Lettera del Prelato (agosto 2013)
Ago 17th, 2013 | Di cc | Categoria: ReligioneLettera del Prelato (agosto 2013)
Il Prelato ringrazia il Signore per l’approvazione dei miracoli attribuiti a Giovanni
Paolo II e a mons. Álvaro del Portillo, e invita a pregare per i frutti della GMG di Rio de
Janeiro. Poi commenta l’articolo del Credo sulla santità della Chiesa.
Carissimi: Gesù mi protegga le mie figlie e i miei figli!
Quando si pensa ad agosto, viene in mente spontaneamente il tesoro che è la Madonna nostra
Madre, che è figura della Chiesa. In queste settimane, rivolgiamoci in modo speciale alla Santa
Vergine, perché ci ottenga dalla Trinità una vita limpida, ci aiuti a rapportarci con la Verità in tutto
e per tutto, ci renda donne e uomini dall’anima, insisto, pura, più leali a Dio; così saremo più
Chiesa, più Opus Dei.
Vi scrivo dalla terra “brasileira”, una volta terminata la Giornata Mondiale della Gioventù.
Sono stati giorni di grande intensità spirituale, di grande vicinanza al Santo Padre, in compagnia di
Vescovi, sacerdoti e di milioni di fedeli che si sono recati a Rio de Janeiro. Mi sono rivolto al
Signore forte della vostra preghiera e del vostro lavoro, perché abbondino, in noi e nelle persone
che frequentiamo, i frutti spirituali e anche quelli umani: magari la semente di Dio, che lo Spirito
Santo ha seminato in tanti cuori, maturasse per il bene della Chiesa e del mondo intero.
Il mese appena trascorso è stato prodigo di doni divini. È iniziato con la presentazione
dell’Enciclica Lumen fidei, con cui il Papa Francesco ha completato la trilogia sulle virtù teologali
cominciata da Benedetto XVI. Vi invito a meditarla con calma; per colmarvi di luci
nell’intelligenza e di mozioni nella volontà, per impegnarci con più ardore nella nuova
evangelizzazione.
Il giorno 5, data di pubblicazione dell’enciclica, è stata anche resa nota l’approvazione
pontificia del miracolo attribuito all’intercessione di don Álvaro, che apre le porte alla sua
beatificazione, e anche del miracolo che permetterà la canonizzazione di Giovanni Paolo II. Mi ha
colmato di gioia la singolare coincidenza di questi due atti pontifici nel medesimo giorno, che vedo
come manifestazione della sintonia spirituale che c’è sempre stata tra quel grande Pontefice e il mio
amatissimo predecessore alla guida dell’Opera.
Nell’enciclica, il Papa ricorda che la fede in Gesù Cristo e in tutto quello che ci ha rivelato
resta inalterata dai tempi apostolici: Come è possibile questo? Come possiamo essere sicuri di
attingere al “vero Gesù”, attraverso i secoli? 1. La risposta a tale domanda, che si pongono molti
nostri contemporanei, si riduce fondamentalmente a una: per mezzo della Chiesa. La Chiesa, come
ogni famiglia, trasmette ai suoi figli il contenuto della sua memoria. Come farlo, in modo che
niente si perda e che, al contrario, tutto si approfondisca sempre più nell’eredità della fede? È
attraverso la Tradizione Apostolica conservata nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito
Santo 2.
Questa trasmissione ad opera della Chiesa, sempre attuale, è principalmente contenuta nel
Simboli e in altri documenti del Magistero, che espongono la dottrina della fede; per questo, in
questi mesi, ci sforziamo di approfondire il Credo, aiutati dal Catechismo della Chiesa Cattolica o
dal suo Compendio, lieti che la nostra fede brilli anche nelle vite dei santi durante l’anno liturgico.
