Discorso di Renzi all’Assemblea nazionale del Pd
Dic 16th, 2013 | Di cc | Categoria: PoliticaRENZI: “AL PRIMO PUNTO IL LAVORO, SUSSIDIO UNIVERSALE PER DISOCCUPATI”
“Il primo punto per me è il lavoro, è finita l’era ideologica della discussione sul lavoro. Non si può discutere per 10 anni sull’articolo 18, mentre si dimezza l’attrattività degli investimenti esteri. Noi dobbiamo dire che tutti coloro che perdono il posto di lavoro hanno diritto a un sussidio universale“.
“O il Pd torna ad essere il partito del lavoro, o perdiamo la nostra identità”.
RENZI: “PACIFICAZIONE NON CON BERLUSCONI MA CON ITALIANI”
“Non si tratta di fare la pacificazione fra noi e Berlusconi ma si tratta di fare la pace con gli italiani, di fare la pace fra i politici e gli italiani’”.
RENZI: “IN PATTO ANCHE TEMA UNIONI CIVILI”
“Io sono fra quelli più prudenti ma il tema delle unioni civili lo metteremo nel patto di coalizione, che piaccia a Giovanardi o no: noi siamo il Pd”.
RENZI: “A PROSSIME ELEZIONI NON PIU’ SENATO ELETTIVO”
“Alla prossima legislatura noi non eleggiamo più 315 senatori, perché il Senato non deve più avere una funzione elettiva”.
RENZI: “VIA BOSSI-FINI E IUS SOLI IN PATTO COALIZIONE”
“Piangere e fare grandi proclami quando ci sono stragi di nostre sorelle e nostri fratelli immigrati e poi dimenticarlo nel giro di pochi giorni e’ inaccettabile: dobbiamo inserire nel patto di coalizione l’eliminazione della Bossi-Fini e inserire lo ius soli“.
RENZI: “PATTO A TEDESCA PER PROSSIMI 15 MESI”
“Bisogna partire da un accordo alla tedesca, voce per voce, punto per punto e con i tempi stabiliti per i prossimi 12-15 mesi”.
Milano, 15 dicembre 2013 Il Mattinale – 16/12/2013 8
PD: RENZI CERCA CRISI GOVERNO, VEDREMO FINO A CHE PUNTO ALFANO E LETTA SONO DISPOSTI A DEGLUTIRE
Il Matteo Renzi determinato nei modi, ma moderato e ragionevole nella sostanza programmatica dei tempi delle primarie, ha lasciato il campo a un Renzi vincitore, che si afferma a capo della sinistra, agitando temi propri di quell’area politica e culturale. Cosa del tutto legittima. Ma è evidente che così cambia natura e indirizzo il governo, tanto quello nato dalle larghe intese tanto quello rinato, con gli stessi ministri, ma con maggioranza ridotta, dopo l’uscita di Forza Italia e la rottura di Alfano. Ed è evidente che il segretario del Pd non solo non teme la crisi di governo, ma la cerca. Con grande determinazione e cinismo. Tutto sta a vedere fin dove e fin quanto non solo Angelino Alfano, al governo con i voti e con la base politica e programmatica di Berlusconi, ma lo stesso Enrico Letta sono disposti a deglutire pur di restare dove sono. Dopo la cura Renzi le aree politiche, culturali ed elettorali cui tanto Letta quanto Alfano fanno riferimento saranno state azzerate.
GOVERNO: DA ALFANO, RENZI E LETTA UN TEATRINO TRISTE
Se non fosse uno spettacolo triste, sembrerebbe una sit comedy ambientata in un college. Tre matricole costrette ad abitare insieme e che si sopportano pur di non essere sfrattati dal padrone, che è il corpo elettorale. Uno, Alfano, da parente povero, promette obbedienza e governi lunghissimi, pretendendo di rappresentare la sua famiglia dopo che l’ha abbandonata, sistemandosi in un governo ormai così di sinistra che di più non si può.
Gli altri due, Letta e Renzi, giocano con cinismo le carte del proprio potere, con la demagogia degli annunci rivoluzionari. In particolare il neo-segretario lancia provocazioni al limite della legalità e della moralità politiche, proponendo a Grillo un voto di scambio, dove, invece del pacco di pasta alla Lauro, offre, per avere il suo sì alla legge elettorale, la restituzione dei soldi del finanziamento pubblico. Un teatrino triste al quale la Rai fornisce palcoscenico e riflettori, senza alcun contraddittorio.
Si rammenti Letta che in Italia c’è oggi un governo senza legittimità parlamentare. Ricordi Renzi che il Pd non ha diritto morale e politico a far valere come reali i numeri fasulli della Camera. Rimandare con scuse puerili il voto per lanciare riforme senza legittimità, è un esproprio di sovranità popolare. E abbia il coraggio Alfano di andarsene, spegnendo la luce, e di tornare a casa.
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ñýíêñ çà èíôó!…