Si celebra la XLII Giornata Mondiale per l’Ambiente
Giu 5th, 2014 | Di cc | Categoria: AmbienteAmbiente, ambientalismo, ecologia… sono termini che in una cultura ormai globalizzata hanno trovato uno spazio peculiare determinando intrecci tra educazione, formazione, politica, business, turismo, ecosistema… e tutto ciò che direttamente o indirettamente si intreccia con la tutela e la conservazione del creato e il ruolo della formazione ad alcuni valori. Educazione e formazione vengono però a costituire l’elemento portante qualora il centro dell’attenzione sia determinato non dall’interesse commerciale, ma dall’attenzione alla persona e a tutte le sue attese, e secondo un criterio di sostenibilità che richiama l’utilizzo attento dell’ambiente.
È in questa dialettica, per altro notevolmente articolata per la complessità di elementi e interessi che vi si intrecciano, che si colloca il presente scritto, finalizzato a dare un senso - profondo quanto profondi sono i valori della persona - all’impegno che interpella tutti coloro che operano perché i laghi Maggiore e di Lugano abbiano un futuro a misura di persona, e contribuiscano al decoro e allo sviluppo della Regio Insubrica.
La Giornata Mondiale per l’Ambiente - istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1972 in occasione dell’apertura della Conferenza di Stoccolma sull’Ambiente umano - è uno dei principali strumenti attraverso cui le Nazioni Unite sensibilizzano l’opinione pubblica sulla questione ambientale a livello mondiale, e favoriscono l’azione e l’attenzione del mondo politico.
Tale Giornata - si celebra ogni anno il 5 giugno - può apparire un’istituzione che interpella solo alcune problematiche riguardanti la natura circostante, il territorio, la salute pubblica o poco più. Tutto questo è vero; ma sarebbe ben poco se una simile giornata non rinviasse ai valori essenziali che sottostanno ad una saggia ecologia, e ne motivano l’impegno per la salvaguardia di quel creato che ha al suo centro l’uomo, la persona nella sua totalità.
Si è soliti identificare l’ecologia per quella branca della biologia che studia i rapporti fra gli organismi viventi e l’ambiente circostante. Il termine deriva dal greco oikós che significa casa, abitazione. Ed è da questo termine che il biologo tedesco di Jena, il Dr. E. Haeckel nel 1866 coniò per la prima volta la parola oekologie. In Italia la parola fu divulgata dal biologo Prof. G. Azzi che dal 1883 in poi ricoprì la cattedra di ecologia agraria in quella Istituzione che poi diventerà l’Università di Perugia.
Nel Decalogo della saggia ecologia come «valido per tutti gli uomini di tutte le Religioni del mondo» si delineano nove percorsi essenziali per un corretto rapporto con la natura. L’ultimo è continuamente in progress: va scritto ogni giorno, da chiunque ami il creato, a partire dalle più variegate esperienze, purché tutte abbiano come essenziale punto di riferimento la persona.
Qualunque contesto e circostanza possono risultare appropriati per tracciare (o anche solo per ricordare) linee che possano illuminare il percorso educativo che deve sempre precedere e accompagnare tutto il lavoro di monitoraggio e di azione.
1. Dalla decima regola del “decalogo della saggia ecologia” alle problematiche…
Attorno all’ecologia si muove oggi una problematica quanto mai vasta: si va da un attento interesse a veri problemi connessi con l’ambiente, a posizioni partitiche che poco o nulla hanno a che fare con l’ambiente, ma solo con la sua strumentalizzazione in vista di ben altri fini che spesso non contemplano il rispetto della persona.
Sempre attorno all’ecologia si muove anche una legislazione - talvolta più in progress che già in atto e operativa - tendente ad un recupero armonico di quel rapporto tra natura e ambiente umano che si riesce ad intravedere e ad ammirare o in certe pagine di storia o in situazioni locali talvolta rare. In tutto questo, sovente emerge il rapporto uomo-natura declinato attorno a istituzioni che si rifanno alle dimensioni spirituali come ad un “clima” entro cui muoversi, o come sorgente di sintesi.
È in questa prospettiva, pertanto, che dalla lezione della storia e dall’odierno orizzonte culturale e vitale la parola ecologia viene ad essere:
-un termine che interpella tutti… al di là di ogni partito e tuttavia all’interno di ogni visione politica, qualora la politica costituisca un autentico servizio alla persona e alla società;
-una problematica che coinvolge anche il vissuto religioso di comunità di qualunque fede, perché non può essere disgiunto il contenuto del proprio “credo” da quanto circonda la persona e il suo vivere;
-una sfida sollecitata anche dall’insegnamento della Chiesa cattolica la quale dedica all’ecologia un’attenzione peculiarissima attraverso le prospettive, gli orientamenti e le indicazioni elaborate dalla sua Dottrina sociale.
