‘O mare: “nun l’aggio mai visto”

Mag 5th, 2014 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura

Maculatina non si poteva considerare più una piccirella. Aveva dodici anni e non seguiva più il branco int’ovico dove abitava in un basso. Alta per la sua età, lo sembrava ancora di più per quel camicione celeste che gli giungeva fin sopra i piedi e da cui si separava raramente. I capelli tagliati corti alla maschietto erano di un biondo cenere sotto cui splendevano due occhi nocciola che alla luce del sole diventavano incredibilmente di un verde cupo. I lineamenti erano molto aggraziati e la carnagione leggermente ambrata. Naturalmente era magra, dovendo condividere il desco con un numero imprecisato di commensali. Maculatina era infatti figlia di donna Concetta, portiera di un palazzo int’ovico, e a volte, in sostituzione della madre, “buttava la voce” e faceva echeggiare il nome della persona nel cortile perché negli anni’50 il citofono non esisteva ancora. Spesso però non c’era un motivo preciso. Chiamava soltanto per vedere se il giovane abitante al terzo piano era in casa e poteva salire per fare quattro chiacchiere con lui, seduti in mezzo alle scale. Gli faceva delle domande e lui rispondeva con monosillabi perché aveva soggezione di lei che era più grande di qualche anno. Erano incontri innocenti anche se, a pensarci oggi, gli occhi straordinari di quella piccola adolescente dovevano già aver visto tante cose… Al giovane abitante piaceva l’idea di star seduti insieme a parlare e anche a stare zitti, perché Maculatina ogni tanto si isolava perdendosi nei suoi pensieri. Cingeva con le esili braccia le ginocchia, se le portava sotto il mento, vi poggiava la testa e cominciava a vagare nel suo universo. Una volta il giovane abitante le chiese a che cosa pensasse quando faceva così. Lei lo guardò, sorrise e gli rispose: “A niente”. Stava bene con Maculatina e lei con lui. Quello scambio di emozioni, quelle reciproche consapevolezze, quei silenzi il giovane abitante non li ha mai più rivissuti nel coso degli anni. In un caldo pomeriggio di luglio, dopo parecchi minuti che non si erano scambiati una parola, gli accarezzò un braccio già abbastanza abbronzato e gli chiese se stava andando a fare i bagni. Il giovane abitante  le rispose di si. Non disse nulla per qualche minuto, poi, quasi sussurrando gli confidò: “Un giorno di questi mi piacerebbe andare al mare. Non l’ho mai visto…” Quando il giovane abitante rientrò in casa si accorse di avere il viso bagnato di lacrime. Tutta la infelicità di quelle parole, “nun l’aggio mai visto”, gli era penetrata fin dentro al cuore lasciandoci una profonda ferita e destando nell’animo una gran rabbia per un vago sentore di ingiustizia che avvertiva senza tuttavia averne chiare le cause. La  famiglia del giovane abitante lasciò la casa del palazzo int’ovico quando Maculatina aveva sedici anni. L’anno dopo morì di leucemia. Il giorno che il giovane lo seppe, parecchio tempo dopo, la prima cosa che gli venne in mente fu se avesse fatto a tempo a vedere il mare, gli sembrò di avvertire la sua carezza lieve sul suo braccio, e non pianse.

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