Le statistiche parlano chiaro. Otto milioni e mezzo di italiani fanno abuso di alcol, di cui 750 mila adolescenti. L’età media del primo bicchiere è 12 anni e mezzo, e il 54,6% dei ragazzi tra 15 e 19 anni ha già provato almeno una sbornia pesante. Questi dati sono lampanti, basta fare un giro nelle principali piazze italiane, dove è facile trovare ragazzini, da soli, o con amici, ma sempre in compagnia di qualche bottiglia. Qual è il motivo di quest’abuso? Gli studiosi pensano che l’alcol per gli adolescenti sia come un rito di passaggio, un carburante per superare la timidezza. A differenza di qualche anno fa, dove i giornali erano ricchi di articoli su giovani che facevano uso di droghe e spinelli, i ragazzi d’oggi hanno scoperto che l’alcol non solo è meno costoso e più riservato, ma ha anche effetti simili alla droga. Il peggio ormai non accade più solo fuori casa, ma dentro casa, con i libri aperti sulla scrivania, alle 5 del pomeriggio. I ragazzi studiano in compagnia di liquori, amari e rum. E’ proprio ciò che succede in tantissime case italiane. A chi dare la colpa? Ai genitori poco attenti, che, presi dal troppo lavoro, lasciano i figli soli; ai gestori di locali che forniscono alcol anche ai minorenni, interessati al solo guadagno; o ai mass-media che non fanno abbastanza uso del loro potere mediatico per combattere questo problema? Una cosa è certa, da parte di tutti c’è bisogno di più senso di dovere e responsabilità. Bisognerebbe riprendere in mano le redini per educare in modo giusto e corretto coloro che rappresentano il futuro di questo mondo.Elda Pirozzi