Un termine, dunque, destinato a richiamare attenzioni a diversi livelli, e soprattutto capace di sollecitare il ritorno di un modo di osservare, accostare e gestire la natura e le sue risorse, che uno sviluppo indiscriminato dell’industrializzazione e di una mancanza di rispetto ha fatto dimenticare.
2. Tra il messaggio della Bibbia e il vissuto cristiano
Sia la Giornata Mondiale per l’Ambiente, sia soprattutto la sfida offerta dai numerosi problemi che l’ecologia sollecita, invitano a rivolgere uno sguardo onesto e sereno ai contenuti di un insegnamento qual è quello che la Chiesa ha elaborato nel Compendio della Dottrina sociale. Più sotto se ne individuano i punti caratterizzanti; qui si accenna solo ad un essenziale fondamento biblico, quale punto di partenza per le attualizzazioni che nelle fasi del tempo e nei cicli della storia si richiedono.
Con estrema frequenza la Bibbia offre punti di riferimento che aiutano a guardare il creato nella sua giusta dimensione. Tra le tante citazioni si possono ricordare alcune espressioni - del resto ben note - desunte dalla Genesi e dall’Apocalisse:
-“In principio Dio creò il cielo e la terra…” (Gn 1,1): sono le parole con cui la sapienza biblica invita a guardare con occhi oggettivi tutta la realtà creata, dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo;
-“E Dio vide che era cosa molto buona…” (Gn 1,31): al centro dell’opera della creazione si pone l’uomo e la donna, la persona al vertice del creato;
-“Soggiogatela… e dominate… su ogni essere vivente…” (Gn 1,28): solo alla persona è soggetta tutta la creazione; tutto è posto al servizio di una progressiva e piena realizzazione dell’uomo;
-“… un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi…” (Ap 21,1): le parole dell’Apocalisse ricordano però il limite dell’intera creazione; tutto ha un senso, per il raggiungimento di un obiettivo, al cui conseguimento lo scorrere delle ere geologiche sembra confondersi con lo scorrere degli anni!
Il vissuto cristiano prende atto di questa dimensione; la rilegge costantemente nel proprio oggi; ne accoglie la lezione per continuare a dare senso ad ogni forma di impegno nel mondo, ma sempre con l’attenzione alla persona e con l’atteggiamento di chi sa che la perfezione non è di questo mondo. «La natura – scrive B. Pascal nei suoi Pensieri – ha delle perfezioni per dimostrare che essa è l’immagine di Dio, e ha dei difetti per mostrare che ne è solo un’immagine»!
3. Punti di riferimento per rispondere alla sfida dell’educazione
L’educazione accolta come sfida è chiamata fortemente in causa anche in questo ambito. Tutte le Istituzioni formative e culturali non possono disattendere anche questo peculiare “capitolo”. Ed è in questa ottica che l’impegno educativo chiama in causa in prima istanza l’ambito universitario: quel contesto cioè in cui anche l’ecologia non può mancare in un orizzonte di universitas che l’omonima Istituzione deve (o dovrebbe) garantire.
Se in altri tempi la cultura, nelle sue più diverse forme e manifestazioni (si pensi, per esempio, al ruolo della lingua latina nel panorama linguistico europeo… e non solo!), ha contribuito a rendere le nazioni più vicine e più simili tra loro nelle modalità di concezione dell’uomo, della società, dell’economia, della politica, dell’arte… quali contributi e responsabilità la singola scienza può offrire per la costruzione di un «nuovo umanesimo»? E nello specifico: quale responsabilità viene ad assumere l’Università in ordine a questo umanesimo? Permane una visione parcellizzata delle singole situazioni e ambiti di ricerca, oppure l’Universitas può offrire davvero un servizio ad ampio spettro per la crescita della persona?
Se la persona è al centro, e se questo dato di fatto va costantemente ricordato e rimotivato, quale opportunità può presentarsi qualora ci si confronti con un insegnamento, qual è quello della Chiesa - peraltro condiviso su questo versante da tutte le altre comunità di fede - ?