Il miracolo attribuito all’intercessione dell’amatissimo don Álvaro, ci offre un nuovo stimolo per
1 PAPA FRANCESCO, Lettera enc. Lumen fidei, 29-VI-2013. n. 38.
2 Ibid., n. 40.
mettere in pratica lo spirito dell’Opus Dei, vecchio come il Vangelo, e come il Vangelo nuovo 3: la
ricerca della santificazione nella vita ordinaria, che Dio affidò a san Josemaría perché lo plasmasse
nella sua anima e in quella di molte altre persone. Appena è stata resa pubblica la notizia, vi ho
suggerito di considerare più attentamente la santa corrispondenza di don Álvaro: la sua fedeltà a
Dio, alla Chiesa e al Romano Pontefice, la sua piena identificazione con lo spirito dell’Opera,
ricevuto da san Josemaría, che continuò a trasmetterci in tutta la sua pienezza.
Mi soffermo ora su un’altra delle note caratteristiche della Chiesa: la santità. Benedetto XVI,
per aiutarci a godere di questa realtà, sottolineava che, durante quest’anno, sarà decisivo
«ripercorrere la storia della nostra fede, la quale vede il mistero insondabile dell’intreccio tra santità
e peccato» 4. Riflettere sulla santità della Chiesa, manifestata nella sua dottrina, nelle sue istituzioni,
nella vita di tanti suoi figli e figlie lungo la storia, ci spingerà a ringraziare dal profondo del cuore il
Dio tre volte Santo, fonte di ogni santità, a renderci conto di essere partecipi della manifestazione di
amore della Trinità per noi: come ci rivolgiamo ad ogni Persona divina? Sentiamo il bisogno di
amarle distinguendole?
Nell’esporre la natura della Chiesa, il Concilio Vaticano II sottolinea tre aspetti in cui il suo
mistero è espresso con maggior proprietà: il Popolo di Dio, il Corpo mistico di Cristo, il Tempio
dello Spirito Santo e il Catechismo della Chiesa Cattolica li spiega ampiamente 5. In ciascuno si
riverbera la nota della santità, che, come le altre note, distingue la Chiesa da qualunque altra
aggregazione umana.
La denominazione di Popolo di Dio rimanda all’Antico Testamento. Yahvé scelse Israele
come suo popolo peculiare, come annuncio e anticipo del definitivo Popolo di Dio che Cristo
avrebbe stabilito mediante il sacrificio della Croce. Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale,
nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha
chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa 6. Gens sancta, popolo santo, composto da
creature con le loro miserie: questa apparente contraddizione segna un aspetto del mistero della
Chiesa. La Chiesa, che è divina, è anche umana, perché è formata di uomini, e gli uomini hanno
i loro difetti: «Omnes homines terra et cinis» (Sir 17, 27), tutti noi siamo impastati di terra e
cenere 7.
Questa realtà deve indirizzarci alla contrizione, al dolore d’amore, alla riparazione, mai però
allo scoraggiamento o al pessimismo. Non dimentichiamo che Gesù stesso ha paragonato la Chiesa
a un campo in cui crescono insieme il grano e la zizzania; ad una rete da pesca che raccoglie pesci
buoni e pesci cattivi e che solo alla fine dei tempi ci sarà la definitiva separazione degli uni dagli
altri 8. Al contempo, consideriamo che già ora, sulla terra, il bene è più abbondante del male, la
grazia più forte del peccato, malgrado la sua azione appaia talvolta meno visibile. La santità
personale di tanti fedeli – oggi come ieri – non fa rumore. In genere non riconosciamo la santità
di tante persone qualsiasi, che lavorano e vivono in mezzo a noi. Davanti agli sguardi terreni
sono più evidenti il peccato e le mancanze di fedeltà, perché attirano maggiormente l’attenzione 9.
Il Signore vuole che noi, sue figlie e suoi figli nell’Opus Dei, insieme a tanti altri cristiani,
ricordiamo a tutti che hanno ricevuto questa vocazione alla santità e devono sforzarsi di
corrispondere alla grazia ed essere, ognuno personalmente, santi 10.
