Papa chiede ai politici ‘riforma finanziaria etica’
Nov 26th, 2013 | Di cc | Categoria: ReligioneCITTA’ DEL VATICANO - Viene pubblicata oggi la “Evangelii gaudium”, esortazione apostolica firmata da Papa Francesco a conclusione dell’Anno della fede, e centrata sulla nuova evangelizzazione. Il testo, potente e pragmatico e insieme intriso di spiritualità è umanità, appare come una sorta di manifesto programmatico del pontificato di Bergoglio.
Il Papa chiede “una riforma finanziaria che non ignori l’etica” e “un vigoroso cambio di atteggiamento da parte dei dirigenti politici, che esorto ad affrontare questa sfida con determinazione e con lungimiranza, senza ignorare, naturalmente, la specificità di ogni contesto. Il denaro deve servire e non governare”.
La Chiesa, ricorda il Papa, annovera tra i deboli da difendere anche i “nascituri”, e “questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano”, non è “qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore”. I nascituri, afferma il Papa, “sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo”. “Frequentemente, per ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, - rimarca papa Bergoglio - si fa in modo di presentare la sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore. Eppure questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. E’ un fine in sé stesso - sottolinea il Pontefice - e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno. La sola ragione è sufficiente per riconoscere il valore inviolabile di ogni vita umana, ma se la guardiamo anche a partire dalla fede, ‘ogni violazione della dignità personale dell’essere umano grida vendetta al cospetto di Dio e si configura come offesa al Creatore dell’uomo’”.
“Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, - afferma il Papa - è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata”. “Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi - scrive papa Francesco nella esortazione ‘Evangelii gaudium, una sorta di manifesto programmatico del pontificato - non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti - ammonisce papa Bergoglio - corrono questo rischio, sicuro e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto”. Denunciando il fatto che “ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua”, il Pontefice invita a far sì che, pur nelle “difficoltà”, “la gioia della fede cominci a destarsi”: “nell’incontro o reincontro con l’amore di Dio”, suggerisce, “siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dalla autoreferenzialità”. La “proposta” che il Pontefice intende rilanciare con questo documento è “tornare alla fonte, e recuperare la freschezza originale del Vangelo”: in questo modo “spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale. In realtà - commenta papa Francesco - ogni autentica azione di evangelizzazione è sempre ‘nuova’”. Il testo pontificio si sofferma su una serie di questioni: la riforma della Chiesa in uscita missionaria; le tentazioni degli operatori pastorali; la Chiesa intesa come la totalità del popolo di Dio che evangelizza; l’omelia e la sua preparazione; l’inclusione sociale dei poveri; la pace e il dialogo sociale; le motivazioni spirituali per l’impegno missionario. L’Esortazione apostolica viene presentata questa mattina in sala stampa vaticana da mons. Rino Fisichella, da mons. Lorenzo Baldisseri e da mons. Claudio Maria Celli, rispettivamente presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione, segretario del Sinodo e presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali.
Il Papa chiede una “trasformazione missionaria della Chiesa”, esortando ecclesiastici e cristiani ad “uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”. E ritiene necessario “pensare anche a una conversione del papato” per renderlo più adatto al ministero di servizio. Nella Esortazione apostolica Evangelii gaudium, pubblicata oggi, papa Bergoglio afferma che “è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno”. Il documento, - che rilancia e sistematizza molte delle considerazioni fatte dal Papa nei primi mesi di pontificato nelle omelie e negli interventi e incontri pubblici - invita la Chiesa a “prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi”. Di prendere coscienza della “zizzania” non con reazioni “lamentose né allarmiste” e di essere capace di una “evangelizzazione gioiosa”, e di “festeggiare”. Le “buone strutture - osserva il papa latinoamericano - servono quando c’é una vita che le anima, le sostiene e le guida” e oggi va attuato un “improrogabile rinnovamento ecclesiale”. Pilastri del rinnovamento, nel testo, sembrano essere le parrocchie, come “presenza ecclesiale nel territorio”, e le altre istituzioni ecclesiali, esortate insieme con le Chiese particolari, a un “deciso processo di discernimento, di purificazione e di riforma”. Al vescovo, che deve saper stare davanti, in mezzo o dietro al popolo, a seconda delle circostanze e delle esigenze, il Papa chiede di essere “audace e creativo”. “Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, - scrive papa Francesco - devo anche pensare a una conversione del papato. A me spetta, come Vescovo di Roma, rimanere aperto ai suggerimenti orientati ad un esercizio del mio ministero che lo renda più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell’evangelizzazione. Il Papa Giovanni Paolo II - ricorda Bergoglio citando la enciclica wojtyliana ‘Ut unum sint’ del ‘95 - chiese di essere aiutato a trovare ‘una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova’. Siamo avanzati poco in questo senso. Anche il papato - commenta il papa latinoamericano - e le strutture centrali della Chiesa universale hanno bisogno di ascoltare l’appello ad una conversione pastorale. Il documento sollecita una “missione che si incarna nei limiti umani” e di guardare con “rispetto e amore” le “diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale”, “se si lasciano armonizzare dallo Spirito”. “A quanti sognano una dottrina monolitica, difesa da tutti senza sfumature, - commenta papa Francesco - ciò può sembrare un’imperfetta dispersione. Ma la realtà è che tale varietà aiuta a manifestare e a sviluppare meglio i diversi aspetti dell’inesauribile ricchezza del Vangelo”. Un “atteggiamento evangelizzatore” per una Chiesa che “non è una dogana”, ma vuole essere “una madre dal cuore aperto”, con un “vincolo inseparabile con i poveri”. “Preferisco - ribadisce il Pontefice - una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti”. “Più della paura di sbagliare - afferma papa Bergoglio - spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: ‘voi stessi date loro da mangiare’”.
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