Al Teatro Bolivar la Solot Compagnia Stabile di Benevento

Gen 8th, 2014 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura

Sabato 11 gennaio alle 21 e domenica 12 alle 18.30, sul palco del Teatro Bolivar di Mater Dei la Solot Compagnia Stabile di Benevento presenta “La Mandragolacarpazica” di Franco Cossu e Rosario Giglio che firma la regia e veste i panni di Ligurio in scena. Ad interpretare, in versione partenopea, la celebre opera di Machiavelli – potente satira sulla corruttibilità della società italiana – sono Michelangelo Fetto, Rosario Giglio e Antonio Intorcia, insieme a Francesca De Nicolais, Pino Carbone, Loretta Palo e Gingy Comune. Pozioni magiche, intrighi amorosi e desideri nascosti per raccontare una storia universale: l’uomo per ottenere ciò che vuole è pronto a utilizzare biechi espedienti, conservando però intatta la capacità di giustificarsi dei misfatti compiuti. Prenotazioni allo 081 544 2616, 338 3301612. Info www.teatrobolivar.com.

 

«Lavorare sul testo de La mandragola è stata un’esperienza felice per la scoperta di una storia ricca di sfumature e di una drammaturgia dalle mille sfaccettature. Una continua alternanza di scene, un susseguirsi di personaggi, un avvicendarsi di dialoghi: da quadri a volte stralunati e fiabeschi a momenti di profondo smarrimento. Non c’è pessimismo, né sfiducia nell’uomo. C’è invece una  fotografia, a volte indiscreta, delle miserie umane e dell’innata ricerca di appagamento. Nessuno appare migliore dell’altro, nessuno più vincitore o più sconfitto. È  l’umanità che alla fine raggiunge il suo traguardo, in nome della pietas che la contraddistingue, sempre pronta a perseguire ideali eticamente più nobili. L’infuso de La Mandragolacarpazica ancora oggi parla al nostro cuore e pone il tema della libertà delle scelte come il trampolino di lancio di un vivere coerente, felice e soprattutto responsabile».                                                                                              Rosario Giglio

 

Trama

Il ricco Callimaco è innamorato di Lucrezia, moglie fedele di Messer Nicia. Con l’aiuto dell’astuto amico Ligurio e travestito da medico, Callimaco convince Nicia che l’unico modo per avere dei figli è quello di somministrare alla bella moglie una pozione a base di radice di mandragola ma con un ingrediente segreto. Il primo uomo che giacerà con lei, però, morirà. Inganni, falsità, bugie e corruzione in uno spettacolo costruito interamente intorno alla caratterizzazione dei personaggi: il passionale Callimaco, il furbo Ligurio, lo sciocco Nicia, la rigida Lucrezia e la pragmatica Sostrata.

 

 

 

Dicono de “La Mandragolacarpazica”:

«Partendo dal testo di Machiavelli, Rosario Giglio e Franco Cossu hanno partorito una Mandragola che non parla fiorentino ma napoletano, anche se a tratti lo si è mescolato con francese, sardo e barese. Uno spettacolo che forse avrebbe fatto sbellicare dalle risate lo stesso Machiavelli e che ne ha conservato le tematiche. […] Bravissimi gli attori, pubblico divertito, due ore che volano come niente».

Recensione su www.magmazone.it

 

 

«Briosa versione di grande gradevolezza e di sicuro impatto, quella rielaborata dalla Solot, de “La Mandragola” di Machiavelli, divenuta “carpazica” nella versione partenopea, firmata da Franco Cossu e Rosario Giglio. Fetto, Intorcia e Giglio, appunto, hanno fatto buon uso dell’estremo loro affiatamento sulla scena, regalando al pubblico un fuoco di fila di battute e di trovate sceniche, senza cali di ritmo o pause di stanchezza». Maria Ricca per palcoscenicocampania.blogspot.it

 

«“Divertirsi e… far divertire”: è questa la formula magica della “mandragola carpazica”. Il punto di forza dello spettacolo sta nella caratterizzazione comica degli attori, i quali sono riusciti, senza sosta, a mantenere alto il coinvolgimento del pubblico, grazie a tempi comici efficaci e consoni alle loro capacità interpretative. L’uso di un linguaggio familiare al grande pubblico ha reso fruibile un messaggio ricco di allusioni sarcastiche». Annalisa Castellitti per Il Brigante

 

«Quest’operazione spoglia di seriosità il testo e lo fa assurgere alla non meno nobile dimensione della comicità. In questo modo la Mandragola diventa carpazica e gli spettatori ricevono il messaggio in maniera indiretta ma efficace. L’operazione che meglio riesce agli autori è proprio questa e consiste nella chiara definizione dell’opera in quanto pura beffa boccacciana». Francesco Maiolini per Oltrecultura

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