Il sogno di un Paese normale.

Ott 30th, 2013 | Di cc | Categoria: Politica

Ormai non ci resta che sperare. Sperare che prima o poi l’Italia diventi un paese normale, dove i politici sappiano di cosa parlano, dove i nostri giovani abbiano la possibilità di guardare al futuro e dove la giustizia sia una sola, con la stessa velocità di giudizio per tutti.

Un Paese che abbia rispetto verso se stesso, dove i vari schieramenti abbiano progetti chiari e dove siano i fatti a spiegare le cose e non solo le chiacchiere a riempire i talk show. Un paese che non abbia bisogno di acronimi per nascondere le tasse e il Parlamento non sia il palcoscenico di farse tragicomiche.  

Oggi tutto questo è un sogno.

Ancora una volta ci troviamo di fronte a situazioni paradossali che, come risultato, allontanano la gente dalla politica, deprimendo invece di stimolare, distruggendo invece di creare.

La stessa Legge di stabilità preparata faticosamente dal Governo Letta e presentata come un toccasana per il sistema, a una più attenta lettura appare una rischiosa scommessa. Si ripetono parole mille volte sentite, proposte mille volte fatte, ma poco s’incide sul vero problema che è trovare la strada per consentire alle famiglie di riprendere la propria vita. E la mistificazione sotto altri nomi di tasse e balzelli a nulla serve se non a rabbuiare ancor di più un orizzonte già cupo.

La compagine guidata da Letta avrebbe dovuto e potuto rappresentare il punto di sintesi tra le varie anime, offrire soluzioni idonee a traghettare il Paese verso l’uscita dal tunnel, oggi, purtroppo, dobbiamo costatare che siamo ancora al punto di partenza e che la tanto agognata ripresa, se appare, è lontana ed è frutto di congiunture favorevoli più che risultato di interventi strutturali del Governo.

A questo va aggiunto la confusione dettata dalla ferrea volontà di qualcuno nel voler mettere definitivamente, e a ogni costo, fuori gioco il leader del centrodestra considerata l’impossibilità di farlo per via elettorale, il tentativo mica tanto nascosto di riproporre al paese un pasticciato centro d’ispirazione democristiana e le affermazioni precongressuali di futuri leader della sinistra che già rinnegano un’esperienza ancora in vita come quella del governo di larghe intese dimenticando, o facendo finta di farlo, del come si sia arrivato a questo.

Ma non finisce qui, a rendere il quadro ancor più grottesco sono le sceneggiate messe in essere in Giunta per determinare se il voto per la decadenza di Berlusconi debba essere segreto o palese, del quasi contemporaneo pronunciamento della Corte di Appello di Milano che, proprio condannando Berlusconi a due anni d’interdizione dai pubblici uffici, definisce “l’incandidabilità” una sanzione amministrativa e quindi non retroattiva dando ragione, di fatto, a chi contesta l’applicazione della legge Severino al Cavaliere e, dulcis in fundo, la Corte dei Conti che muove rilievi circa le tasse previste dalla legge di stabilità di lettiana scrittura.

L’altra faccia della medaglia è invece drammatica. L’Istat ha reso noto in queste ore che la soglia di povertà assoluta è stata superata da oltre 4,8 milioni di italiani (il doppio rispetto al 2007), che nel solo primo semestre di quest’anno il 17% delle famiglie ha diminuito la propria quantità e qualità di spesa relativa a generi di prima necessità e che il PIL vedrà una contrazione del 1,8%.

E poi ci si lamenta se la gente non va a votare.

Edoardo Barra

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