Governo, avanti con la nostra agenda anche per un’Europa meno tedesca
Mag 17th, 2013 | Di cc | Categoria: PoliticaROMA - Il governo decide le priorità, e parte dalla sospensione dell’Imu come ha annunciato il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni: in seguito, ottenuta la chiusura della procedura europea di infrazione per deficit eccessivo, si potranno utilizzare i fondi per il lavoro, le assunzioni dei giovani, le infrastrutture dando finalmente un impulso alla Tav. Si tratta della nostra agenda elettorale, il che ci conferma nella nostra linea; mentre non ci piace per nulla questa continua attenzione occhiuta da parte dell’Europa. E tanto per cambiare della Germania.
Ci auguriamo che Letta voglia rifiutare di essere un premier a sovranità limitata, cioè dipendente dalla Merkel. Letta ha già fatto il rituale giro delle capitali europee (Berlino, Bruxelles, Parigi, Madrid), e lo stesso Saccomanni fa la spola tra Roma e Bruxelles. L’importante è che cosa si va a chiedere ed a dire. Apprezziamo che il ministro dell’Economia abbia alzato la voce con il collega tedesco Wolfgang Schauble su un argomento come l’unione bancaria, dove la Germania difende i propri interessi: non dimentichiamo che il governo di Berlino ha finanziato massicciamente con soldi pubblici i propri maggiori istituti, a cominciare dalla Commerzbank, i quali sono a loro volta i più esposti nei paesi in crisi, soprattutto in Spagna.
Saccomanni ha meno timori di certi politici e di recenti illustri tecnici. Certo, stiamo ancora aspettando il via libera europeo per ripartire davvero. Ma in Europa l’Italia deve rivendicare il secondo miglior rapporto deficit-Pil (2,9 per cento, poco dietro la Germania) ed il migliore avanzo primario al netto degli interessi, superiore ai tedeschi. Non è riuscita - a causa dell’acquiescenza di Monti - ad ottenere il rinvio concesso a Francia e Spagna. Quindi bisogna ormai aspettare fino al 29 maggio, e poi sfruttare tutti i margini di manovra per rilanciare le infrastrutture strategiche, detassare le assunzioni dei nuovi assunti, completare riforma organica dell’Imu alleggerendo la pressione anche sugli immobili agricoli e strumentali.
Nel frattempo crolla il mercato immobiliare e prosegue il declino della produzione industriale. E l’austerity germanocentrica si sta rivelando ogni giorno che passa il vero errore fatale del nostro continente. Anche la Francia è entrata in recessione. Mentre la Gran Bretagna medita il referendum per uscire dalla Ue. E Pew Research, uno dei più autorevoli istituti di sondaggi mondiali, ha reso noto che cosa pensano gli europei dell’Europa e dei loro partner comunitari.
Ebbene, la percentuali di favorevoli è complessivamente scesa dal 68 del 2007 al 46 attuale; coloro che pensano che la ricetta europea sull’economia sia quella giusta crolla al 37 per cento. I giudizi positivi sono ormai al 41 per cento in Francia, al 43 in Gran Bretagna, al 46 in Spagna, al 33 in Grecia. Tutti in minoranza. Solo in Italia resistono al 58 per cento (ma eravamo oltre l’80), e naturalmente in Germania, che in questi anni ha prosperato sui guai degli altri e solo adesso inizia ad avvertire qualche segnale di rallentamento dell’economia. Il solo paese nel quale i favori per l’Europa crescono è la Repubblica Ceca. In Italia il 97 per cento vede la disoccupazione come un’emergenza nazionale mentre il tre per cento ritiene buone la situazione economica del Paese. Stesso andamento in Francia, Spagna, Grecia. Fenomeno contrario in Germania, dove la disoccupazione preoccupa il 28 per cento delle persone ed il 75 per cento è soddisfatto dell’economia.
Insomma, tranne i tedeschi, l’Europa è ormai vista dagli europei come una gabbia, un fardello, il vero ostacolo a superare la crisi. E, a differenza di Usa, Giappone, Cina, Turchia, Australia, l’Europa è la sola area del mondo a non crescere, a vedere aumentare i disoccupati, a non poter attuare misure di rilancio per le famiglie e le imprese. A non avere una banca centrale garante della propria moneta e dei propri titoli: l’esempio più recente, il Giappone, che ha messo a disposizione dell’economia 2.400 miliardi di dollari, è illuminante.
Tutte cose che diciamo da tempo, e c’era perfino qualcuno che ci definiva populisti. Avevamo invece visto giusto, ed oggi siamo la sola forza di governo che possa dire la sua in Europa e fare da argine al populismo vero, quello di Beppe Grillo, che vorrebbe radere al suolo il Paese, i nostri risparmi, le nostre imprese, il nostro lavoro.