Sistema misto a prevalenza maggioritaria, prevedeva l’assegnazione del 75% dei seggi in collegi uninominali e la restante parte in modo proporzionale con una soglia di sbarramento del 4%. Caratterizzato dall’elezione di 3/4 dei deputati e 3/4 dei senatori con sistema maggioritario a turno unico nell’ambito di collegi uninominali (475 collegi per la Camera, e 232 per il Senato): veniva eletto parlamentare il candidato che avesse riportato la maggioranza relativa dei suffragi nel collegio. Nessun candidato poteva presentarsi in più di un collegio.
I rimanenti seggi erano invece assegnati con un metodo tendenzialmente proporzionale:
o alla Camera ripartendoli, nelle 26 circoscrizioni, tra le liste concorrenti che avessero superato la soglia del 4% dei voti in ambito nazionale;
o al Senato, ripartendoli tra gruppi di candidati in proporzione ai voti conseguiti nei collegi di ciascuna regione dai candidati non eletti.
Prima di procedere alla ripartizione della quota proporzionale dei seggi, venivano sottratti i voti conseguiti a livello uninominale, totalmente al Senato e parzialmente alla Camera.
Il sistema non comprende l’elezione dei deputati della circoscrizione Estero, introdotta dalla prescrizione di cui all’art. 56, comma 2, della Costituzione (così come modificato dalla legge costituzionale 23 gennaio 2001, n. 1).
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Sistema proporzionale. Dà la possibilità alle liste di aderire a coalizioni, indicando previamente il nome del leader della coalizione e prevede un articolato sistema di soglie di sbarramento calcolate sul totale dei voti validi a livello nazionale: o 10 per cento per le coalizioni
o 2 per cento per le singole liste che aderiscono ad una coalizione,
o al 4 per cento per le liste non coalizzate e per quelle le cui coalizioni non hanno raggiunto il 10 per cento
o Per il Senato le percentuali di soglia sono più alte: rispettivamente il 20, il 3 e l’8 per cento e sono calcolate su base regionale, anziché a livello nazionale.
Prevede l’attribuzione di un premio di maggioranza alla coalizione (o lista) vincente ma non prevede l’espressione del voto di preferenza, e l’ordine degli eletti è dato dalla successione dei candidati in ciascuna lista.
o Alla Camera il premio (numero di seggi necessario a raggiungere la quota di 340 deputati su 630) è assegnato alla coalizione di liste (o lista singola) più votata a livello nazionale.
o Al Senato il premio di maggioranza è attribuito a livello regionale.
IL SISTEMA ELETTORALE SPAGNOLO |
Il Congreso spagnolo è eletto a suffragio universale diretto sulla base di un sistema proporzionale a livello circoscrizionale; il sistema elettorale spagnolo ha quindi due pilastri: il meccanismo proporzionale dentro ogni circoscrizione (senza che esse comunichino tra di loro, mettendo in comune i resti) e un numero molto elevato di circoscrizioni ( 52, in corrispondenza circa del territorio delle province).
Considerando che i deputati del Congreso (cioè della Camera che esprime la fiducia) sono 350, il numero di rappresentanti che si eleggono in ogni circoscrizione è molto basso: varia da 1 (solo a Melilla e Ceuta), fino agli oltre 30 di Madrid e Barcellona. In molte circoscrizioni i seggi sono, tre, quattro o cinque. La media è di sette seggi.
Il ridotto numero di seggi assegnati da una circoscrizione fa sì che, per circa un terzo di queste, abbiano possibilità di conseguire una rappresentanza parlamentare soltanto le liste che ottengano intorno al 20-30 per cento dei voti espressi nella circoscrizione; per altri due quinti delle circoscrizioni, la soglia elettorale per l’accesso al Congreso di fatto oscilla fra il 10 ed il 20 per cento dei voti espressi nello stesso ambito territoriale.
