MENSE SCOLASTICHE, SAVE THE CHILDREN: DIFFERENZE ENORMI DA COMUNE A COMUNE. UNA PETIZIONE AL SINDACO DI VIGEVANO

Mag 15th, 2014 | Di cc | Categoria: Spazio ai Ragazzi

Mense scolastiche, Save the Children, monitoraggio in 36 comuni:
differenze enormi nei criteri di accesso e nelle tariffe con rischio
discriminazione per molti bambini.
A Vigevano, Brescia e Campobasso le peggiori prassi, a Genova e Bari le
migliori prassi
E su Vigevano da oggi una petizione online di Save the Children
(www.illuminiamoilfuturo.it/petizione) per chiedere al Sindaco mensa
gratis a scuola per i bambini più disagiati. L’iniziativa nell’ambito
di “Illuminiamo il Futuro”, la Campagna di Save the Children per dare
educazione e speranza a migliaia di bambini in povertà educativa

La mensa non è uguale per tutti. Su 36 comuni presi in esame[1], dal
nord al sud Italia, rispetto ai servizi di refezione scolastica delle
scuole primarie, ogni comune si regola diversamente per le tariffe, le
eventuali esenzioni o riduzioni e in caso di morosità: Vigevano,
Brescia e Campobasso le prassi peggiori, con le rette tra le più alte
d’Italia, nessuna esenzione anche per famiglie in difficoltà ed
esclusione immediata del bambino dalla mensa in caso di morosità dei
genitori.

Sono alcune delle evidenze del “Monitoraggio dei servizi di refezione
scolastica nei maggiori comuni italiani”[2], realizzato per il secondo
anno da Save the Children e diffuso oggi, nell’ambito della campagna
“Illuminiamo il Futuro” per dare educazione e speranza ai bambini
stretti nella morsa delle povertà: 3 settimane di sensibilizzazione e
raccolta fondi fino al 1° giugno, anche attraverso l’sms 45509
(www.illuminiamoilfuturo.it).

“La presenza della mensa a scuola concorre a garantire un’adeguata
offerta di servizi e opportunità formative per un bambino. Per questa
ragione Save the Children ha deciso per il secondo anno di realizzare
un monitoraggio delle mense nei principali comuni e ha voluto
includere le mense nell’Indice di povertà educativa IPE diffuso ieri,
in occasione del lancio della campagna Illuminiamo il Futuro, a
contrasto della povertà educativa in Italia. L’Indice segnala una
diffusione del servizio che varia da regione a regione, con gravi
carenze in alcune di esse. Il presente monitoraggio documenta invece
la varietà e diversità dei criteri di accesso, anche laddove il
servizio mensa sia disponibile, con il risultato che un bambino, a
seconda del territorio in cui vive, può avere o non avere la mensa a
scuola oppure averla ma magari troppo costosa per la sua famiglia”,
spiega Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa Save the
Children Italia, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita
dei bambini e difendere i loro diritti.

“La mensa scolastica deve diventare un diritto di base garantito a
tutti i bambini, secondo standard di qualità certificati”, prosegue.
“Il momento del pasto alla mensa scolastica è estremamente importante
per ogni bambino e in particolare per chi vive in condizioni di
povertà, perché garantisce un pasto completo almeno una volta al
giorno, è una occasione di convivialità, di educazione alimentare,
oltre a permettere l’apertura pomeridiana della scuola e il contrasto
alla dispersione scolastica ”.

Le differenze dei requisiti per essere ammessi a mensa

A Vigevano, Brescia, Adro, Trento, Padova, Parma, Campobasso, Salerno e
Palermo non è prevista l’esenzione dal pagamento della quota di
contribuzione al servizio mensa pur in presenza di redditi molto bassi
o di situazioni di disagio per le famiglie non prese in carico dai
servizi.

Ma anche in quei comuni dove l’esenzione è prevista, nè i criteri nè
la soglia di accesso sono omogenei. Si va da un’esenzione basata su un
tetto ISEE[3] di 0 Euro a Perugia fino a Potenza che prevede
un’esenzione completa per i nuclei con ISEE fino a 8.000,00 Euro e
Trieste fino a 7.250 Euro.

Alcuni comuni inoltre prevedono esenzioni dal pagamento per famiglie
particolarmente svantaggiate, in cui sia sopravvenuta per esempio una
disoccupazione, come nel caso dei comuni di Genova, Bari e Cagliari. I
comuni di Verona, Reggio Emilia, Vigevano, Brescia, Genova, Napoli,
Perugia, Torino, Aosta, Udine, Catania e Sassari esonerano dal
pagamento della mensa i minori segnalati dai servizi sociali. Nel caso
di Genova ne sono esenti anche i figli di rifugiati o di famiglie
particolarmente numerose, come previsto anche dai comuni di Verona,
Ancona e Bari. A Lecce non pagano la mensa anche i bambini delle
comunità rom, al fine di favorirne l’integrazione.

Rispetto al quantum della contribuzione, benché tutti i comuni mappati
prevedano una modulazione delle tariffe in base al reddito[4] e a
particolari condizioni del bambino (per esempio in adozione,
affidamento o segnalato dai servizi sociali) e della famiglia saltano
all’occhio le notevoli differenze da città a città. Si va da una
tariffa minima mensile di 5 Euro a Napoli, 7 Euro a Salerno fino a 72
Euro a Vigevano, 66 Euro a Brescia e 53 Euro a Campobasso.

