Domani verrà…
Gen 21st, 2014 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Un incontro tra leader politici, sebbene a capo di schieramenti opposti, è un qualcosa di usuale nelle normali relazioni tra partiti e, in democrazia, dovrebbe essere una prassi del tutto comune. Quello avvenuto sabato sera tra Renzi e Berlusconi rappresenta invece un evento tanto eccezionale da risultare sostanziale per cambiare l’orizzonte politico del nostro Paese.
Infatti, eliminando ogni sorta d’ipocrisia e populismo dobbiamo prendere atto, per i temi trattati e per ciò che i due rappresentano, di trovarci al cospetto di un fatto del tutto nuovo che, di colpo, potrebbe riportare la nostra malandata Italia nell’alveo della normalità democratica, con buona pace di quelli che alla ragion politica preferirebbero il suono cupo delle campane del giustizialismo e della negazione del diritto di rappresentatività.
A Renzi va riconosciuto il coraggio di non aver chiuso gli occhi di fronte a una realtà ben più complessa di quella che alcuni vorrebbero fosse. Silvio Berlusconi rappresenta una buona parte dell’Italia, parte che si riconosce direttamente in lui e nel suo disegno politico e non può essere dimenticata o racchiusa nel recinto dei “non aventi diritto alla parola”. Questo con buona pace dei suoi nemici (e non solo avversari).
Il Segretario del Pd con spirito concreto e ignorando i tuoni e fulmini che si alzano da più parti nel suo stesso schieramento ha tirato avanti e sta costruendo un proprio personale patrimonio di credibilità seppur ancora tutto da consolidare.
Da parte sua al Cavaliere gli è stato ridato, proprio nel massimo momento di difficoltà, il ruolo che gli compete riportandolo al centro della scena politica, quella scena che per un attimo gli era stata tolta non dagli elettori ma da procedimenti giudiziari sui quali, comunque, si addensano nubi di perplessità.
I temi discussi nell’incontro sono gli stessi che Berlusconi per anni ha cercato di perseguire: governabilità garantita, azioni di governo non limitate dai veti di minuscoli partiti, iter legislativo più rapido. Obiettivi troppo spesso mancati per colpa, è il caso di dirlo, di una contrapposizione non politica, ma personale verso il leader del centro destra. Chi mai avrebbe pensato fino a poche settimane fa che i due partiti di maggior peso avrebbero potuto avere un incontro al vertice al termine del quale fossero usati termini quali “profonda intesa” e “accordo sulle riforme”?
Oggi ci siamo.
Se al giovane Matteo va il merito di aver agito senza la nebbia dell’odio negli occhi, al vecchio leone va riconosciuto di aver tenuto duro dimostrando la propria statura di uomo politico entrando nel palazzo di chi lo aveva politicamente fucilato pronto a discutere temi fondamentali per il Paese senza se e senza ma.
I due leader sono ad un passo dal cambiare le regole del gioco, e, di fatto, stanno chiudendo una stagione fatta di odio e rancori, una stagione che ha visto l’Italia divisa sui nomi più che sulle idee, sul gossip più che sulla politica. Nei commenti a caldo qualcuno ha definito questo incontro come la fine della seconda Repubblica, forse è una valutazione troppo ottimistica considerando i tanti che in queste ore stanno affilando le armi per opporsi, in maniera palese o meno, al percorso intrapreso. Da una parte quelli che dell’antiberlusconismo avevano fatto ragione di vita, dall’altro chi credendo il Cavaliere al capolinea l’aveva abbandonato con giustificazioni piuttosto forzate. E poi ci sono i mini partiti che cercheranno in ogni modo di sopravvivere alla mannaia rappresentata dall’asticella dello sbarramento alla Camera posta troppo in alto e le lobbie trasversali che avevano puntato su un diverso assetto economico politico.
Difficoltà con le quali adesso i due dovranno fare i conti. Sempre che non vi sia qualche altra sorpresa giudiziaria a frenare il corso degli eventi. Di certo al Paese è offerta l’occasione di fare un passo importante affinché il domani possa essere una speranza e non un incubo.
Edoardo Barra