Renzi vince. Il Pd perde

Dic 9th, 2013 | Di cc | Categoria: Politica

Il Pd è sempre stato una contraddizione in termini, ultima propaggine di quel patto di potere tra comunisti e sinistra democristiana sopravvissuto alla fine della prima repubblica. Ora per quello strano partito è arrivata la nemesi, e la nemesi si chiama Matteo Renzi, che col trionfo alle primarie lo ha di fatto rottamato.

La giornata di ieri ha un vincitore chiaro e due sconfitti: il Pci, sì, proprio il Pci, o meglio la nomenklatura che lo ha perpetuato e si è auto perpetuata cambiando più volte solo il nome, e il governo Letta, un’anatra zoppa che da ieri è una sorta di fantasma politico.

Gli elettori che hanno umiliato Cuperlo, pallido epigono della vecchia classe dirigente comunista, hanno messo in soffitta con lui anche l’ex poderoso apparato che lo sosteneva, Cgil compresa. La cinghia di trasmissione questa volta non ha funzionato, e nella lista dei rottamato ci è finito anche il sindacato rosso. Non solo: il Pd ex Pds ed ex Ds, ai suoi vertici oggi non ha nessun ex comunista, ma due democristiani: uno alla guida del partito e l’altro a capo del governo. Con una differenza sostanziale: che Letta è l’espressione ultima dell’antico e logoro patto di potere, mentre Renzi quell’accordo lo ha ripudiato fin dal momento in cui scese in campo alla prima Leopolda. E le carte in mano, da ieri, ce le ha tutte Renzi.

Il Partito democratico guidato dal sindaco rottamatore ha già dichiarato guerra a ciò che resta delle larghe intese, aggrappate - dopo la scissione Ncd-Forza Italia - a una maggioranza risicatissima, e anche il popolo delle primarie ha detto chiaro e tondo che questo governo non lo vuole più. Ora il fronte anti-governativo è sempre più esteso: da Forza Italia a Grillo, dalla Lega a Vendola.

E poi, appunto, c’è Renzi, disposto a concedere pochissimo altro tempo a Letta. Il programma di Renzi è lo stesso di Berlusconi: subito la riforma elettorale e poi il voto prima possibile. Per il premier, dunque, il Parlamento si trasforma in un sorta di roulette russa,dove anche il “suo” Pd, ora, potrebbe remargli contro.

E’ vero che i gruppi parlamentari sono di estrazione bersaniana, ma il risultato delle primarie è destinato a stravolgere tutti gli equilibri. Epifani ieri sera cantava vittoria per l’alta affluenza, ma la verità è che quasi l’85% dei votanti si è espresso contro l’apparato. Renzi e Civati, infatti, insieme arrivano quasi all’85 per cento. E Renzi e Civati sono due candidati che propongono un radicale cambiamento del Pd, della nomenklatura e del governo.

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