Ambiente: disastro “Prestige” senza colpevoli

Nov 15th, 2013 | Di cc | Categoria: Ambiente

MADRID – Oltre duemila spiagge su 1.700 km di costa, dal Portogallo al sud della Francia, inondate dalla marea nera di 77mila tonnellate di greggio riversate in mare, 17.000 uccelli morti, intere coltivazioni di mitili distrutte, oltre 4 miliardi di euro di danni economici ed ambientali accertati e nessun responsabile, né penale né civile. Undici anni dopo, la maggiore catastrofe ambientale d’Europa, provocata dal naufragio della petroliera Prestige al largo delle coste della Galizia, resta in pratica senza colpevoli. La sentenza emessa oggi dal tribunale de La Coruna riaccende nell’opinione pubblica l’indignazione – riversata sui social network – che all’epoca diede vita alla rete di solidarietà ‘Nunca Mas’, ‘Mai Più’, costituitasi parte civile nel processo. “E’ assolutamente deludente, la peggiore sentenza che ci potessimo aspettare”, il commento a caldo del portavoce, Xaquin Rubido, che ha annunciato ricorso alla Corte costituzionale.

“Nessuno può sapere con certezza le cause dell’accaduto”, né quale “avrebbe dovuto essere la risposta appropriata nella situazione di emergenza creata dalla grave avaria del Prestige”, ha detto il presidente del tribunale, Juan Luis Pia, nel leggere il dispositivo della sentenza che ha assolto dai reati contro l’ambiente e danni agli spazi naturali protetti gli unici tre imputati: il capitano della petroliera, Apostulos Mangouras, il responsabile macchine Nikolaos Argypoulos e l’ex direttore generale della Marina Mercantile, José Luis Lopez Sors.

Condannato per ‘disobbedienza grave’ a 9 mesi di carcere – con pena sospesa per motivi di età – il 78enne comandante del Prestige, che in un primo momento si oppose a che la petroliera venisse rimorchiata. Per tutti, l’accusa aveva chiesto condanne fra 4 e 12 anni di reclusione. Senza responsabili penali, nessuno pagherà nemmeno il conto economico, superiore ai 4 miliardi di euro, secondo la perizia giudiziaria. Per i danni restano solo i 22 milioni di euro della cauzione cautelare, depositata nel 2002 dalla compagnia assicuratrice della nave, The London Stream-Ship Owners Mutual Insurance. La superpetroliera fabbricata in Giappone, battente bandiera delle Bahamas, di proprietà liberiana e armatore greco, con certificato di navigazione statunitense (Abs), affittata da una società svizzera e assicurata da una compagnia britannica, aveva 26 anni di vita al momento dell’incidente, il 13 novembre del 2002. Trasportava 77 mila tonnellate di greggio da San Pietroburgo a Gibilterra quando, durante un forte temporale di fronte alla Costa da Morte, si aprì un’enorme falla dalla quale cominciò a tracimare petrolio in mare. L’allora ministro dello Sviluppo del governo presieduto da José Maria Aznar, Francisco Alvarez Cascos, ordinò alla Marina Mercantile che la nave fosse “mandata al diavolo” e allontanata in alto mare. Dopo sei giorni in balia delle onde, prima in direzione nord e poi rimorchiata verso sud, il Prestige si spezzò in due a 250 km dalla costa galiziana, inabissandosi a 3600 metri di profondità. “Non c’è alcun rischio che la marea nera arrivi alla costa”, assicurò l’allora vicepremier, il galiziano Mariano Rajoy, subito smentito dai fatti: trasportata dalla corrente, l’immensa macchia di greggio si riversò sulle coste vergini della Galizia.

Le immagini di delfini spiaggiati, uccelli invischiati nel veleno nero e interi banchi di pesci morti, assieme alle migliaia di volontari che lottavano con le mani contro il ‘chapapote’ (la mistura di sabbia e petrolio) fecero il giro del mondo. Dopo dieci anni di istruttoria e un processo durato 9 mesi, il tribunale conclude, nella sentenza, che “non c’è nessun dato concreto” che consenta di stabilire quali furono le cause della “straordinaria, improvvisa e irreparabile avaria” sofferta dal Prestige. Ci fu un “danno strutturale, ma nessuno ha potuto dimostrare con certezza dove si produsse e per quale ragione”.

L’unica conclusione è che la manutenzione e lo stato di conservazione della nave “erano deficienti”, per cui “non sopportò gli sforzi di un temporale più che notevole”, scrivono i magistrati. Quanto alla decisione di allontanare la petroliera col suo carico mortale dalla costa, “fu cosciente, meditata e in gran parte efficace nel limitare il disastro avvenuto, che non fu provocato dall’amministrazione spagnola, ma gestito con professionalità in condizioni sfavorevoli”. Nessun colpevole per il maggiore attentato all’ambiente della storia europea.

Lascia un commento

Devi essere Autenticato per scrivere un commento