3 SAN JOSEMARÍA, Lettera 9-I-1932, n. 91.
4 BENEDETTO XVI, Lettera apost. Porta fidei, 11-X-2011, n. 13.
5 Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 781-810
6 1 Pt 2, 8.
7 SAN JOSEMARÍA, Omelia Lealtà verso la Chiesa, 4-VI-1072.
8 Cfr. Mt 13, 24-30, 47-50.
9 SAN JOSEMARÍA, Omelia Lealtà verso la Chiesa, 4-VI-1972.
10 Ibid.
La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo: «Nel corso del tempo, il Signore Gesù forma la sua
Chiesa mediante i Sacramenti, che emanano dalla sua pienezza. È con essi che la Chiesa rende i
propri membri partecipi del Mistero della Morte e della Resurrezione di Cristo, nella grazia dello
Spirito Santo, che le dona vita e azione» 11.
La Chiesa, «è dunque santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacché essa non
possiede altra vita se non quella della grazia: appunto vivendo della sua vita, i suoi membri si
santificano, come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati e nei disordini, che impediscono
l’irradiazione della sua santità. Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui peraltro
ha il potere di guarire i suoi figli con il Sangue di Cristo ed il dono dello Spirito Santo» 12.
Anzitutto il corpo ci richiama ad una realtà viva. La Chiesa non è un’associazione
assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente, che cammina e agisce nella storia. E
questo corpo ha un capo, Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge. (…). Come in un corpo è
importante che passi la linfa vitale perché viva, così dobbiamo permettere che Gesù operi in
noi, che la sua Parola ci guidi, che la sua presenza eucaristica ci nutra, ci animi, che il suo
amore dia forza al nostro amare il prossimo. E questo sempre! Sempre, sempre! Cari fratelli e
sorelle – insisteva il Santo Padre –, rimaniamo uniti a Gesù, fidiamoci di Lui, orientiamo la
nostra vita secondo il suo Vangelo, alimentiamoci con la preghiera quotidiana, l’ascolto della
Parola di Dio, la partecipazione ai Sacramenti 13.
Vediamo che il corpo umano è composto da una varietà di organi e di membra, ciascuno con
una funzione specifica, governati dal capo, per il bene di tutto l’organismo. Anche nella Chiesa, per
volontà di Dio, c’è una varietà, una diversità di compiti e di funzioni; non c’è la piatta
uniformità, ma la ricchezza dei doni che distribuisce lo Spirito Santo. Però c’è la comunione e
l’unità: tutti sono in relazione gli uni con gli altri e tutti concorrono a formare un unico corpo
vitale, profondamente legato a Cristo 14. Questa unione con Cristo, Capo visibile della Chiesa,
deve mostrarsi necessariamente nella forte unione con il Capo visibile, il Romano Pontefice, e con i
Vescovi in comunione con la Sede Apostolica. Preghiamo ogni giorno, come fece san Josemaría,
per l’unità di tutti nella santa Chiesa.
Sin dall’antichità, si diceva che, nel seno del Corpo mistico di Cristo, il Paraclito compie la
funzione dell’anima nel corpo umano: gli dà vita, lo conserva nell’unità, rende possibile il suo
sviluppo sino a raggiungere la perfezione assegnatagli da Dio Padre. La Chiesa non è un intreccio
di cose e di interessi, ma è il Tempio dello Spirito Santo, il Tempio in cui Dio opera, il Tempio
in cui ognuno di noi con il dono del Battesimo è pietra viva. Questo ci dice che nessuno è
inutile nella Chiesa. (…). Nessuno è secondario 15.
