La Porta Occidentalis e il Santuario fuori le mura
Apr 28th, 2014 | Di cc | Categoria: Scuola e GiovaniPresentazione delle scoperte dell’Università Suor Orsola Benincasa
nel cantiere di scavo della Casa di Marco Fabio Rufo
L’esistenza di un santuario extraurbano ubicabile in prossimità del vicus pubblicus esistente, fuori dall’area del pomerium, e collegato al tratto occidentale delle mura urbiche della città e la presenza di una Porta Occidentalis (posterula) di accesso alla città, in asse con via di Nola e Porta di Nola all’interno di un arco cronologico coevo ascrivibile tra III e II secolo a.C. Sono queste le ultime scoperte emerse dagli studi dei ricercatori dell’Università Suor Orsola Benincasa, coordinati dall’archeologo Mario Grimaldi e da Umberto Pappalardo, direttore del “Centro Internazionale per gli Studi Pompeiani Amedeo Maiuri” del Suor Orsola.
Due grandi novità inserite in un’idea progetto di restauro, valorizzazione e soprattutto di successiva fruizione della Casa di Marco Fabio Rufo che l’Università Suor Orsola Benincasa presenterà Martedì 29 Aprile alle ore 15.30 nella Sala Consiliare del Comune di Pompei in occasione del convegno dedicato al tema“Pompei tra Archeologia, religiosità e turismo. Progettando la Pompei del XXI secolo: identità e futuro”.
Al convegno, che sarà aperto da Aldo Aldi, Commissario prefettizio del Comune di Pompei, da Umberto Pappalardo, direttore del “Centro Internazionale per gli Studi Pompeiani Amedeo Maiuri” dell’Università Suor Orsola Benincasa e dall’Arcivescovo di Pompei, Tommaso Caputo, prenderanno parte Massimo Osanna, Soprintendente Archeologo di Pompei, Rosaria Ciardiello, docente di Antichità pompeiane all’Università Suor Orsola Benincasa, Mons. Pietro Caggiano, direttore del Santuario “Beata Vergine del Rosario” di Pompei, Paola Villani, presidente del Corso di Laurea in Progettazione e gestione del Turismo culturale dell’Università Suor Orsola Benincasa, Maria Rosaria Napolitano, docente di Economia e gestione delle Imprese all’Università del Sannio, e Mario Grimaldi, docente di Geoarcheologia e coordinatore degli scavi archeologici del Suor Orsola a Pompei.
Il Progetto “Case sulle mura dell’Insula Occidentalis”: una nuova area di fruizione a Pompei - A cura di Mario Grimaldi
Dal 2004 l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, sede sin dal 1997 dell’unica cattedra italiana specificamente dedicata all’ “Archeologia Pompeiana” e presente a Pompei con il “Centro Internazionale per gli Studi Pompeiani Amedeo Maiuri”, è presente a Pompei con un progetto di studio e ricerca condotto su due aree di grande interesse per la comprensione dello sviluppo urbanistico dentro e fuori le mura di Pompei: le aree occupate a sud della Porta Marina (villa Imperiale, Granai) e nell’Insula Occidentalis.
In particolare negli ultimi anni l’Università Suor Orsola Benincasa ha posto il progetto Pompei - Insula Occidentalis al centro delle proprie iniziative in questo settore della ricerca, impegnando i propri laboratori e il proprio personale tecnico e scientifico .
Le attività d’indagine archeologica con scavi stratigrafici sono partite nel 2004 nell’area del giardino della Casa di Marco Fabio Rufo, con l’obiettivo di documentare e studiare quest’area del tratto occidentale di Pompei in tutti i suoi aspetti urbanistici, architettonici, decorativi e sociali.
Illustri storici avevano, infatti, da tempo intuito l’importanza di tale area per la comprensione urbanistica esistente tra le porte urbiche, quella di Ercolano e della Marina, le mura occidentali, le abitazioni e una delle strade più importanti della città, via di Nola. La storia degli scavi e degli studi sulle case dell’Insula Occidentalis trova uno degli esempi più significativi proprio nella Casa di Marco Fabio Rufo, per la sua pozione centrale e quale terminale urbanistico dell’importante Via di Nola, in quanto risente di tutti quegli elementi che hanno caratterizzato l’indagine in questa parte di città.
È per questo che l’Università Suor Orsola Benincasa nel 2004 ha avviato il suo progetto di ricerca all’interno e all’esterno della casa articolandolo in due diversi aspetti, da un lato una ricostruzione dei precedenti dati di scavo e una ricontestualizzazione delle pitture asportate in età borbonica e dall’altro, una nuova campagna d’indagini archeologiche mediante la realizzazione di saggi stratigrafici condotti all’interno del giardino della casa. Esso, di complessivi mq 1.581, è situato ad ovest della casa, a ridosso delle mura urbane, realizzate in opera quadrata in calcare del Sarno e ivi visibili in parte.
Durante i dieci anni di campagne di scavo condotte fino ad oggiAggiungi un appuntamento per oggi sono stati aperti 13 saggi, posizionati nell’area del giardino secondo quanto riportato in pianta.
Si è infatti considerata la casa all’interno dell’impianto urbanistico, ponendola in relazione con le abitazioni adiacenti di Maius Castricius a sud e del Bracciale d’Oro a nord nonché con la fascia edificata compresa tra la Porta Ercolano ed il Vico dei Soprastanti.
In aggiunta e parallelamente all’azione di scavo è stato previsto un intenso programma di rilevazione con metodologia scanner (laser e a luce strutturata) delle testimonianze murarie presenti oggiAggiungi un appuntamento per oggi nonché del sistema di canalizzazione individuato nell’area già oggetto di indagine. L’elaborazione di tali modelli ha permesso un primo studio della tipologia e delle caratteristiche strutturali dei moduli abitativi di questo particolare tratto della città.