A partire dai contenuti presenti nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa è possibile delineare un percorso di riflessione e di azione che interpella Istituzioni di qualunque genere e ad ogni livello, sia nell’impegno legislativo che sociale ed educativo.
I punti che seguono riprendono gli elementi essenziali che su tale argomento emergono nel Dizionario di Dottrina sociale della Chiesa; il solo elenco - ripreso alla lettera dal dettato del DDSC - è un invito a prenderne visione per una più consapevole responsabilità e per un più attento coinvolgimento nell’azione, secondo le diverse competenze.
1) I problemi ambientali provocati da un’industrializzazione disordinata hanno fatto crescere la coscienza ecologica dell’umanità, della quale lo stesso Magistero della Chiesa sovente ha evidenziato l’importanza (DDSC 257).
2) Tale coscienza deve tener conto di due principi fondamentali: la natura è al servizio delle persone, ma contemporaneamente l’uomo non ne deve abusare, bensì usarla con cura e moderazione (DDSC 258).
3) La sfida ecologica coinvolge l’intero pianeta: tutti hanno responsabilità in vista di uno sviluppo sostenibile per ogni uomo e ogni società (DDSC 258).
4) L’Antico Testamento rivela i criteri fondamentali dell’ecologia: la persona umana è posta al di sopra di tutte le altre creature terrene, che deve usare e curare in modo responsabile, per corrispondere al grande progetto divino della creazione (DDSC 259).
5) L’Incarnazione del Verbo divino e la Sua predicazione testimoniano il valore della natura, posta da Dio a servizio del Suo disegno creatore e redentore: niente di quanto esiste in questo mondo risulta estraneo a tale disegno divino (DDSC 260).
6) L’insegnamento biblico è in netto contrasto con le ideologie immanenti che, collocando il fine dell’uomo in questo mondo, tendono a giustificare lo sfruttamento delle risorse naturali in un orizzonte di puro benessere terreno (DDSC 260).
7) Deve essere rifiutata e contrastata la posizione di coloro che considerano la natura al di sopra, o allo stesso livello di importanza delle persone umane (DDSC 261).
La prospettiva trascendente dell’essere umano e del suo rapporto con il Creatore e con le altre creature favorisce un uso ecologico della natura, che non disumanizza la persona né degrada l’ambiente (DDSC 262).
9) Occorre sottolineare che la soluzione ai problemi ecologici deve tener conto del primato dell’etica sulla tecnica e, dunque, della necessità di salvaguardare sempre la dignità dell’essere umano (DDSC 262).
10) Il comportamento dell’essere umano nei confronti della natura deve essere ispirato dalla convinzione che essa è un dono, che Dio ha messo nelle sue mani perché ne usi con amorevole cura (DDSC 263).
11) Tale comportamento richiede l’esercizio di un insieme di attitudini e di virtù individuali e sociali che facilitino la consapevolezza della fraternità di tutti gli uomini e dell’interdipendenza tra uomo e natura; questi atteggiamenti sono la manifestazione concreta della cura e dell’amore per tutte le creature (DDSC 263-264).
12) Bisogna sottolineare l’importanza che, per la cura dell’ambiente, riveste il principio della destinazione universale dei beni della terra (DDSC 264).
13) Il principio della destinazione universale dei beni della terra evidenzia la necessità di armonizzare le politiche dello sviluppo con le politiche ambientali, a livello nazionale e internazionale (DDSC 264).
14) La questione ecologica sottolinea anche il bisogno di collaborare allo sviluppo ordinato delle regioni più povere, così come la necessità di rispettare i diversi stili di vita (DDSC 265).
15) Dato che la questione ambientale ha ripercussioni planetarie, è necessaria per la protezione dell’ambiente la collaborazione internazionale, e risulta particolarmente opportuna la ratifica di accordi mondiali sanciti dal diritto internazionale (DDSC 266-267).
Il percorso, dai risvolti quanto mai ampi e diversificati, lascia intendere un orizzonte non raggiungibile in modo immediato; anzi, continuamente in progress, soprattutto per il fatto che la persona richiede un costante iter formativo per essere sempre più se stessa, in pienezza. E questo iter non può disattendere la dimensione profonda della persona costituita dai valori dello spirito.
4. Una “Charta deontologica dello sviluppo sostenibile”?
In occasione di un Convegno nazionale è stata definita e successivamente approvata una Charta che può costituire la base per una deontologia dello sviluppo sostenibile. Ecco il testo che, nella sua sinteticità, apre su una riflessione quanto mai appropriata:
-L’uomo e la natura sono in un indissolubile rapporto sinergico; l’uomo ha il dovere etico di essere attento custode dell’ambiente.
