Euro, la ricetta di Draghi è la nostra
Lug 5th, 2013 | Di cc | Categoria: Politica
Berlusconi tace, ma i fatti parlano per lui e gli danno ragione. Basta guardare a tre fatti delle ultime ore per averne la prova. Il leader del Pdl ha sempre detto che in Europa servirebbe una vera Banca centrale, che come la Fed americana e le banche centrali di Inghilterra e Giappone possa stampare moneta quando serve, soprattutto per fare fronte alle crisi monetarie e finanziarie. Parole sacrosante, condivise da autorevoli economisti americani e da premi Nobel, ma ignorate, se non addirittura sbeffeggiate in Italia. Ma ieri ecco la prova che Silvio aveva ragione: il governatore della Bce, Mario Draghi, a sorpresa e contraddicendo la politica del rigore e dell’austerità seguita finora su input tedesco, ha detto che terrà i tassi d’interesse al livello minimo per molto tempo. Ciò significa che la Bce farà iniezioni monetarie a basso costo per un tempo indefinito, almeno finché la crisi dell’economia reale non sarà superata. Una mossa che, in pratica, equivale a stampare moneta. Dunque, la prova che Berlusconi aveva ragione.
Altro fatto. Il leader del Pdl va ripetendo da anni, sulla base della propria esperienza di governo, che l’Italia può diventare un paese veramente governabile soltanto se si farà una grande riforma istituzionale, che per prima cosa rafforzi i poteri del premier, elimini il bicameralismo perfetto e rimetta in riga la Corte costituzionale, che non è stata eletta da nessuno, ma ha più potere sia del governo sia del Parlamento. Berlusconi queste cose non le dice da ora, tanto è vero che nel 2005 il suo governo aveva promosso una riforma costituzionale, approvata dal Parlamento ma annullata da un referendum promosso dalla sinistra. A distanza di anni, il governo Letta-Alfano ha timidamente convenuto che la grande riforma istituzionale ora serve davvero, anche se finora ha fatto davvero poco per realizzarla. E ieri è arrivato l’ennesimo svegliarino: la Consulta, tanto per non smentirsi, ha sentenziato che la riforma delle Province non si può fare per decreto, ed ha bocciato quella (parziale) mandata avanti dal governo Monti e approvata dal Parlamento.
Terzo fatto. Berlusconi sostiene da sempre che se non si riducono le tasse, sarà impossibile favorire la ripresa dei consumi e, di riflesso, quella della produzione. E’ la famosa ricetta liberale per l’economia. Di cui l’abolizione dell’Imu sulla prima casa è diventata una premessa essenziale, una “conditio sine qua non”.
Ormai lo sanno pure i sassi. Che con le tasse non si uscirà mai dalla crisi, ma si rischia solo di fare la fine della Grecia, del Portogallo e della Spagna. Guarda caso, Paesi che hanno seguito alla lettera i consigli del Fondo monetario. La pessima sorte di questi Paesi è, da sola, una buona ragione per ignorare il consiglio non richiesto del Fmi, e dare una volta di più ragione a Berlusconi.