Il quinto comandamento del Decalogo

Lug 4th, 2013 | Di cc | Categoria: Religione

La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in

una relazione speciale con il Creatore.

1. “Non uccidere”

«La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per

sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine […]. Nessuno, in nessuna

circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano

innocente» (

Catechismo, 2258).

L’uomo è assolutamente singolare: è la sola creatura di questo mondo che Dio abbia voluto per

se stessa

1. Egli è destinato a conoscere e amare eternamente Dio, e la sua vita è sacra. È stato

creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr.

Gn 1, 26-27). Questo è il fondamento ultimo della

dignità umana e del comandamento “non uccidere”.

Il libro della Genesi presenta l’abuso contro la vita umana come conseguenza del peccato

originale. Yahvé si manifesta sempre come protettore della vita: anche di quella di Caino, dopo

che ha ucciso il fratello Abele, sangue del suo sangue, figura di ogni omicidio. Nessuno deve

farsi giustizia da sé. Nessuno può arrogarsi il diritto di disporre della vita di un altro (cfr.

Gn 4,

13-15).

Questo comandamento fa riferimento agli esseri umani. È legittimo servirsi degli animali per

ottenerne cibo, indumenti, ecc.: Dio li ha posti sulla terra perché fossero a disposizione

dell’uomo. La valutazione sulla liceità di ucciderli o meno è dovuta al disordine che possono

comportare le passioni umane, o a un dovere di giustizia (per esempio se sono proprietà di altri)

(cfr.

Catechismo, 2417). Non si deve dimenticare che l’uomo non è “padrone” della Creazione,

ma amministratore, e pertanto ha l’obbligo di rispettare e curare la natura, della quale ha bisogno

per la propria esistenza e per il proprio sviluppo (cfr.

Catechismo, 2418).

2. La pienezza di questo comandamento

Il comandamento di salvaguardare la vita dell’uomo «ha il suo aspetto più profondo

nell’esigenza di venerazione e di amore nei confronti di ogni persona e della sua vita»

2.

La misericordia e il perdono sono propri di Dio; ma anche nella vita dei figli di Dio dev’essere

presente la misericordia, che ci induce a compatire nel nostro cuore la miseria altrui: «Beati i

misericordiosi, perché troveranno misericordia» (

Mt 5, 7)3.

È inoltre necessario imparare a perdonare le offese (cfr.

Mt 5, 22). Quando si riceve un’offesa

bisogna fare in modo di non incollerirsi, e di non permettere che l’ira invada il cuore. Non solo,

ma nel

Padrenostro – la preghiera che Gesù ci ha lasciato come preghiera domenicale – il

Signore lega il suo perdono – il perdono per le offese da noi commesse – al perdono di quelli che

ci hanno offeso (cfr.

Mt 6, 9-13; Lc 11, 2-4). In questa lotta ci saranno di aiuto: la meditazione

della Passione di Nostro Signore che ci ha perdonato e redento sopportando con amore e con

pazienza le ingiustizie; considerare che ad un cristiano nessuno deve risultare

estraneo o nemico

(cfr.

Mt 5, 44-45); pensare al giudizio dopo la morte in cui saremo giudicati sull’amore al

prossimo; ricordare che un cristiano deve vincere il male con il bene (cfr.

Rm 12, 21);

considerare le ingiurie come un’occasione per la propria purificazione.

3. Il rispetto della vita umana

Il quinto comandamento prescrive di

non uccidere. Proibisce anche di bastonare, ferire o

arrecare un qualsiasi danno fisico ingiusto a se e al prossimo, sia direttamente che per mezzo di

2

altri. Proibisce anche di offendere con parole ingiuriose e di volere il male degli altri. In questo

comandamento è inclusa anche la proibizione di togliersi la vita.

3.1. L’omicidio volontario

«Il quinto comandamento proibisce come gravemente peccaminoso l’omicidio

diretto e

volontario

. L’omicida e coloro che volontariamente cooperano all’uccisione commettono un

peccato che grida vendetta al cielo (cfr.

