Gravi minacce agli “sbirri di merda”, il Coisp: “Ecco il frutto di indiscriminate criminalizzazioni e irresponsabili atteggiamenti persecutori di chi cerca solo vendetta e nega agli altri i diritti che pretende per se stesso”.

Feb 2nd, 2014 | Di cc | Categoria: Sindacato

Carissimi Sbirri di merda, a voi tutti e al vostro capo di sindacato fascistone, siete dei grandi

bastardi, ricchioni e cornuti. Sapete fare le prepotenze alle persone indifese, fanno bene a napoli dove

vi mettono la canna della pistola in bocca e vi fanno saltare il cervello, VERRA’ IL GIORNO CHE

VERREMO A PRENDERVI A CASA UNO AD UNO”.

“Questo splendido esempio di stile inviato alla nostra Segreteria Nazionale lo dobbiamo, nella pratica,

al non meglio noto signor Marco Rossi [mailto:pitti12@yahoo.it] ma, questo come centinaia di altri

esempi di minacce, ingiurie, e quant’altro, di fatto sono il frutto di insistenti attività che

producono solo indiscriminate criminalizzazioni, irresponsabili atteggiamenti persecutori di chi

cerca solo vendetta invece che pace e, trincerandosi dietro al dolore del lutto cui si deve tutto il

rispetto possibile, pretende però di poter negare agli altri quegli stessi diritti cui si è appellato

per cercare verità e giustizia”.

Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia,

commenta numerosi fatti seguiti, in questi giorni, a nuove e diverse notizie e servizi giornalistici

attinenti a vicende giudiziarie che hanno coinvolto personale della Polizia di Stato divenendo dei

“casi mediatici”. Commenti pubblici e non, alcuni al limite della diffamazione e dell’ingiuria,

ed anche minacce gravi esplose, ancora una volta, dopo le ennesime ricostruzioni giornalistiche tese

a far passare il chiaro ed innegabile messaggio che i Poliziotti in questione siano tutti carnefici senza

speranza e senza diritto alcuno a vedere applicati loro come agli altri cittadini leggi e regolamenti.

“Tutte persone che – insiste Maccari – in realtà sono esseri umani esattamente come gli altri e che,

anzi, dopo aver commesso degli errori ed aver pagato caro il conto, e proprio per aver passato le pene

dell’inferno con se stessi e con gli altri, con ogni probabilità saranno proprio quelli di cui ci si potrà

fidare maggiormente in futuro dal momento che non si tratta certo di criminali conclamati,

ma di gente che da sempre serve degnamente lo Stato con carriere che lo provano. Ancora una volta

non vogliamo, COME NON ABBIAMO MAI VOLUTO (al di là di quello che i media si ostinano

a tralasciare di spiegare) contestare la necessità e l’importanza di fare chiarezza e giustizia rispetto

ad episodi tragici e dolorosi, né criticare i procedimenti e le decisioni con cui si è giunti a pronunce

giudiziarie incontestabili e che devono essere rispettate. Ma continuiamo a chiederci quale sia

il concetto di giustizia che alberga nelle menti di alcuni. Giustizia non è insistere a dare addosso a

qualcuno fino a che non ci si sente appagati, infierendo fino a che non si distruggano vite di intere

altre famiglie andando oltre il limite di quanto è stabilito persino nel nostro ordinamento”.

Ufficio Stampa Co.I.S.P. Nazionale - Responsabile: Olga Iembo Collaboratori: Antonio Capria

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“Continuiamo a sottolineare – prosegue il Segretario Generale del Coisp – che chi dei nostri colleghi

Poliziotti si è trovato nell’errore non solo ha pagato, ma ha scontato anche la virulenta e pervicace

volontà di chi ha puntato a tramutarlo nell’esempio che chi veste la divisa vive secondo la convinzione

e l’incomprensibile desiderio di esercitare prepotenza e violenza contro i cittadini. Ha scontato

e sconta ancora atteggiamenti che rasentano pericolosamente l’accanimento anche giudiziario,

perché è pur lecito che il dubbio sorga quando qualcuno viene mandato in una cella di isolamento

anche se per legge non dovrebbe neppure entrare in galera, o quando per qualcuno si continua

a voler promuovere un procedimento dopo l’altro solo perché con quelli precedenti non si è ottenuto

il risultato desiderato, o no?”.

“Continuiamo da ultimo a difendere il nostro corretto e leale operato - conclude Maccari -, perché

non ci sogneremmo mai di dire che chi ha cercato giustizia ed equità per se stesso ha fatto male,

e però diciamo, eccome, che non si può criticarci o impedirci di chiedere giustizia ed equità

per i Poliziotti italiani. Chi indossa la divisa ha un onere in più, certo, quello di incarnare il simbolo

dello Stato, ma rimane un essere umano con le sue debolezze e tutte le sue fragilità e molti,

ma molti più problemi degli altri… forse necessiterebbe piuttosto di un pizzico di considerazione

in più ed un minimo di rispetto in più proprio per quel peso schiacciante che ogni giorno porta

in spalla, invece di doversi continuamente scontare con ‘l’affettuoso atteggiamento’ che la mail

citata rappresenta alla perfezione. Il nostro diritto a pretendere la corretta applicazione delle leggi

è forse affievolito perché indossiamo la divisa? Il nostro diritto a difendere l’onorabilità nostra

e della Polizia è forse affievolito perché indossiamo la divisa? E’ giusto gridare allo scandalo

e tacciarci delle più vergognose accuse, offendendoci pesantemente e insistendo a dire bugie,

parandosi sistematicamente dietro al più rispettabile lutto proprio ed altrui, solo perché insistiamo

a sostenere che una volta ottenuta chiarezza e giustizia bisogna fermarsi e dire basta a tutto questo

odio ed a questa ricerca di vendetta? E’ giusto fare finta di non vedere che queste continue

provocazioni, queste continue criminalizzazioni, queste ingiuste pretese di conseguenze devastanti

neppure previste per i colleghi, hanno il pericoloso effetto di spargere a piene mani il gene dell’odio

verso le divise e, nelle menti di qualcuno, assumono poi la forma della minaccia rappresentando

una vera e propria istigazione alla violenza? Chi non fa che parlare continuamente di giustizia,

pretendendo di sapere e di imporre agli altri il proprio concetto di cosa sia giusto e cosa no,

dovrebbe rispondere a queste domande”.

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