La grande bellezza, la sorpresa italiana a Cannes targata Sorrentino
Lug 30th, 2013 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura
«Ridi Roma, ridi amore, dice il telegiornale che la fine si avvicina e io m’invento un gran finale». Cantano così Francesco Bianconi dei Baustelle e Valeria Golino in Piangi Roma. Anche nell’ultimo film di Paolo Sorrentino Roma, protagonista, ride ma di un sorriso disperato e beffardo. La grande bellezza è il titolo del nuovo filmdel regista napoletano, che ha rappresentato l’Italia nei giorni scorsi al festival di Cannes. Il film, attesissimo, è stato accolto dagli applausi della stampa internazionale. La pellicola vede come co-protagonista l’immancabile Toni Servillo, ormai legato a doppio filo al regista, nel ruolo diJep (Giuseppe) Gambardella, 65 anni, giornalista dandy, che fa da guida agli spettatori in questo viaggio inventato, eppure così vero, per le strade della capitale. Dopo l’esperimento di This must be the placenel 2011 con Sean Penn, dopo aver conquistato il gran premio della giuria con Il Divo nel 2008 e dopo aver portato al festival un’altra sua pellicola come Le conseguenze dell’amore, Paolo Sorrentino è ritornato a Cannescon un cast stellare (Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Isabella Ferrari, Roberto Herlitzka).La grande bellezza è l’affresco di una società fatta di parvenu, criminali d’alto borgo, politici, giornalisti, attori e intellettuali decadenti che si muovono tra le più belle ville, case e terrazze della capitale. Da quest’universo emerge il protagonista con acuto e malinconico disincanto: occhiali da sole, bicchiere in mano, completi di buon taglio, vestito di un sorriso compiacente perché sa di essere al centro della festa ma non della sua vita. Solo quando cammina all’alba per le strade di una Roma incantata e disabitata, riafferra la speranza di poter tornare a scrivere (Jep ha scritto un unico romanzo, L’apparato umano, a 20 anni), facendosi spazio nel caos di una città che distrae.
Insomma, si tratta di «una sfilata di umanità vacua e disfatta, potente e deprimente» in una Roma bellissima e indifferente, generosa ed opulenta, che non nasconde ma anzi ostenta i suoi segreti più nascosti. Sembra che «l’atonia morale» di cui parlava Alberto Moravia a proposito della capitale si travesta, nel film di Sorrentino, di divertimento. In quest’atmosfera decadente nessuno è senza peccato, nessuno è senza colpa. Nemmeno Roberto Herlitzka, cardinale-gastronomo, che gode compiaciuto di un bacio che una signora in ghingheri gli invia da lontano.
La ditta Sorrentino-Servillo anche stavolta non delude. Appuntamento al cinema da non perdere.
Chiara Selleri