Gn 4, 19)» (Catechismo, 2268)4.

L’enciclica

Evangelium vitae ha formulato in maniera definitiva e infallibile la seguente norma

negativa: «con l’autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi successori, in comunione con i

Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano

innocente è sempre gravemente immorale. Tale dottrina, fondata in quella legge non scritta che

ogni uomo, alla luce della ragione, trova nel proprio cuore (cfr.

Rm 2, 14-15), è riaffermata dalla

sacra Scrittura, trasmessa dalla Tradizione della Chiesa e insegnata dal magistero ordinario e

universale»

5. Così l’omicidio, che è senza eccezioni gravemente immorale, è quello che

risponde a una

scelta deliberata che è diretta a una persona innocente. Pertanto la legittima

difesa e la pena di morte non sono incluse in questa formulazione assoluta e sono oggetto di un

trattamento specifico

6.

Mettere la vita nelle mani dell’uomo comporta un potere di disposizione che bisogna saper

amministrare come una collaborazione con Dio. Questo richiede una disposizione di amore e di

servizio, e non di dominio arbitrario: si tratta di una padronanza ministeriale, non assoluta,

riflesso della signoria unica e assoluta di Dio

7.

3.2. L’aborto

«La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del

concepimento» (

Catechismo, 2270). Non è ammissibile nessuna discriminazione, neppure quella

fondata sulle differenti tappe dello sviluppo della vita. Nella valutazione di situazioni

conflittuali, è determinante tenere in conto l’appartenenza naturale alla specie umana. Con

questo non si impongono alla ricerca biomedica limiti diversi da quelli che la dignità umana

stabilisce in qualunque altro campo dell’attività umana.

«L’

aborto diretto, cioè voluto come fine o come mezzo, costituisce sempre un disordine morale

grave, in quanto uccisione deliberata di un essere umano innocente»

8. L’espressione come fine o

come mezzo

intende indicare le due modalità della volontarietà diretta nelle quali chi agisce lo fa

volendo uccidere coscientemente.

«Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto

che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo,

riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa»

9. Il rispetto della vita dev’essere

riconosciuto come limite che nessuna entità pubblica o privata può trascurare. Il diritto

inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente è un

elemento costitutivo della società

civile e della sua legislazione

e come tale deve essere riconosciuto e rispettato sia da parte della

società che da parte dell’autorità politica (cfr.

Catechismo, 2273)10.

Pertanto possiamo affermare che «il diritto a comandare costituisce una esigenza dell’ordine

spirituale [morale] e scaturisce da Dio. Perciò, se i governanti promulgano una legge o dettano

una qualsiasi disposizione contraria all’ordine spirituale, e per conseguenza opposta alla volontà

di Dio, in tal caso né la legge promulgata né la disposizione dettata possono obbligare in

coscienza il cittadino […]; non solo, ma in simili casi, la stessa autorità si sgretola

completamente e degenera in un sopruso preoccupante»

11. Questo è tanto vero che «leggi di

questo tipo non solo non creano nessun obbligo per la coscienza, ma sollevano piuttosto un grave

e preciso obbligo di opporsi a esse mediante l’

obiezione di coscienza»12.

3

«L’embrione, poiché fin dal concepimento deve essere trattato come una persona, dovrà essere

difeso nella sua integrità, curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano»

(

Catechismo, 2274).

3.3. L’eutanasia

«Per

eutanasia in senso vero e proprio si deve intendere un’azione o un’omissione che di natura

sua e nelle intenzioni procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore […].

È una grave

violazione della legge di Dio

, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una

persona umana […]. Una tale pratica comporta, a seconda delle circostanze, la malizia propria

del suicidio o dell’omicidio»

13. Si tratta di una conseguenza, gravemente lesiva della dignità

della persona umana, alla quale può indurre l’edonismo e la perdita del significato cristiano del

dolore.

«L’interruzione di procedure mediche

onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate

rispetto ai risultati attesi

può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’accanimento

terapeutico

. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire»

(

Catechismo, 2278)14.

