Brunetta: pagare i debiti alle imprese
Lug 1st, 2013 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Dal Corriere della Sera – Intervista a Renato Brunetta
«L’economia sta morendo. Basta rinvii, moderatismi, minimalismi. Bisogna avere il coraggio di assurgersi la responsabilità e agire in maniera determinata». Da giorni il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, incalza il governo perché abbandoni la politica dei piccoli passi.
Lei che farebbe, onorevole?
«Abbiamo una carta da giocare: concentrare nel secondo semestre 2013 i 40 miliardi di pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese. E pagarne altri 40 nel 2014.Immetteremmo risorse nel circuito sanguigno dell’economia italiana che potrebbero avere un effetto straordinario su imprese e famiglie. Ma non abbiamo tempo: nel 2015 scatta il “Fiscal compact” e i nostri margini di manovra si ridurranno».
Ma così i conti pubblici non rischiano di saltare?
«No. Il governo prevede di liquidare alle imprese 20 miliardi quest’anno e altri il 20, il prossimo. Per questioni contabili, i primi 20 miliardi incidono per 7,7 miliardi su deficit e debito e per 12,3 miliardi solo sul debito. I 20 del 2014 aumenteranno solo il debito pubblico. Concentrare l’erogazione dei 4o miliardi nel 2013 appesantirebbe il debito in pari misura, mentre l’impatto sul deficit resterebbe invariato: allo 0,5%. Anzi andremmo a far aumentare il Pil, migliorando il rapporto con il deficit, che ora è al 2,9%».
Saccomanni ha detto al «Corriere» che verificherà la possibilità di ulteriori pagamenti solo a settembre, quando avrà un quadro della situazione.
«Se aspettiamo settembre non riusciremo a pagare entro il 2013 un solo euro in più. Saccomanni si fidi: l’operazione che suggerisco si può fare subito. E’ d’accordo persino l’Europa, lo chieda al ministro degli Affari europei, Enzo Moavero».
Secondo lei la macchina burocratica riesce a pagare in un botto 40 miliardi?
«Lo verificheremo presto: le prime scadenze sono vicine. Nei siti degli enti locali dovrebbe essere tutto pronto per pagare i primi debiti questa settimana. Sarà davvero possibile? L’ho chiesto in un’interrogazione al ministro Saccomanni, senza polemica. Sarei felice che mi rispondesse positivamente».
Se il raddoppio dei pagamenti nel 2013 fosse possibile, quali effetti potrebbe produrre sulla crescita?
«I pagamenti liberebbero risorse che le imprese potrebbero usare per investire e assumere, il beneficio si estenderebbe alle famiglie e i consumi ripartirebbero».
Dopo il varo del pacchetto-lavoro e lo sblocco di 1,5 miliardi di fondi europei, il premier Letta ha detto che le imprese già ora non hanno più alibi per assumere.
«Non critico Letta sui temi dell’occupazione giovanile ma gli ricordo che il lavoro è una variabile derivata: se cresce il Pil, cresce l’occupazione. Se sgravi il lavoro dai contributi ma non rilanci il Pil, le imprese non assumeranno. E’ una questione anche di aspettative, di tono generale. Mi piacerebbe che davanti al ministero dell’Economia ci fosse un display sul quale fosse scritto: “Oggi abbiamo pagato 100 imprese, altre cento saranno pagate domani”».
Lei propone che il maggiore gettito dell’Iva che si produrrà coni pagamenti dei debiti della Pa vada a copertura dell’ultimo provvedimento, quello che ha bloccato l’aumento dell’Iva al 22%.
«Io dico molto di più: immagini il gettito fiscale di cui governo potrebbe giovarsi pagando 80 miliardi di fatture: potrebbe incassare 16 miliardi di Iva. Altro che far slittare l’aumento dell’Iva per tre mesi, potremmo cancellarlo del tutto con 4 miliardi, e il resto andrebbe a compensare la caduta di gettito del 2013 dovuto al peggioramento dell’andamento della crescita, pari a 5-6 miliardi».
Il ministro si è dichiarato aperto a coperture alternative del provvedimento, purché certe.
«Qui di certo c’è solo che l’attuale copertura aumenta la pressione fiscale in un momento in cui non abbiamo previsioni di crescita: è letale. In due mesi di governo non si poteva trovare di meglio? Si poteva attuare le leggi sulla spending review, ad esempio».
La «spending review» sta per essere rimessa in pista. Lo ha detto il ministro dell’Economia.
«In ritardo. Tra le altre cose, in base alla legge di Stabilità il ministro, entro un mese dall’insediamento del governo, avrebbe dovuto venire in Parlamento per definire quante risorse si possono trarre dal riordino dei trasferimenti alle imprese che aveva ipotizzato la commissione Giavazzi, da trasformare in credito d’imposta e riduzione dell’Irap».
Lei incalza il governo, ma nell’esecutivo ci sono tanti ministri del PdL…
«Ma nessuno all’Economia. Io incalzo il governo laddove fa scelte minimaliste e conservatrici. I ministri del Pdl, ciascuno nel proprio campo, stanno facendo scelte rivoluzionarie. In linea con la rivoluzione liberale che farà la nuova Forza Italia».
La nuova Forza Italia reggerà questo governo o si metterà di traverso?
«Intanto non condivido che un governo abbia una scadenza che non sia quella della legislatura. Se il governo riuscirà a salvare l’economia, bene. Se resterà preda di mille minimalismi, allora meglio che vada a casa».