-Ogni intervento dell’uomo sull’ambiente dovrà tener conto di quanto sopra affermato e, quindi, essere realizzato secondo rigorosi principi di competenza scientifica, di valutazione socio-economica, di riflessione culturale.
-Nessuno può arrogarsi il diritto di porre in essere interventi secondo un’ottica meramente produttivistica.
-Nessuno può arrogarsi il diritto di dichiararsi pregiudizialmente contrario all’intervento umano sulla natura.
-Le problematiche dello sviluppo sostenibile dovranno essere affrontate prescindendo da emotività e da interessi ideologici e di parte.
-La conservazione della natura non potrà più essere intesa come statica: occorre maturare il concetto di conservazione dinamica.
-Per ogni opera umana si dovrà essere consapevoli dei fattori di squilibrio che essa introduce e prevedere precisi interventi di riequilibrio.
-Si dovrà rinunciare a quelle opere per le quali si valuti, oggettivamente, che i fattori di squilibrio siano talmente grandi da non poter essere sostenibili.
-La conservazione della natura dovrà sempre di più diventare preciso dovere di ogni uomo; si dovrà pertanto svolgere un’azione formativa costante in questo senso nella famiglia, nella scuola e nella società.
-La prospettiva dello sviluppo sostenibile, pertanto, dovrà essere quella della frugalità e della condivisione, per dar luogo ad una società eticamente orientata.
Il percorso delineato, con la forza della sintesi che traspare dalle affermazioni, intreccia continuamente persona e natura in modo da sollecitare un rapporto sempre più intenso e forte. Solo così l’uomo ritrova il proprio equilibrio e la natura la propria originaria missione.
5. Dieci sfide per la salvaguardia del creato
Al di là del fascino culturale tipico del numero “dieci”, le prospettive che seguono possono costituire un autentico “decalogo” che invita o richiama alla salvaguardia del creato. Persona e creato costituiscono i due termini di un binomio costantemente da declinare in vista di una simbiosi unica, e il cui traguardo è idilliacamente tracciato nella prima pagina della Bibbia. È da quella prospettiva che è possibile ricondurre l’attenzione di ogni persona ai seguenti apoftegmi:
-Ama e rispetta l’ambiente come te stesso. Tutto ciò che esiste rientra nel disegno della creazione; supera l’idea di sfruttamento delle risorse in un orizzonte di puro benessere.
-Non fare alle piante e agli animali ciò che non vuoi sia fatto a te. L’intera creazione è al servizio delle persone; usala con cura e moderazione perché serva anche alle generazioni future.
-Non sprecare, ma risparmia e ricicla. La sfida ecologica coinvolge l’intero pianeta; sii responsabile di uno sviluppo sostenibile per la società di oggi e di domani.
-Ricorda che la persona è al di sopra di tutto. La natura non è al di sopra o allo stesso livello di importanza delle persone; garantisci che la sua destinazione sia rispettata.
-Non buttare ovunque rifiuti. Il rapporto tra creatura e Creatore invita ad un uso ecologico della natura; non degradare l’ambiente per non disumanizzare la persona.
-Preoccupati dell’ambiente per la tua salute. La soluzione ai problemi ecologici risiede nel salvaguardare sempre la dignità e la salute dell’essere umano; educa a questa consapevolezza.
-Rispetta tutto ciò che ti circonda. La natura è un dono che Dio ha messo nelle tue mani; usala con amorevole cura perché risponda a tutte le tue attese.
-Ama la natura per amare di più la persona. L’interdipendenza tra uomo e natura è la manifestazione concreta dell’amore per tutte le creature.
-Da’ il buon esempio, e gli altri ti seguiranno. La destinazione dei beni della terra richiede di armonizzare le politiche dello sviluppo con quelle ambientali; fai opera di sensibilizzazione a livello nazionale e internazionale.
-Contribuisci a declinare il rapporto tra creato e globalizzazione. La questione ecologica impone di collaborare allo sviluppo ordinato delle regioni più povere nel rispetto dei diversi stili di vita; solo così creazione e globalizzazione possono interagire in vista di una soluzione positiva di tutti i problemi.
Il solo elenco può costituire di fatto un invito a prendere atto di un orizzonte di significato che si muove attorno alla ecologia. Confrontarsi con questi ambiti è raccogliere positivamente una sfida piuttosto articolata, ma organica e propositiva, i cui risultati si riflettono ancora una volta nello sviluppo integrale della persona.
