GOVERNARE L’ITALIA SENZA FARE “AMMUINA”
Gen 16th, 2014 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura
Sara’ stato pure un falso storico quel “facite ammuina” - “fate confusione”- previsto nel regolamento della Real marina del Regno delle due Sicilie, intorno all’anno 1841, ma in quanto ad efficacia immaginifica, tanto di cappello all’anonimo inventore. Il “facite ammuina” doveva servire ad impressionare il nemico, a sconcertarlo sulle effettive capacità belliche dell’avversario e a farlo desistere da ipotesi d’attacco. Insomma, una presa in giro. A vedere certe situazioni e posizioni della politica italiana, sembra che quell’ipotetico imperativo ordine sia diventato una realtà. Beppe Grillo in quanto a “confusione” è un vero maestro. Nessuna alleanza con alcuno. L’obiettivo è di poter arrivare al potere da solo, con le sue “cinque stelle”. E giù oscenità varie e liste di proscrizione con chi, in particolare i giornalisti, prova a fargli guardare in faccia la realtà. Per il momento l’unico suo obiettivo sono le elezioni nazionali. Non quelle locali in Sardegna, che pure ci saranno a breve. Pare che quando si scende nel particolare, nelle elezioni locali,“il guazzabuglio” non paghi. Meglio, allora, lasciar perdere e prepararsi alla grande tenzone delle prossime Europee, o se va bene a quelle anticipate, magari unitamente a quelle per Bruxelles. Gli elementi per soffiare sul fuoco dell’Europa germano-centrica ce ne sono ad iosa.
Mai come in questo momento storico la Lega ha bisogno di fare “ammuina”. Con le mutande verdi comprate a caro prezzo - e finite nella lista dei rimborsi a carico della Regione Piemonte da parte del governatore Roberto Cota -, e con l’altra tegola dello scioglimento del Consiglio regionale per brogli nella raccolta delle firme di una lista che appoggiava la Lega, c’è poco da scherzare. Giù, allora, manifestazioni di piazza a difesa della “legalità” della Giunta piemontese e, tanto per non perdere l’abitudine, iniziative di perequazione tra le due Italie, tra Nord e Sud. Non nel senso auspicato dai meridionalisti Giustino Fortunato, Manlio Rossi Doria ecc., ma sui pedaggi autostradali, che mentre aumentano al Nord, al Sud non si pagano.
Sembrava proprio che Silvio Berlusconi, che nell’ultimo periodo non è stato troppo felice nelle sue scelte, stesse provando a razionalizzare Forza Italia senza “fare ammuina”. L’uscita dal Governo della sua compagine per “fatto personal-giudiziario” non si è rivelata una decisione felice. Colpa dei falchi con le loro pretese rivoluzionarie senza costrutto? Forse, ma dopo le varie peripezie del Pdl e la nascita di Forza Italia c’era la necessità di cambiare, eppure subito. Tutto era pronto per la fase di rinnovamento. Quello che in un primo momento era apparso in pectore il sostituto di Angelino Alfano, Raffaele Fitto, si è ritrovato in panchina sostituito, per il momento solo nelle intenzioni del Cav., da Giovanni Toti, direttore del Tg4 e di Studio Aperto. Doveva essere lui il Coordinatore unico di Fi, ma i mal di pancia di uomini forti come Verdini hanno fatto fare marcia indietro a Silvio da Arcore. Un’altra scissione non l’avrebbe retta. Stavolta l’”ammuina” bloccante l’hanno fatta gli altri ed ha funzionato, per il momento.
E veniamo al Governo. Come abbiamo visto all’inizio il creare “baraonda” era qualcosa di programmato, con obiettivi precisi. Sembra, invece, che a Palazzo Chigi su alcune tematiche la babele, il caos, la bolgia siano fiori spontanei. C’è stato “il pasticcio dei 150 euro dati, tolti e ridati agli insegnanti” (sono parole di Renzi), eppoi l’Imu, la questione delle slot machine, per non andare molto indietro nel tempo. Come se i guai non mancassero sono arrivate anche le registrazioni rubate alla ministra delle Politiche agricole ed alimentari Nunzia De Girolamo che raccontano, tra l’altro, di appalti nella USL di Benevento. Certo, c’è bisogno di una regolata che passa anche, come ha sostenuto nell’ultimo Consiglio dei ministri il presidente Letta, dall’unità e dal gioco di squadra, elementi fondamentali per andare avanti. Anche il segretario del Pd è convinto di questo, ma a volte il suo modo di fare, di esprimersi, lo fa diventare un “rottamatore” di fatto dell’Esecutivo. Secondo il sindaco di Firenze Enrico Letta non si fida di lui, a suo avviso sbagliando. Non ha tutti i torti il primo ministro ad essere preoccupato sulle posizioni del segretario del Pd, anche se afferma il contrario. E’ vero che il sindaco parla schietto, ma i tempi della stazione Leopolda di Pisa sono passati. Ed ipotizzare che nell’arco dei quindici giorni debba avvenire un cambio di passo significativo per il Governo è un azzardo che può destabilizzare più che spronare. Anche in questo caso il rischio per Renzi e per il suo Pd è di fare “ammuina” senza costrutto, facendo un gran favore a Berlusconi, Grillo e compagni.
Aspettiamo nei prossimi giorni la definizione del “piano per il lavoro”, tanto atteso, e il “patto o contratto di coalizione”. Ma chi sottoscriverà i due documenti, vitali per provare a superare la crisi, dovrà ben stare attento a non fare (e a non far fare) né per caso, né di proposito “ammuina”. Ne va del futuro del Paese. Forse il codice di comportamento per ministri che il presidente del Consiglio ha annunciato prevederà anche un capitolo specifico sul tema.