I diversamente sinceri.
Nov 20th, 2013 | Di cc | Categoria: Politica
E adesso occorre capire. Capire e interpretare gli avvenimenti che stanno cambiando l’assetto politico nazionale. Questo non per uno sterile esercizio di analisi, ma per comprendere cosa ci aspetta nel prossimo futuro.
Con il passar del tempo molte cose accadute in questi mesi appaiono come legate da un filo conduttore. Dalla caduta dell’ultimo governo Berlusconi all’avvento dei professori, dalla riconferma di Napolitano al governo Letta, dal tentativo del Cavaliere d’opporsi al massacro giustizialista smentendo se stesso alla nascita del Nuovo Centro Destra, è tutto un susseguirsi di eventi che oggi, con il senno del poi, appaiono persino prevedibili.
Necessario corollario a tutto il resto è la stessa confusione che regna nel centrosinistra di cui l’ultimo esempio è la ricerca di un leader che, prima ancora di ricevere l’investitura, già divide le anime del PD.
E allora, dove si vuole arrivare?
Di fatto siamo al cospetto di un aspro e spregiudicato confronto tra differenti visioni politiche.
Da un lato l’idea di un bipolarismo che abbia le caratteristiche auspicate dal Cavaliere ma che non dispiace, nel suo insieme, a parte della sinistra: due formazioni che esprimano in maniera chiara le differenze, un Premier con il massimo potere consentito da una democrazia moderna, un governo non strettamente legato alla volontà europea, un concetto di ripresa economica che passa attraverso la rivisitazione dell’impianto fiscale.
Dall’altro la voglia di un sistema più sfaccettato, poliedrico, con aspetti che richiamino in maniera diretta il mai dimenticato proporzionale. Secondo questa concezione le stesse differenze possono non rappresentare elemento di divisione, il dialogo deve però avvenire tra chi parla il medesimo linguaggio. Una visione democristiana della politica che trova proseliti nell’attuale centrosinistra.
In ogni caso concetti che non possono convivere, l’uno deve prevalere sull’altro. Ed ecco la disputa serrata nella quale il centrodestra è piombato. Berlusconi è la variabile del sistema che, secondo alcuni, ha terminato la sua parabola propositiva fallendo gli obiettivi e pertanto è giusto che, seppur con differenze dettate dai tempi, si torni a un meccanismo dove i confini politici siano determinati dai corridoi dei palazzi che contano più che dalle idee.
E’ forse un caso che già dal dicembre 2012 i “diversamente amici di Berlusconi” abbiano battezzato una formazione di chiara ispirazione democristiana chiamata Italia Popolare?
E’ forse un caso che i ministri del governo Letta non rispondano al leader della coalizione dove sono stati eletti e, anzi, lo mollano nel momento del bisogno? E non è certo per amore delle poltrone; vi sono uomini nel “Nuovo Centro Destra” di Alfaniana costituzione troppo esperti e navigati per dar vita a un ammutinamento al solo scopo di rimanere qualche mese in più in carica. No, il disegno è più ampio e anche impostato con ottime assicurazioni sul futuro comunque vadano le cose.
E a sinistra? L’animo dei Popolari del PD manifesta da tempo malessere per essere costretto a convivere con i nipotini di Togliatti, l’attuale capo del governo è cresciuto a scuola democristiana e guarda con particolare interesse alla formazione di Alfano, Lupi e Cicchitto, e poi c’è la mancata elezione di Marini alla presidenza della Repubblica che ancora pesa nell’animo di quelli che potremmo definire “diversamente collocati a sinistra”.
Situazioni che somigliano a doglie politiche. Un parto pronto a generare quello che i nostalgici della Dc mai hanno smesso di aspettare: la nascita di un Centro che abbia le caratteristiche per polarizzare gli interessi degli elettori, delle lobby e delle attuali politiche europeiste.
Non sarà un processo rapido, occorrerà che anche il centrosinistra trovi il suo punto critico (le primarie del PD? La questione Cancellieri?) e allora sarà spianata la strada per la consacrazione della nuova geografia politica.
Il rischio per il progetto centrista può materializzarsi solo con le elezioni anticipate considerata la capacità del corpo elettorale di rimescolare le carte, ma la nascita del Nuovo Centro Destra sembra aver escluso questa possibilità offrendo agli ostetrici della politica il tempo necessario per far nascere dalle reminescenze scudocrociate il terzo polo.
Tutto fila liscio a meno che un inaspettato colpo di scena, magari proprio con l’occasione del voto di decadenza di Berlusconi, non rimetta il pallino nelle mani degli elettori. E allora tornerebbe a contare la gente. Qualunque sia il risultato, astensionismo compreso.
Edoardo Barra