Invece, «anche se la morte è considerata imminente, le cure che d’ordinario sono dovute ad una

persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte» (

Catechismo, 2279)15.

L’alimentazione e l’idratazione artificiali sono, per principio, cure ordinarie dovute ai malati

16.

3.4. Il suicidio

«Siamo gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne

disponiamo» (

Catechismo, 2280). «Il suicidio contraddice la naturale inclinazione dell’essere

umano a conservare e a perpetuare la propria vita. Esso è gravemente contrario al giusto amore

di sé. Al tempo stesso è un’offesa all’amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami

di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle quali abbiamo degli

obblighi. Il suicidio è contrario all’amore del Dio vivente» (

Catechismo, 2281)17.

Preferire la propria morte per salvare la vita di un altro non è suicidio, ma piuttosto può costituire

un atto di estrema carità.

3.5. La legittima difesa

La proibizione di causare la morte non sopprime il diritto di impedire che un ingiusto aggressore

causi danno

18. La legittima difesa può essere anche un dovere grave per chi è responsabile della

vita di un altro o del bene comune (cfr.

Catechismo, 2265).

3.6. La pena di morte

Difendere il bene comune della società richiede che si metta l’aggressore in condizione di non

poter nuocere. Per questo, la legittima autorità può infliggere pene proporzionali alla gravità dei

delitti. Le pene hanno il fine di compensare il disordine introdotto dalla mancanza compiuta,

preservare l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone, e correggere il colpevole (cfr.

Catechismo, 2266). «Per conseguire tutte queste finalità, la misura e la qualità della pena

devono essere attentamente valutate e decise, e non devono giungere alla misura estrema della

soppressione del reo se non in casi di assoluta necessità, quando cioè la difesa della società non

fosse possibile altrimenti. […] Questi casi sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente

inesistenti»

19.

4. Il rispetto della dignità delle persone

4

4.1. Il rispetto per l’anima del prossimo: lo scandalo

Noi cristiani abbiamo l’obbligo di procurare al prossimo la vita e la salute soprannaturale

dell’anima oltre quella del corpo.

Lo scandalo è il contrario: «è l’atteggiamento o il comportamento che induce altri a compiere il

male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo […]. Lo scandalo costituisce una colpa

grave se chi lo provoca con azione o omissione induce deliberatamente altri in una grave

mancanza» (

Catechismo, 2284). Si può causare scandalo mediante commenti ingiusti,

promozione di spettacoli, libri e riviste immorali, o seguendo mode contrarie al pudore, ecc.

«Lo scandalo assume una gravità particolare a motivo dell’autorità di coloro che lo causano o

della debolezza di coloro che lo subiscono» (

Catechismo, 2285): «chi scandalizza anche uno solo

di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una

macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare» (

Mt 18, 6)20.

4.2. Il rispetto per la salute del corpo

Il rispetto per il proprio corpo è una esigenza della carità, perché il corpo è tempio dello Spirito

Santo (cfr.

1 Cor 6, 19; 3, 16ss; 2 Cor 6, 16), e siamo responsabili – in ciò che dipende da noi –

di procurare la salute fisica, che è un mezzo per servire Dio e gli uomini. Però la vita fisica non

è un valore assoluto: la morale cristiana si oppone a una concezione neo-pagana che promuove

il

culto del corpo

, e che può portare alla perversione dei rapporti umani (cfr. Catechismo, 2289).

«La virtù della temperanza dispone ad evitare ogni sorta di eccessi, l’abuso dei cibi, dell’alcool,

del tabacco e dei medicinali. Coloro che, in stato di ubriachezza o per uno smodato gusto della

velocità, mettono in pericolo l’incolumità altrui e la propria sulle strade, in mare, o in volo, si

rendono gravemente colpevoli» (

Catechismo, 2290).

L’uso di droghe è una colpa grave per il danno alla salute che rappresenta e per la fuga dalla

responsabilità degli atti che si possono compiere sotto la loro influenza. La produzione

clandestina e il traffico di droghe sono pratiche immorali (cfr.