Gli studi con scapositions e digitalizzazione 3D
Le attività di digitalizzazione tridimensionale della Casa di Marco Fabio Rufo sono state pianificate in modo da produrre un primo modello generale del sito archeologico oggetto d’intervento, al quale rapportare fasi successive di acquisizione dettagliate su porzioni specifiche del monumento e delle aree di scavo. Durante la campagna del 2013 sono state realizzate 20 scanpositions distribuite lungo una poligonale che si sviluppa esternamente intorno l’area antistante le mura, a distanze variabili rispetto le strutture, e internamente lungo il percorso di collegamento dei diversi ambienti.
Le acquisizioni esterne in particolare sono state finalizzate, oltre alla definizione delle geometrie generali degli edifici, alla documentazione delle parti basamentali delle mura in corrispondenza del saggio di scavo, in modo da poterne contestualizzare planimetricamente e altimetricamente rispetto all’intero impianto strutturale del monumento.
Le scanpositions interne alla casa sono state realizzate, in questa prima campagna di rilievo 3d, in corrispondenza di alcuni tratti delle mura riconoscibili tra i setti di compartimentazione dello spazio d’epoca successiva.
Particolare rilevanza è stata data alla digitalizzazione delle superfici murarie in corrispondenza dell’arco visibile nel corridorio realizzato all’interno e in fase, con la cortina muraria in tufo grigio ascrivibile alla fase di III secolo a.C., di rinforzo e ripristino della precedente fase in calcare delle fortificazioni. Qui sono state realizzate riprese atte a documentare con esattezza i piani orizzontali anche in riferimento al sottostante ambiente e alla rampa.
Da questo duplice lavoro, dentro e fuori la casa, delle fasi costruttive e degli apparati decorativi della Casa di Marco Fabio Rufo nonché delle nuove evidenze archeologiche rinvenute nel giardino, se ne ricava un quadro molto più articolato e stratificato delle fasi di occupazione delle mura da parte delle prime case dell’Insula Occidentalis inquadrabile in un arco cronologico, risalente alla metà del II secolo a.C., completamente trasformato dall’occupazione coloniale dell’area in età sillana, post 80 a.C., allo scopo di ricostruire un modello di occupazione e sviluppo in questo lato di Pompei.
I risultati della ricerca e le nuove scoperte
Le indagini condotte sin qui nell’area del giardino della Casa di Marco Fabio Rufo hanno infatti dimostrato altresì la presenza di particolari realtà di enorme valore conoscitivo per la conoscenza delle fasi di vita della città di Pompei, quale ad esempio la collocazione di quanto ipotizzato e poi accantonato per lo stato della ricerca del tempo da Amedeo Maiuri.
Si pensi all’identificazione del vano d’apertura, presente e visibile nel corridoio, realizzato in fase con le mura in tufo grigio di una porta minore (posterula) occidentale nelle mura urbiche in asse con la via superiore delle Terme e via di Nola.
L’esistenza di una Porta Occidentalis sarebbe da porre dunque in relazione alla realizzazione della seconda cortina interna delle mura in tufo grigio adoperate e realizzate per ripristinare la precedente cortina in calcare, alla quale si congiungono in più tratti (Casa di Maius Castricius, Villa imperiale), in fase con la creazione di uno specus per la conduzione esterna dell’acqua reflua proveniente dal sistema di pendenze dell’incrocio di vie che proprio dinanzi l’ingresso della Casa di Marco Fabio Rufo, trovano il loro punto di espurgo.
La Porta Occidentalis, o posterula, ben rientrerebbe anche nella ricostruzione epigrafico-urbanistico composta dalla famosa iscrizione Ve 25, e dal punto di osservazione visibile sul tratto nord del muro con semicolonne, finestra triangolare, posta al di sopra della cortina di III fase sannitica.
Dal punto di vista urbanistico la presenza della Porta Occidentalis meglio spiegherebbe la presenza del vicus pubblicus poi privatizzato in età imperiale e sicuramente preesistente alla suddivisione in aree private di età romana così come dimostrato dalle nostre indagini.
A tale ricostruzione si aggiunga l’elemento emerso con forza durante le ricerche nell’area in oggetto della comprovata esistenza di un edificio pubblico, verosimilmente un santuario extra moenia di età, databile per i materiali rinvenuti in dispersione al III – II secolo a.C., a cui va associato il rinvenimento di un’iscrizione osca che espressamente celebra la realizzazione di un’opera pubblica rinvenuta dal De Caro riutilizzata all’interno dell’ambiente.
In conclusione le nuove ricerche condotte nell’area esterna delle case dell’Insula Occidentalis nell’ultimo decennio comprovano l’esistenza nell’area in oggetto di un santuario extraurbano ubicabile in prossimità del vicus pubblicus esistente, fuori dall’area del pomerium, e collegato al tratto occidentale delle mura urbiche della città in fase con la presenza di una Porta Occidentalis (posterula) di accesso alla città, in asse con via di Nola e Porta di Nola all’interno di un arco cronologico coevo ascrivibile tra III e II secolo a.C.
Gli studi e le ricerche condotte sinora in quest’area hanno così il duplice scopo di aggiungere un altro tassello alla storia di questa parte di città e di tentare di avviare un processo graduale, in piena sinergia con gli organi competenti preposti, che miri al restauro, alla valorizzazione e soprattutto alla successiva fruizione della casa in oggetto e di questo tratto delle mura rendendole per la prima volta visitabi
li ad un grande pubblico.
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