Lorenzin: troppi esenti dai ticket sanitari
Lug 1st, 2013 | Di cc | Categoria: Salute
Da La Stampa – Intervista a Beatrice Lorenzin
Entra in vigore oggi il decreto lavoro, ma alla maggioranza piacciono poco le coperture per assunzioni e rinvio dell’aumento Iva al 22%.
Il governo vuole un’alternativa all’incremento dell’acconto di fine anno dell’Irpef: da qui, la ricerca di altri fondi, almeno 600 milioni, con nuovi tagli e prelievi. Sanità, il ministro Lorenzin, in un’intervista a La Stampa, punta l’indice sui ticket: troppe esenzioni, metà degli assistiti non li paga e consuma 1′80% delle prestazioni, pertanto devono cambiare. Sul fronte politico, ancora acque agitate ne Pd. Renzi: candidato premier chi vince le primarie.
Ministro Lorenzin, ecco qui: 96 euro di ticket per cardio ed ecodoppler, altri 40 per la visita specialistica, 36 per le analisi. In tutto per un controllo 172 euro. E per altri accertamenti può andare anche peggio. Non le sembra che qualcosa non vada?
«Certamente, ma lei quanto guadagna?»
Diciamo che posso permettermeli… Abbiamo fatto una ricognizione e si possono risparmiare 10 miliardi da reinvestire
«Ma se avesse tre figli e mettiamo anche dei nipoti da aiutare con un reddito familiare che non arriva a duemila euro mensili sarebbe diverso. E infatti da tempo stiamo registrando un calo delle prestazioni. Da un lato perché i medici prescrivono in modo più appropriato. E questo è un bene. Dall’altro perché molti italiani rinunciano a fare gli accertamenti proprio per motivi economici. E questo è un male perché significa rinunciare a fare prevenzione ma anche a curare per tempo le malattie».
Sta dicendo che il sistema dei Medici di famiglia sono relegati a un ruolo di compila ricette mentre sono fondamentali per la prevenzione ticket va riformato?
«Senza dubbio e dobbiamo farlo in modo semplice e lineare, tenendo conto dei carichi familiari. Oggi metà degli assistiti non paga il ticket perché esente ed è quella fetta di popolazione che consuma 1′80% delle prestazioni. In alcune aree del Paese gli esenti per reddito Irpef arrivano al 70%. C’è qualcosa che non va perché poi chi paga, paga troppo. Allora diciamo: non usiamo i ticket per fare cassa ma riformiamo il sistema spalmandoli in modo più equo sulle prestazioni sanitarie e riduciamo il Bene la sperimentazione e spero porti risultati positivi. Però abbiamo il dovere di evitare illusioni numero degli esenti in modo da garantire a chi ha veramente necessità sempre e comunque l’accesso alle cure».
Un modo potrebbe essere quello di agganciare le esenzioni al reddito Isee?
«Potrebbe, ma rivedendo un po’ quell’indicatore di ricchezza delle famiglie perché le esenzioni siano graduate tenendo in maggiore considerazione i carichi familiari oltre che la ricchezza effettiva. Ma sono tutte cose delle quali parleremo nei prossimi giorni con le Regioni e con l’Economia».
Intanto si è capito se i due miliardi di aumento dei ticket previsti per il 2014 saranno rifinanziati?
«Le do una notizia. Proprio questa mattina il Ministro Saccomanni mi ha telefonato per dirmi che sarà garantita la copertura nel fondo sanitario. In cambio dovremmo metterci intorno al tavolo con le Regioni per chiudere al più presto un nuovo Patto della salute che riprogrammi sia la governance che la spesa sanitaria. Abbiamo fatto una ricognizione e le dico che possiamo risparmiare 10 miliardi da reinvestire nella Sanità. La tecnologia e la ricerca portano nuove cure che salvano le vite ma costano. Tanto. Dobbiamo recuperare eliminando quello che non è essenziale o funziona male».
Dieci miliardi da una nuova spending review sanitaria? Un’altra notizia…
«Non chiamiamola spending review perché vogliamo agire in senso opposto ai tagli lineari. Possiamo risparmiare e ottimizzare le cure con il piano quinquennale per la deospedalizzazione e le cure domicilari che stiamo perfezionando. Mettendo in rete ospedali asl e studi dei medici di famiglia, mentre una mano ce la darà l’informa-tizzazione e il fascicolo sanitario elettronico, che impedirà inutili duplicazioni di prestazioni. Cosi come le farmacie di servizio possono fare la loro parte garantendo prestazioni base e prenotazioni. Ma si può risparmiare anche creando centrali d’acquisto per i servizi di lavanderia o gestendo meglio lo smaltimento dei rifiuti. Lo sa che alcuni ospedali non pagano al chilo ma a forfait spendendo dieci volte tanto?».
Medici di famiglia che lavorano in rete. Ma gli studi aperti 24h restano una chimera?
«No, ma c’è un problema di risorse. Dal piano di riprogrammazione della spesa che definiremo nel Patto dovremo trovarle. Anche per valorizzare i medici di famiglia, che non possono essere relegati al ruolo di compila-ricette ma tornare alla medicina d’iniziativa. Quella che ti fa chiamare i pazienti che sai essere nelle fasce più a rischio per prevenire, curare in tempo».
Parliamo di un’altra cosa che fa imbufalire gli assistiti: le liste d’attesa, soprattutto quando per aggirarle basta farsi visitare privatamente…
«Già oggi l’attività libero professionale dei medici può essere autorizzata solo se diminuiscono i tempi d’attesa. Ma gli assistiti devono sapere che questo dipende dalla governance delle singole aziende e delle Regioni. C’è dove una Tac si fa in una settimana e dove in sei mesi, magari perché la si fa lavorare 6 ore al giorno anziché 20».
Voltiamo pagina. Lei ha appena vietato l’uso delle e-cig nelle scuole. Prossimi passi?
«Un decreto per garantire maggiore sicurezza dei dispositivi, in particolare per evitare che dal beccuccio fuoriesca nicotina con rischi di intossicazione. Ma anche regole più rigide sulla pubblicità e sulle informazioni da riportare al pubblico affinché si sappia esattamente cosa c’è dentro le ricariche».
Stamina, si parte?
«Noi siamo pronti ma Vannoni non ha ancora consegnato i protocolli. Ha detto che lo farà il 2 luglio. A quel punto partiremo nel rispetto delle regole applicate in tutto il modo civile sulle sperimentazioni cliniche. La mia speranza è che i risultati alla fine siano positivi. Ma in questo momento abbiamo anche il dovere di non alimentare illusioni».