In quanto membra del medesimo Corpo mistico, noi cristiani possiamo e dobbiamo aiutarci
gli uni gli altri a raggiungere la santità, mediante la Comunione dei santi che confessiamo nel
Simbolo apostolico. Oltre a spiegare che tutti i fedeli partecipano dei magnalia Dei, le ricchezze di
Dio (la fede, i sacramenti, i diversi doni spirituali), l’espressione “Comunione dei santi” «designa
anche la comunione tra le persone sante (sancti), e cioè tra quanti per la grazia sono uniti a Cristo
morto e risorto» 16; i santi del Paradiso, le anime che si purificano in Purgatorio, noi che stiamo
11 PAOLO VI, Solenne professione di fede (Credo del popolo di Dio), 30-VI-1968, n. 19.
12 Ibid.
13 PAPA FRANCESCO, Discorso durante l’udienza generale, 19-VI-2013.
14 Ibid.
15 PAPA FRANCESCO, Discorso durante l’udienza generale, 26-VI-2013.
16 Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 195.
ancora combattendo le battaglie della lotta interiore sulla terra. Formiamo una sola famiglia, la
famiglia dei figli di Dio, a lode della Santissima Trinità: con quale determinazione ce ne prendiamo
cura?
La meditazione di questa verità di fede, per cui nessun battezzato può sentirsi solo nella sua
lotta spirituale o nelle sue difficoltà materiali, colmava di consolazione san Josemaría. Notiamo
questa certezza in Cammino: La Comunione dei Santi. – Come potrei spiegartela? – Sai che cosa
sono le trasfusioni di sangue per il corpo? Ebbene, così viene a essere la Comunione dei Santi
per l’anima 17. Poco dopo aggiunge: Ti sarà più facile compiere il tuo dovere se pensi all’aiuto che
ti prestano i tuoi fratelli e all’aiuto che tu smetti di dar loro se non sei fedele 18.
Riempiamoci sempre di tanto coraggio, figlie e figli miei. Anche dopo una caduta, anche
quando ci sentiamo deboli e senza forze nella lotta spirituale, è sempre possibile, con la grazia di
Dio, riprendere il cammino verso la santità. Siamo circondati da una moltitudine di santi, di persone
fedeli al Signore che cominciano e ricominciano costantemente nella loro vita interiore.
Ci basta, d’altronde, elevare gli occhi al Cielo. Ci conferma in questa certezza anche la grande
solennità che celebreremo il giorno 15: l’Assunzione della Santissima Vergine. Forti
dell’intercessione di Gesù, che supplica continuamente Dio Padre per tutti noi 19, quale grandissima
consolazione, quale immensa sicurezza ci assicura la contemplazione di nostra Madre, sempre
protesa alla salvezza dei cristiani e di tutti gli uomini! Nella Santissima Vergine la Chiesa ha già
raggiunto la perfezione, in virtù della quale è senza macchia né ruga 20. Tutti noi fedeli ci stiamo
ancora sforzando per vincere in questa nobile lotta della santità, allontanandoci completamente dal
peccato; per questo innalziamo gli occhi a Maria, che risplende come modello di virtù per tutta la
comunità degli eletti 21. Rivolgiamoci a Lei, pertanto, in tutte le vicissitudini della Chiesa e in quelle
personali di ciascuno: Madre! – Chiamala forte, forte. – Ti ascolta, ti vede forse in pericolo e ti
offre, Santa Maria tua Madre, con la grazia di suo Figlio, la consolazione del suo grembo, la
tenerezza delle sue carezze: e ti sentirai rinfrancato per la nuova lotta 22.
Questo clamore di preghiere salga al Cielo con molta forza, da tutta la terra, nel rinnovare la
consacrazione dell’Opus Dei al Cuore dolcissimo e immacolato di Maria, il prossimo 15 agosto.
Fortemente uniti nella preghiera, chiediamo alla bontà divina tutte le grazie di cui il mondo, la
Chiesa e ciascuno di noi ha bisogno.
Con tutto il suo affetto, vi benedice
vostro Padre
+ Javier
Sitio de Aroeira, 1° agosto 2013.
© Prælatura Sanctæ Crucis et Operis Dei
17 SAN JOSEMARÍA, Cammino, n. 544.
18 Ibid., n. 549.
19 Cfr. Eb 7, 25.
20 Cfr. Ef 5, 27.
21 Cfr. CONCILIO VATICANO II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 65.
22 SAN JOSEMARÍA, Cammino, n. 516.