Il fronte italiano anti OGM e il decreto della discordia.

Ago 5th, 2013 | Di cc | Categoria: Ambiente

Fedele alle sue promesse lo scorso 12 luglio, il Ministro delle politiche agricole Nunzia De Girolamo ha firmato, con i Ministri della Salute Lorenzin e dell’Ambiente Orlando, un decreto interministeriale finalizzato a vietare la coltivazione in Italia del mais OGM MON810. Si attende ora che il decreto completi il suo iter, ovvero che venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale per divenire legge.

Il mais MON810 è prodotto dalla Monsanto (da cui la sigla MON) ed esprime una proteina tossica per alcuni insetti, in grado di conferire alla pianta la capacità di resistere agli attacchi di lepidotteri nocivi. In parole più semplici, la pianta è in grado di produrre spontaneamente determinate sostanze (innocue per l’uomo) che la proteggono “naturalmente” dall’attacco degli insetti. Il Ministro De Girolamo nel presentare il decreto, ha affermato che lo scopo primario di questo atto è quello di tutelare la specificità italiana che salvaguarda l’Italia dall’omologazione. Stando alle dichiarazioni della De Girolamo “l’agricoltura italiana si basa sulla biodiversità e sulla qualità” e gli OGM non avrebbero nessun altro merito se non quello di danneggiare l’agricoltura del nostro paese e a lederne la specificità.

Queste affermazioni, tanto accattivanti e nazionalistiche quanto prive di obiettività, non fanno altro che gettare benzina sul fuoco sul già tanto acceso dibattito sugli organismi geneticamente modificati. Chi potrebbe infatti essere così folle dal non voler difendere a tutti i costi il “Made in Italy” dalla temibile ed irreversibile contaminazione da OGM? Ma siamo proprio certi che questa contaminazione non sia già da tempo iniziata senza che in tanti se ne siano resi conto?

Mi chiedo, infatti, se siano in molti a sapere, ad esempio, che se è vero (e non credo lo si possa negare) che il formaggio viene prodotto utilizzando del latte, è altamente probabile che alcuni dei più rinomati formaggi italiani, siano prodotti utilizzando latte di animali alimentati con mangimi OGM.

Volendo poi aprire una piccola parentesi, quanti di quelli che si dichiarano contrari ad ogni costo al consumo di OGM sono a conoscenza del fatto che molti degli alimenti che si trovano abitualmente nei nostri supermercati (cereali, carne in scatola, snack, bevande etc.) ne contengono traccia?

Mi domando se e quando verrà fatta un po’ di chiarezza sull’argomento. Non mi soffermerò in questa sede sulla normativa europea preposta a disciplinare la materia OGM.

Mi limiterò a ricordare che l’Unione europea ha mantenuto una posizione molto prudente sugli OGM e che la normativa atta a disciplinare il loro impiego si basa sul rispetto del principio di precauzione e di elevato livello di tutela dei consumatori (al punto che la direttiva 2001/18/CE che regola l’emissione deliberata nell’ambiente di OGM, recepita in Italia dal Decreto legislativo 8 luglio 2003 n. 224, venne definita dal relatore D. Bowe “la più severa al mondo”).

Dopo anni di studi e di accurati controlli, gli scienziati sono giunti a ritenere che non esistano motivi fondati sulla pericolosità degli OGM attualmente in circolazione.

Il Ministro De Girolamo ha però dichiarato la sua ferma intenzione di appellarsi alla cosiddetta “clausola di salvaguardia” per vietare la coltivazione, in territorio italiano, del mais MON810 o di qualunque altro OGM. Ai sensi della legislazione dell’UE, uno Stato membro può invocare la clausola di salvaguardia per vietare temporaneamente la coltivazione o l’uso di un OGM nel suo territorio sulla base di timori scientificamente fondati relativi alla sicurezza dell’OGM stesso. Per invocare questa clausola si devono fornire alla Commissione Europea dati scientifici che evidenzino un qualche rischio per la salute o l’ambiente. Non è sufficiente cioè appellarsi a rischi ipotetici: si devono produrre nuovi studi scientifici validi che dimostrino l’esistenza di specifici rischi concreti per la salute o per l’ambiente. Ebbene, quali sarebbero questi dati in possesso del Ministro?

