E adesso?

Ago 3rd, 2013 | Di cc | Categoria: Politica

E adesso? Cambierà il cielo della nostra Nazione? Le finestre si apriranno su un orizzonte migliore?

Il tentativo di mettere fuori gioco il Cavaliere pare riuscito. La condanna definitiva c’è stata. I termini della pena inflitta non solo determineranno la decadenza dall’attuale mandato di Senatore, ma impediscono, di fatto, una sua futura candidatura.

E in più, per taluni, la soddisfazione di sapere il Cavaliere, se non dietro le sbarre, comunque limitato nei suoi movimenti e nelle proprie libertà.

Ce l’abbiamo fatta! avrà sospirato qualcuno ieri sera dopo che il Presidente Esposito ha finito di leggere la sentenza.

E’ andato! avrà pensato chi ha sempre visto in Berlusconi l’antitesi delle proprie idee e del proprio modello sociale.

Finalmente! avranno gridato i giustizialisti ad ogni costo, quelli cui le manette sembrano la soluzione di ogni male e il loro tintinnio ai polsi musica celestiale purché tocchi agli altri.

Già, tutto sembra riuscito alla perfezione, le mille ombre su un processo iniziato oltre dieci anni fa sono state spazzate via da una sentenza che a molti pare scritta con l’inchiostro della giustizia e la mano politica.

Ma adesso?

Il Cavaliere seduto nel suo studio, con la bandiera italiana ed europea che s’intravedevano di lato, ha rilanciato la sfida ponendosi nuovamente al centro del ring pronto a continuare il combattimento.

Sì, perché Berlusconi invece di chinare la testa al boia ha presentato un programma ambizioso e proiettato verso il futuro: la nascita di un soggetto politico che, ritornando al nome di Forza Italia, vuole riprendere in mano il proprio destino e quello del Paese. E l’uomo che sarà alla guida di questo partito sarà sempre e comunque lui.

E allora conterà poco esserci o no in Parlamento, anzi proprio questa sua nuova condizione, per certi versi grottesca, aprirà uno scenario del tutto nuovo per il Paese, per le istituzioni e per gli stessi avversari politici.

Infatti, si potrà dire pubblicamente quanto si vuole che non si tratta con il condannato, ma sfido chiunque a pensare sul serio che l’intera classe politica e istituzionale rifiuti ogni contatto con il leader riconosciuto del partito che rappresenta oltre un quarto degli italiani votanti.

Se questo dovesse realmente avvenire, ma siamo nel mondo dell’assurdo, significherebbe la ghettizzazione di una parte politica, sarebbe la paralisi dell’Italia, la crisi più sconvolgente e deleteria immaginabile, una vera e propria limitazione delle libertà del popolo che, attraverso il voto, indica il partito cui dare fiducia accettandone in toto la dirigenza di là dalla poltrona che occupa il leader.

E dunque?

Siamo a un’empasse che rischia di frantumare l’affidabilità democratica del sistema Italia. Da un lato c’è il Paese schiacciato da una crisi economica che esige interventi eccezionali per riuscire a risalire la china, dall’altro una posizione rigida e sorda che sta determinando il disfacimento dell’impianto politico-istituzionale e la lacerazione della stessa opposizione al Cavaliere.

Viviamo una pericolosa similitudine con la fine della prima Repubblica. Allora vi fu un signore che scese in campo e rimise, seppur con mille limiti, al centro dell’attenzione il dibattito politico, oggi con molte probabilità sarà lo stesso signore (forse stavolta accompagnato in questo dal Capo dello Stato) che dovrà in qualche modo dimostrare come la lotta politica vada fatta nelle sedi opportune e non nelle aule di tribunale.

E l’Italia, la gente, quelli che vivono la strada ogni giorno, i disoccupati, i giovani, saranno costretti a guardare (passivamente fino a quando?) e pensare delusi, che forse ieri era meglio di oggi.

Edoardo Barra

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