Terra dei fuochi. In migliaia alla marcia per la vita

Ott 8th, 2013 | Di cc | Categoria: Ambiente

Marcia per la vita da Orta di Atella al santuario della Madonna di Campiglione in Caivano. Migliaia di uomini, donne, bambini, anziani, disabili, cattolici ed atei hanno risposto con entusiasmo all’invito di don Patriciello, provenendo da ogni zona della Campania, e non solo. Un intero popolo si è svegliato ed è sceso per le strade, accomunato da un unico grido di sofferenza. Oltre ventimila persone secondo la polizia – trentamila secondo gli organizzatori – hanno preso parte alla marcia contro lo sversamento e i roghi di rifiuti tossici nella Terra dei Fuochi, l’area tristemente avvelenata tra le province di Napoli e Caserta.

Don Maurizio, parroco anticamorra di Caivano ed esponente del cattolicesimo militante, col sostegno del  Vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, ha fortemente voluto questa manifestazione. Quello dello sversamento di materiali nocivi e l’incendio degli stessi, per smaltire e occultare illegalmente gli scarti delle lavorazioni industriali, è un fenomeno che va avanti da almeno vent’anni. Eppure, solo oggi se ne parla con clamore. Solo oggi si scende in piazza e si grida allo scandalo, perché, prassi tipicamente italiana, prima di prendere coscienza di un male, bisogna che qualcuno ti sbatta in faccia delle immagini crude, delle foto di tanti bambini morti di leucemie, di mamme disperate che versano lacrime inconsolabili. Dopo il servizio di Nadia Toffa sulla Terra dei Fuochi, mandato in onda dalle Iene, l’Italia sembra prendere coscienza di un problema che investe tutto il Paese. Personaggi del mondo dello spettacolo ci mettono la faccia, dietro a un cartellone postato su Facebook e adottano simbolicamente un paese martoriato dai roghi tossici. C’è un grande passaparola. Già si pensa ad eventuali manifestazioni a Napoli e a Roma, se necessario, perché la gente è esasperata e non ne può più di lasciarsi morire.

È giunta a Don Patriciello anche una lettera da parte del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Caro don Patriciello, ho ricevuto la cortese lettera con la quale mi conferma l’imminente avvio della “Marcia per la vita” organizzata per il 4 ottobre prossimo. Confido vivamente che essa contribuisca, nello spirito costruttivo che avverto nella Sua lettera, a consolidare quella mobilitazione civile necessaria a ben orientare le condotte di ciascuno - cittadini, imprese, istituzioni, operatori - verso il comune obiettivo di dare soluzioni concrete a situazioni critiche di grande complessità. Giorgio Napolitano» (fonte Il Mattino). Napolitano, però, non ha ancora messo piede nella Terra dei Fuochi. Lui, napoletano, potrebbe e dovrebbe farlo. Dovrebbe contribuire a quella mobilitazione civile e istituzionale che lui stesso auspica.

Esasperazione, commozione, impotenza ma anche tanta speranza, propositività e voglia di cambiamento: erano questi gli umori che si potevano cogliere ieri, marciando tutti insieme per il diritto alla vita e non alla sopravvivenza. Attraversando la strada provinciale Caivano-Aversa, il corteo cresceva sempre di più: oltre tre chilometri tra la testa e la coda; un fiume in piena, aperto da un crocifisso portato da un sacerdote, dietro il quale c’erano centinaia di bambini con i palloncini bianchi. Tanti gli striscioni con scritte inneggianti alle bonifiche. Molti hanno indossato maglie nere con le parole «Stop Genocide in Campania» e «Vogliamo Vivere». Tante erano le foto di bambini, adolescenti e adulti morti per patologie tumorali legate all’inquinamento; tanti i lenzuoli e i cartelli affissi ai muri delle case, dei negozi e alle reti metalliche che delimitano fondi privati. Forti le frasi che si leggevano: «L’indifferenza uccide più della camorra»; «Stop biomicidio»; «La camorra uccide anche senza pistole»; «Dieta Mediterranea? Ma con quale frutta e verdura?»; «Qui di dieta mediterranea si muore»; «Vogliamo cibo sano».

A chi si chiede a cosa serva partecipare a queste manifestazioni, bisogna dire che serve a dare voce a chi non c’è più, a chi sta lottando grandi battaglie, a chi ancora deve nascere ed è già condannato, a chi rivuole la sua Campania Felix, a chi rivuole il suo futuro. Più forte della connivenza tra camorra, ecomafia, industrie, politica e cittadini corrotti, c’è la voglia di lottare per bonificare le terre, per aumentare il controllo delle istituzioni sul territorio, per chiedere l’inserimento del reato ambientale nel codice penale per chi inquina. Oggi i cittadini hanno solo la voce come strumento di lotta. Occorre farsi sentire e avere senso civico. Se ognuno facesse soltanto il proprio dovere, vivremmo tutti in un mondo migliore, senza grandi sforzi.

Oggi, siamo tutti chiamati a difendere la nostra terra. Tutti, Nord e Sud. La Terra dei fuochi non è sola, non è il ghetto dell’Italia, non è la pattumiera del Nord, ma Terra di tutti! La frutta, la verdura, la mozzarella, il grano prodotto in Campania arriva sulle tavole di tutti gli italiani.

Oggi, l’Italia intera ha bisogno di risposte e fatti concreti. Le chiacchiere si lasciano ai politicanti nella campagne elettorali. L’invito unanime che si solleva dalla Terra dei Fuochi è quello di denunciare industriali, politici e istituzioni coinvolte con la camorra in questo atroce scempio. Stiamo condannando i nostri figli a morire e le nuove generazioni ad ammalarsi in una terra arida e avvelenata. Quei bambini già morti, quei bambini che affollano le corsie degli ospedali sono figli di tutti. I nostri figli e nipoti respirano aria inquinata e mangiano cibi avvelenati. L’indifferenza li uccide. Non si può più restare in silenzio.

 

Giuseppina Amalia Spampanato

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