6. Una “saggia ecologia” è quella che…
La presa di coscienza di quanto sopra evidenziato costituisce un punto di partenza e un pressante invito ad operare - da parte delle Istituzioni e di tutte le “agenzie” che vogliano ritenersi “educative” - in vista di una mentalizzazione aperta ad un’operatività che non si lascia prendere dalle mode ma si coinvolge in prima persona perché al centro è la… persona!
In questa linea si può, in sintesi, affermare che una “saggia ecologia” per la tutela del creato è tale quando ha la capacità di educare la persona e la società, e quindi è quella che:
-esorta ad un coraggioso esame di coscienza;
-offre occasioni di formazione e di informazione, con un dialogo aperto e senza precomprensioni;
-guarda la persona nella sua grandezza e integrità, per salvaguardarne la salute e lo sviluppo integrale;
-invita alla formulazione di leggi e disposizioni che evidenzino l’armonia tra persona e natura;
-rispetta l’ambiente perché come l’ha ricevuto lo sappia trasmettere “migliorato” (!) ad altri;
-compie una costante opera di monitoraggio e di controllo da attivarsi da parte delle Istituzioni responsabili;
-prende atto delle emergenze ambientali attivando studi e ricerche sulle condizioni da realizzare nel tempo;
-garantisce una informazione ampia e approfondita sui problemi e sui risvolti che li accompagnano;
-sollecita nuove forme di responsabilitàin ordine alle problematiche sempre emergenti;
-vive nella consapevolezza di contribuire alla preparazione di quei “cieli nuovi e terra nuova” dove tutto ritroverà il senso originario dato dall’impronta del Creatore!
7. Conclusione
Su queste considerazioni - fondate su quella saggia ecologia che è poi il corretto rapporto uomo-creato nella prospettiva antropocentrica cristiana - dovrebbe fondarsi l’azione educativa e informativa sui temi ambientali, veicolata dalla scuola e da tutte le altre agenzie educative, sotto un eventuale coinvolgente titolo come questo: “Chiare, fresche, dolci acque…” di petrarchiana memoria; oppure semplicemente: “Progetto ‘oro blu’” oggi più accattivante.
Occorre superare con urgenza l’approccio ideologico ed emotivo, catastrofista e distorcente, con il quale quasi sempre viene affrontata la questione ambientale. Un dialogo più aperto e senza precomprensioni tra cultura cristiana e laica può essere sorretto e guidato dalla piattaforma offerta dai contenuti sopra accennati, elaborati dalla Dottrina Sociale della Chiesa e da una serie notevole di studi e ricerche non sempre conosciute dagli interlocutori.
L’uomo non è il pidocchio del pianeta - come titolava la copertina di uno dei più diffusi settimanali italiani -; non è vero che la terra non possa più sostenere l’umanità, così come non è vero che l’umanità stia portando la terra alla distruzione: se l’uomo causa danni al creato è anche in grado di rendersene conto e di porvi rimedio, a patto che la sfida educativa non sia succube di sfrenati (o anche sottili) interessi economici che mirano solo al profitto. Se ne è ben accorta l’industria e il commercio: dalla sensibilità ecologica sempre più diffusa è scaturito un modo di sfruttare il marchio o il prodotto che nelle sue qualità si rifà (o per lo meno “dice” di rifarsi) al rispetto dell’ambiente! Una corretta formazione, fondata sull’etica e sulla scienza, è quella che oggi è da proporre, in spirito di lode, alle giovani generazioni.
Gli spunti per una riflessione - che richiede di essere ben più organica di quanto non si sia sintetizzato in questo scritto - sono partiti da alcuni termini di un linguaggio divenuto ormai abituale, per toccare momenti formativi che permettano alla persona di potersi realizzare, e sviluppare secondo un orizzonte culturale oggi meglio definito nei valori e nei suoi rischi e limiti.
Per rimanere nel contesto ecologico, si può concludere con riferimento ad un antico proverbio arabo che afferma: “Se vuoi tracciare un solco diritto, attacca il tuo aratro ad una stella!”. L’espressione nella sua plasticità rinvia ad una stella, quella dell’educazione, che sempre deve costituire l’orizzonte di riferimento perché ogni scelta che riguarda il dispositivo ecologico costituisca un elemento essenziale a servizio della natura e quindi della persona, di ogni persona, in ogni cultura.