In generale, rispetto al monitoraggio effettuato l’anno scorso, non si
riscontrano aumenti significativi di tariffe con l’eccezione di Udine,
+15% e di Catanzaro dove le rette, pur restando nella media, sono
raddoppiate.

Si conferma invece anche quest’anno per la maggioranza dei comuni - 25
su 36 - la cattiva prassi di escludere da esenzione o riduzione della
contribuzione i bambini non residenti nel comune di riferimento[5].

“In considerazione del fatto che tutti i minori sono titolari degli
stessi diritti, il criterio della residenza può avere effetti
stessi diritti, il criterio della residenza può avere effetti
discriminatori nei confronti dei bambini che non risiedono in quel
territorio, che poi, spesso, sono figli di genitori migranti o
provengono da famiglie più in difficoltà che vivono fuori dei centri
cittadini”, spiega Antonella Inverno, Responsabile Area Legale di Save
the Children Italia.

E tornano in evidenza anche quest’anno i casi di esclusione dei bambini
dal servizio di refezione nel caso di genitori morosi nei pagamenti,
nei comuni di Vigevano, Brescia, Adro, Crotone, Campobasso e Lecce.

Particolarmente critica la situazione a Vigevano, dove basta che una
sola retta non sia pagata perché il bambino venga escluso dalla mensa
e dove il debito contratto dai genitori di un alunno viene considerato
un “debito familiare”, con la conseguenza che tutti i fratelli vengono
esclusi dal servizio, anche se la morosità riguarda solo uno di loro.

“La cattiva prassi dell’esclusione dei bambini dal servizio mensa
laddove i genitori non siano in regola con il pagamento trasforma il
pasto da fattore di integrazione a occasione di stigmatizzazione. A
Crotone, per esempio, i bambini sono costretti a scegliere fra
consumare i pasti, spesso un panino, in aula da soli o lasciare
l’edificio. Ciò amplifica la percezione dei divari sociali e il senso
di esclusione nei bambini. E’ giusto richiedere il pagamento laddove
ci sia una morosità, ma la rivalsa nei confronti dei genitori va
esercitata in altro modo, non deve pesare sui bambini”, prosegue
Antonella Inverno.

“Incrociando e raffrontando i risultati del monitoraggio i comuni di
Vigevano, Brescia e Campobasso si segnalano per le peggiori prassi”,
commenta Raffaela Milano. “Hanno tra le tariffe mensili più alte
d’Italia, non prevedono alcun tipo di esenzione per redditi più bassi
e nonostante ciò e la mancanza di agevolazioni i minori figli di
genitori morosi vengono esclusi dall’accesso al servizio[6]. Al
contrario è apprezzabile l’approccio positivo e inclusivo dei comuni
di Genova e Bari che applicano criteri agevolativi a sostegno delle
famiglie più in difficoltà”.
La petizione al Comune di Vigevano

E rispetto a Vigevano Save the Children ha deciso di sostenere alcuni
genitori e di promuovere una petizione online
(www.illuminiamoilfuturo.it/petizione) rivolta al Sindaco del comune,
in cui si chiede che la mensa a scuola sia gratuita per i bambini più
poveri e che sia ritirata la delibera 51/2012 che impone alle famiglie
con i redditi più bassi il pagamento del servizio e stabilisce che
basta che non si paghi anche una sola retta (120€ a fascia massima)
perché il bambino sia escluso dal servizio e costretto a consumare il
pranzo portato da casa in una stanza separata, lontano dai propri
compagni o addirittura a tornare a casa.

“Vigevano si segnala in negativo fra i comuni monitorati per dei
criteri di accesso al servizio di refezione così restrittivi e
penalizzanti da diventare discriminatori nei confronti dei bambini di
famiglie in difficoltà. Si tratta di decisioni che ledono il diritto
all’istruzione e alla salute, sancito dalla Convenzione Onu sui
Diritti dell’Infanzia”, spiega ancora Antonella Inverno.

“La petizione si inserisce nella campagna Illuminiamo il Futuro
lanciata da Save the Children per contrastare l’allarmante deficit di
opportunità educative per le nuove generazioni. L’obiettivo
dell’iniziativa è fare pressione sull’amministrazione di Vigevano ma
anche promuovere un cambiamento a livello nazionale: il servizio
mensa deve essere garantito gratuitamente a tutti i bambini in
condizioni di povertà, su tutto il territorio nazionale. Vogliamo che
l’accesso alla mensa sia considerato un livello essenziale delle
prestazioni sociali per l’infanzia, nel rispetto del titolo V della
Costituzione”, conclude Raffaela Milano.

Uno specchietto con le migliori e peggiori prassi è al link:
http://we.tl/sUYrdcr0Ko

Foto di bambini e famiglie in situazione di disagio, dei punti luce di
Save the Children, dei testimonial della campagna “Illuminiamo il
Futuro” (Cesare Bocci, Alessio Boni, Gianrico Carofiglio, Simona
Cavallari, Irene Ferri, Alessandro Florenzi, Vinicio Marchioni, Anna
Valle) e la locandina della campagna al link:
http://media.savethechildren.it/?c=151&k=9a50a6b712

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