Agisce pertanto uno sbarramento implicito molto consistente che, insieme, alla regola matematica per la conversione dei voti in seggi costituita dal metodo del divisore d’Hondt, tende a meglio rappresentare le formazioni più grandi. La legge elettorale prevede anche una soglia di sbarramento formale del 3% a livello circoscrizionale. Tale soglia ha effetti limitati: molto più incisivo è l’effetto degli altri elementi prima citati.
Questo sistema non penalizza però le formazioni regionali i cui consensi sono concentrati in specifiche circoscrizioni e consente alle formazioni nazionali capaci di superare la soglia del 3 per cento in sede circoscrizionale di conseguire una rappresentanza parlamentare, per cui esso permette di bilanciare la rappresentatività popolare con la rappresentatività territoriale espressione delle istanze autonomistiche.
Le liste sono “bloccate”, senza voto di preferenza ma il numero molto basso di candidati che compongono le liste (come abbiamo visto, nella gran parte delle circoscrizioni solo tre, quattro o cinque) consente comunque un buon rapporto di conoscenza e di relazione tra elettori e candidati.
Anche se il partito maggiore non ottiene la maggioranza assoluta dei seggi, sono possibili ed efficienti anche Governi di maggioranza relativa, con appoggi esterni dei partiti regionalisti.
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IL SISTEMA ELETTORALE TEDESCO |
Il sistema elettorale tedesco è il meccanismo che determina l’assegnazione dei seggi del Bundestag, la Camera bassa. I componenti della Camera alta, il Bundesrat non sono eletti direttamente ma vengono designati dai singoli governi federati.
Il sistema elettorale in vigore è un sistema elettorale proporzionale personalizzato con meccanismi di correzione:
- Proporzionale: la determinazione della forza politica del Bundestag è determinata secondo il sistema proporzionale a livello nazionale.
- Personalizzato: la possibilità del voto del candidato del collegio uninominale determina un rapporto diretto tra elettore ed eletto.
- Meccanismi di correzione: la clausola di sbarramento (5%) e il mandato in sovrannumero altera la rappresentatività proporzionale pura, escludendo i piccoli partiti e permettendo ai candidati vincitori nel collegio uninominale di essere eletti nonostante la forza politica abbia ottenuto un numero inferiore di voti a livello proporzionale privilegiando l’aspetto dell’elezione personale data dall’elettore.
L’elettore tedesco ha a disposizione due voti (Erststimme e Zweitstimme).
- Con l’Erststimme l’elettore vota i candidati nei collegi uninominali. Il numero dei collegi uninominali è pari alla metà del totale dei deputati del Bundestag. Quindi per un totale di 598 abbiamo 299 collegi uninominali suddivisi nei vari Land. Il voto è finalizzato a determinare la rappresentanza personale.
- Con il Zweitstimme vota le liste dei partiti. Il voto più importante è il secondo, poiché grazie ad esso si viene a determinare sostanzialmente la forza politica nel Bundestag.
Il sistema tedesco non penalizza le «terze forze» e riesce a produrre alta governabilità solo a due condizioni: A) che il partito principale della maggioranza di governo vada oltre il 45% dei voti (non succede da 30 anni); B) che i partiti ammessi alla distribuzione dei seggi siano pochi: dal 1961 al 1983 sono stati 4 (Spd, Fdp, Cdu/Csu) ed è andato tutto bene; sono stati 5 (si sono aggiunti i Verdi) dal 1983 al 1990 e le cose sono un po’ peggiorate; dal 1990 in poi sono stati 6 (si è aggiunta la sinistra radicale, Pds e poi Linke) e le cose, in termini di governabilità, sono molto peggiorate.
Il modello tedesco non è di per se stesso adeguato a produrre istituzioni decidenti e un regime di piena alternanza. Nonostante l’elevata soglia di sbarramento (5%), il sistema tedesco, che è lo stesso a livello regionale e a livello federale, è poco compatibile con un bipolarismo alternativo e decidente perché è un proporzionale “troppo proporzionale”.
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