Bisfenolo A e obesità infantile.

Ott 9th, 2013 | Di cc | Categoria: Spazio ai Ragazzi

Dai risultati di un recentissimo studio condotto su un campione di 105 bambini campani di età compresa fra i 6 ed i 14 anni da un team di ricercatori napoletani (appartenenti al Dipartimento della Donna, del Bambino e di Chirurgia Generale e Specialistica e a quello di Medicina Sperimentale della Seconda Università di Napoli e all’Istituto di Genetica e Biofisica di Napoli), è emersa una correlazione fra Bisfenolo A e resistenza insulinica, fattore solitamente associato all’obesità.

Per chi non lo sapesse, il Bisfenolo A (BPA) è una sostanza chimica utilizzata prevalentemente  per produrre plastiche e resine. Il bisfenolo è usato, ad esempio, per produrre policarbonato, materiale che risulta pressoché infrangibile, adoperato per produrre recipienti destinati ad uso alimentare (bottiglie per bevande, stoviglie, recipienti), apparecchi medici ed odontoiatrici, lenti per occhiali, elettrodomestici etc.

Il National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS) del North Carolina, produsse nel 2008 una bozza di valutazione del rischio per la salute umana conseguente all’esposizione quotidiana al BPA attraverso gli alimenti, i prodotti di consumo e l’ambiente complessivo di vita. Si temeva infatti che una eccessiva e quotidiana esposizione a composti scarsamente biodegradabili (come i policarbonati), potesse rivelarsi dannosa per la salute umana. Vennero comparati gli effetti del BPA negli studi sperimentali, con le informazioni disponibili sui livelli di esposizione umana, compresi gli studi di epidemiologia e monitoraggio biologico. Le conclusioni esclusero rischi - agli allora livelli di esposizione - per la salute riproduttiva dell’adulto o per l’esito di una gravidanza.

Tuttavia, il National Institute non escluse preoccupazione per il rischio di effetti a lungo termine sullo sviluppo endocrino, neurocomportamentale e riproduttivo in seguito ad esposizione in utero o durante l’infanzia.  Alla luce di tali evidenze, considerato che il BPA viene adoperato come monomero nella produzione di policarbonato e che il policarbonato può essere impiegato anche nella fabbricazione di biberon e che, qualora un biberon venga riscaldato in determinate condizioni, piccoli quantitativi di BPA possono passare dal contenitore per gli alimenti agli alimenti e alle bevande ivi contenuti ed essere quindi ingeriti, si preferì mettere al bando in molti Paesi il BPA contenuto nei biberon e in altri oggetti destinati a neonati e bambini.

In Italia è stata vietata la vendita e l’importazione di biberon contenenti BPA a partire dal giugno 2011, in seguito al recepimento della Direttiva 2011/8/EU.

Di fatto, però, il bisfenolo A continua ad essere presente in molti prodotti destinati ai bambini e agli adulti, come stoviglie e bottiglie di plastica, vernici per lattine, prodotti farmaceutici e confezioni alimentari.

Tornando ai risultati della ricerca condotta dal team di ricercatori napoletani, gli studiosi guidati dal Prof. Emanuele Miraglia del Giudice della Seconda Università di Napoli, hanno analizzato la quantità di BPA presente nelle urine di 105 bambini campani (di cui 16 normopeso e 89 obesi), di età compresa fra i 6 ed i 14 anni. I risultati emersi hanno dimostrato, innanzitutto, che i bambini residenti nella Regione Campania presentano tracce di BPA nelle urine. In secondo luogo, la ricerca ha evidenziato che i bambini obesi hanno una maggiore concentrazione di BPA nelle urine rispetto ai bambini di peso normale. Il dato nuovo e originale di questo lavoro, pubblicato nel settembre 2013 sulla celebre rivista Analytical and Bioanalytical Chemistry, consiste nell’aver posto in rilievo il nesso esistente fra i livelli di BPA nelle urine e il grado di insulino-resistenza nei bambini. In altre parole, più alti erano i livelli di bisfenolo e maggiore era l’insulino-resistenza in tali bambini. Dal momento che l’insulino-resistenza è uno dei fattori connessi all’obesità, è verosimile ipotizzare che il bisfenolo giochi un ruolo decisivo nell’insorgenza di complicanze quali l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia (condizione clinica nella quale sono presenti nel sangue elevate concentrazioni di lipidi) e la sindrome metabolica anche in età pediatrica. I risultati di questo studio assumono valenza maggiore soprattutto se si considera che in Italia l’obesità infantile è un problema che colpisce quasi un bambino su quattro. In Campania quasi la metà dei bambini di età compresa fra i sei e i dieci anni è obesa o in sovrappeso.

Al fine di ridurre al minimo l’esposizione dei bambini e degli adulti al bisfenolo A, sarebbe opportuno adottare alcuni semplici accorgimenti. In primis, occorrerebbe evitare di usare contenitori alimentari in policarbonato nel microonde (il policarbonato è altamente resistente, ma a causa dell’usura cagionata dal tempo, i contenitori potrebbero rilasciare bisfenolo ad alte temperature). Si dovrebbe poi ridurre  il consumo di cibi in scatola (optando invece per cibi conservati in contenitori in vetro, porcellana o in acciaio inox senza rivestimenti interni in plastica), gettare biberon e altre stoviglie in plastica usurati dal tempo, evitare di riutilizzare bottiglie in plastica una volta che esse siano state esposte a fonti di calore.

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