’incresciosa vicenda cominciò il 31 marzo del 2013, quando i due soci del teatro, la Regione Campania e la Provincia di Napoli, non ricapitalizzarono la società partecipata Trianon Viviani – che detiene sia la proprietà che la gestione delle attività del teatro – per scongiurare il pignoramento immobiliare e non impedirono la conseguente messa all’asta disposta dal tribunale di Napoli. Fu un’estate rovente per i dipendenti del Trianon, da allora sempre in stato di allerta.
Nei mesi successivi sono state avallate ipotesi di risoluzione dei pignoramenti immobiliari e mobiliari e promesse di investimenti, che si sono rivelate solo spot propagandistici per quietare gli animi. A distanza di quasi un anno le cose non sono cambiate. Le sorti dello storico teatro napoletano sono ancora in bilico. È stato annunciato in questi giorni che il Trianon sarà venduto all’incanto il 17 giugno prossimo, presso lo studio legale Vasaturo, al prezzo base di 3,375 milioni di euro. La notizia ha innescato l’immediata protesta dei lavoratori.
Sostenuti dai sindacati di categoria Slc-Cgil e Uilcom-Uil e da Sgc, il Sindacato dei Giornalisti della Campania, i lavoratori minacciano scioperi ad oltranza, fin quando non saranno ricevuti dal Presidente della Regione, Stefano Caldoro, al quale intendo chiedere come sia possibile evitare la privatizzazione gratuita di un bene pubblico.
I dipendenti denunciano: «Siamo da mesi in stato di agitazione e non ce la facciamo più a sentire la direzione del teatro che promette e annuncia quotidianamente, e con compiacimento, l’imminente risoluzione dei pignoramenti immobiliari e mobiliari, nonché un piano di investimenti: “mò basta!”, come diciamo nello striscione issato sul teatro: perché sono trascorsi quasi quattro anni che ascoltiamo questa litania e non abbiamo mai visto neanche uno straccio di piano industriale. Non c’è più un minuto da perdere e chi ha fallito vada via».
Nelle scorse settimane i lavoratori hanno scritto anche una lettera che segna la rottura con i vertici del teatro di Forcella. La lettera è in risposta alle dichiarazioni del direttore artistico Verdelli, che dapprima esprime solidarietà ai lavoratori, poi puntualizza che «non è così che si risolvono i problemi».
Roberto De Simone è intervenuto sulla crisi del Trianon, attaccando duramente la classe dirigente locale: «Prima o poi, con grande disinvoltura, questi politici da tre lire che ci governano – tuona il musicista, commediografo e regista – metteranno all’asta pure il San Carlo: tanto per questi signori che non sanno niente uno vale l’altro. Il Trianon, che ha un’ottima acustica, è un patrimonio indiscusso della cultura napoletana – argomenta l’autore della Gatta Cenerentola, che inaugurò il teatro di Forcella ristrutturato il 7 dicembre 2002 con la riscrittura melodrammatica di ‘Eden teatro’ di Raffaele Viviani – e su questo palcoscenico è passato il meglio dei nostri attori e grandi compagnie di sceneggiati e varietà: ci lavoravano mio nonno e mio padre nelle compagnie dei Bruno, dei Di Maio, dei Cafiero-Fumo, con attori che oggi ci sogniamo. La cultura nella quale è intrappolata la realtà napoletana è ripiena di una visione sostanzialmente di destra – continua De Simone nella sua invettiva – anche nelle sinistre che hanno adoperato lo stesso berlusconismo, autoritarismo e visione fascista della cultura. Davanti a questa situazione servirebbe solo una rivoluzione vera, non quella delle chiacchiere e della bandana in testa»
Giuseppina Amalia Spampanato
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