Lo ho già detto in altra occasione e lo ribadisco ora: non sono una accanita sostenitrice degli OGM ma non credo possano considerarsi meno sicuri o, se preferite, più pericolosi degli alimenti che giungono sulle nostre tavole.

La mia sensazione è che, oggi più di ieri, più che di informazione in materia di OGM si possa parlare di inganno e mistificazione. Gli OGM sono entrati a far parte di un dibattito mediatico in cui ciascuno vuol dire la sua ma nessuno si prende la briga di ascoltare la scienza. Essi vengono attaccati come fossero tutto il male possibile. Al contrario, sarebbe auspicabile il consumo di qualsiasi prodotto “naturale”, ove per naturale debba intendersi qualunque prodotto coltivato senza impiegare sementi GM.

Ma siamo proprio certi del fatto che un prodotto coltivato su un terreno inquinato, ad esempio, da cadmio, piombo, alluminio o da un veleno potente come il toluene (quello ritrovato recentemente nei campi di Caivano), sia più sicuro e meno dannoso di un prodotto ottenuto da sementi geneticamente modificate?   

Siamo stati bombardati per lungo tempo da notizie allarmanti e false sugli OGM. Molti ricorderanno la fantomatica fragola pesce, ovvero la fragola che ci dissero essere stata resa resistente al gelo attraverso l’inserimento di un gene di un pesce artico all’interno del suo patrimonio genetico. Dopo aver assistito a liti estenuanti sulla suddetta fragola, a lunghissime polemiche sulla sua pericolosità abbiamo scoperto che si trattava di una “bufala”. Con buona pace degli ambientalisti e per la tranquillità dei consumatori, la fragola-pesce non esiste e non è mai esistita eppure molta gente è ancora convinta del contrario.

Mi è capitato spesso negli ultimi giorni di ascoltare le trionfanti dichiarazioni del Ministro De Girolamo che si compiaceva del neonato decreto e che si dichiarava contraria all’utilizzazione in Italia degli OGM. Mi vien da pensare, rebus sic stantibus, che presto il Ministro dovrà preoccuparsi di vietare anche l’importazione delle circa quattro milioni di tonnellate di farina di soia utilizzate dall’industria per produrre mangimi per animali. Ciò si renderà necessario in considerazione del fatto la farina di soia utilizzata dalla mangimistica italiana è per l’85% geneticamente modificata e solo per il 15% non geneticamente modificata.

Il luogo comune che la natura sia sempre buona e l’uomo sempre cattivo deve essere sfatato. La natura è in grado di produrre veleni letali, virus patogeni, sostanze cancerogene. La natura è spesso matrigna e pronta a tendere all’uomo agguati mortali. Non dimentichiamo che spesso l’insorgenza di fenomeni allergici è dovuta proprio ad alimenti cosiddetti naturali che i più ritengono incontaminati. Il mio timore è, in estrema sintesi, che si perda troppo tempo a parlare di OGM e dei presunti rischi connessi al loro impiego, invece di concentrarsi su problemi più urgenti, quali, ad esempio, la pericolosità degli alimenti coltivati su terreni inquinati che quotidianamente giungono sulle nostre tavole.    

Mi sia consentito di concludere rimandando a quanto affermato dalla compianta Rita Levi Montalcini sugli Ogm: la paura va superata, non esistono rischi dagli Ogm. Non saprei spiegare il perché della paura per gli Ogm, è difficile dire come nasca la paura e come si possa bloccare il timore di qualcosa che non si conosce. è una forma di superstizione e va combattuta come tutte le cose inesistenti che possono essere più pericolose di quelle esistenti”.

 

Daniela Catalano

 

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