Catechismo, 2291).

La

ricerca scientifica non può legittimare atti che in se stessi sono contrari alla dignità delle

persone e alla legge morale. Nessun essere umano può essere trattato come mezzo per il

progresso della scienza (cfr.

Catechismo, 2295). Sono contrari a questo principio alcune

pratiche, come la procreazione artificiale o l’uso di embrioni per fini sperimentali.

4.3. Il trapianto di organi

La donazione di organi per i trapianti è legittima e può essere un atto di carità se la donazione è

pienamente libera e gratuita

21, e rispetta l’ordine della giustizia e della carità.

«Una persona può donare solo una cosa di cui può privarsi senza serio pericolo o danno per la

propria vita o per l’identità personale, e per una ragione giusta e proporzionata. È ovvio che gli

organi vitali si possano donare solo dopo la morte»

22.

È necessario che il donante o i suoi rappresentanti abbiano dato il loro consenso cosciente (cfr.

Catechismo

, 2296). Una donazione, «pur essendo lecita in se stessa, può arrivare ad essere

illecita se viola i diritti e i sentimenti di terze persone, alle quali compete la tutela del cadavere: i

parenti prossimi prima di tutti; ma potrebbe anche trattarsi di altre persone in virtù di diritti

pubblici o privati»

23.

4.4. Il rispetto per la libertà fisica e per l’integrità del corpo

5

I sequestri e la presa in ostaggio sono moralmente illeciti: equivale a trattare le persone solo

come mezzi per ottenere fini diversi, privandole ingiustamente della libertà. Sono gravemente

contrari alla giustizia e alla carità anche il terrorismo e la tortura.

«Al di fuori di prescrizioni mediche di carattere strettamente terapeutico, le amputazioni,

mutilazioni o sterilizzazioni direttamente volontarie praticate a persone innocenti sono contrarie

alla legge morale» (

Catechismo, 2297). Non sono invece contrarie alla morale quelle che fanno

pare di una terapia necessaria per la salute, e che non si cercano né come fine né come mezzo,

ma si sopportano e si tollerano.

4.5. Il rispetto per i morti

«I corpi dei defunti devono essere trattati con rispetto e carità nella fede e nella speranza della

risurrezione. La sepoltura dei morti è un’opera di misericordia corporale (cfr.

Tb 1, 16-18);

rende onore ai figli di Dio, tempi dello Spirito Santo» (

Catechismo, 2300). «La Chiesa

raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti;

tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie

alla dottrina cristiana» (CIC, can. 1176 § 3).

5. La difesa della pace

«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (

Mt 5, 9). La caratteristica

dello spirito di filiazione divina è di essere

seminatori di pace e di gioia24. «La pace non si può

ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri

umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l’assidua pratica della fratellanza. […]

È frutto della giustizia (cfr.

Is 32, 17) ed effetto della carità» (Catechismo, 2304).

«A causa dei mali e delle ingiustizie che ogni guerra provoca, la Chiesa con insistenza esorta

tutti a pregare e ad operare perché la Bontà divina ci liberi dall’antica schiavitù della guerra (cfr.

Concilio Vaticano II, Cost.

Gaudium et spes, 81)» (Catechismo, 2307).

Esiste una «legittima difesa con la forza militare». Però «tale decisione, per la sua gravità, è

sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale» (Catechismo, 2309)

25.

«Le ingiustizie, gli eccessivi squilibri di carattere economico o sociale, l’invidia, la diffidenza e

l’orgoglio che dannosamente imperversano tra gli uomini e le nazioni, minacciano

incessantemente la pace e causano le guerre. Tutto quanto si fa per eliminare questi disordini

contribuisce a costruire la pace e ad evitare la guerra» (Catechismo, 2317).

«Ama la tua patria: il patriottismo è una virtù cristiana. Però, se il patriottismo si traduce in un

nazionalismo che porta a guardare con indifferenza, con disprezzo – senza carità cristiana né

giustizia – altri paesi, altre nazioni, è un peccato»

26.

Pau Agulles Simó

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